domenica 10 novembre 2019

Grateful Dead: "Live/Dead" (1969)

Il 10 di novembre di cinquant'anni fa viene pubblicato "Live/Dead", disco dal vivo dei Grateful Dead inciso tra il 26 gennaio e il 2 marzo di quell'anno dalla formazione che stava preparando il capolavoro "Aoxomoxoa".

Il disco è semplicemente strepitoso, ed è l'ultimo album della fase più puramente psichedelica della carriera del gruppo di San Francisco; conclusione della prima fase creativa del gruppo, e probabilmente della migliore.


(il disco completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/yx8bmy29)
(numerosi brani dai concerti di quei giorni si possono trovare anche nei cd "Fillmore West 1969: The Complete Recordings", che contiene i concerti completi dal 27 febbraio al 2 marzo del 1969 al Fillmore West: parte di questi si trovano qui --> https://tinyurl.com/tcxnk8q e qui --> https://tinyurl.com/swxt6k3
"Aoxomoxoa", terzo album in studio dei Grateful Dead pubblicato nel 1969, stava costando una esagerazione e la casa discografica dei Dead, la Warner Bros, non ne era affatto contenta. I Grateful Dead stessi erano pieni di debiti. Decisero perciò che la cosa più semplice da fare era consegnare alla Warner sia un disco in studio che un doppio album dal vivo, il tutto circa allo stesso prezzo.

Il gruppo si portò dietro un registratore a 16 piste - all'epoca il massimo della tecnologia - chiedendo ai propri tecnici di inventare un congegno che permettesse di registrare il suono senza perdita di qualità e mandarlo allo stesso tempo al sistema di amplificazione. Detto fatto: per i tre concerti del 26 gennaio, 27 febbraio e 2 marzo registrati in questo modo, i Grateful Dead fecero la storia della tecnologia musicale.

Ma fosse solo per questo, nessuno ricorderebbe "Live/Dead". Gioco di parole abbastanza scontato, il doppio LP rappresenta il primo live della formazione di San Francisco e un disco immenso, ultima testimonianza dell'era psichedelica del gruppo. Nonostante tanti anni di meravigliosa carriera ancora da venire, "Live/Dead" rappresenta sublimazione e conclusione di questa prima fase creativa, probabilmente la loro migliore.

Per molti, "Live/Dead" rappresenta la prima occasione per ascoltare una delle più famose improvvisazioni collettive del gruppo, ovvero "Dark Star", che era stata pubblicata solo come singolo nell'aprile del '68. Da allora, la breve canzone era stata utilizzata come fonte di divagazioni space rock che duravano anche mezz'ora, di cui qui abbiamo un meraviglioso esempio, con le chitarre di Bob Weir e Jerry Garcia che si intersecano con l'organo di Tom Constanten occupando tutto il lato A.

Il lato B vede invece susseguirsi una incredibile versione del classico che apriva "Aoxomoxoa", ovvero "Saint Stephen", che poi sfocia in un altro pezzo inedito da LP in studio, ovvero "The Eleven", così chiamato perché il tema portante della canzone è in 11/8. Per questi due pezzi abbiamo una migliore suddivisione del tempo fra improvvisazione strumentali e parti cantate, che rendono il lato B quello migliore del doppio LP e uno dei momenti più clamorosi del rock psichedelico degli anni sessanta mai inciso su nastro.

Il lato C dell'album è, specularmente, forse il più debole, occupato per intero dai quindici minuti di "Turn on your love light", classico r&b di Bobby Bland, mentre "Death have no mercy", blues del Reverendo Gary Davis, migliora un po' le cose a inizio del lato D. Questi sono brani cantati da Ron "Pig Pen" McKernan. Dopo avere rischiato di essere cacciato dal gruppo perché non si impegnava abbastanza, Pig Pen fece di tutto per essere riammesso a tempo pieno nei Dead. Inizialmente fu punito e confinato alle congas, finché non iniziarono prima a fargli cantare le cover blues e r&b del gruppo e infine anche a suonare di nuovo l'organo, almeno sui 'suoi' pezzi. In "Live/Dead", queste due prove sono un omaggio al ritrovato fulgore dell'amico.

Conclude l'LP la psichedelia estrema di "Feedback", altra grande improvvisazione corale.

Pubblicato a novembre, cinque mesi dopo "Aoxmoxoa", "Live/Dead" diviene così l'ultimo album della fase più puramente psichedelica del gruppo di San Francisco. I Grateful Dead cambieranno le proprie sonorità - non radicalmente, ma comunque avvicinandosi molto di più al roots rock che va per la maggiore fra gli artisti americani dell'epoca; e poi si reinventeranno con un peculiare mix fra folk-country pastorale e progressive rock. I dischi della loro era psichedelica, però - "Anthem of the Sun" (1968), "Aoxomoxoa" (1969) e "Live/Dead" (1969) - restano però probabilmente la maggiore e più ricca eredità che i Grateful Dead lasciano alla musica rock.

- Prog Fox

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