mercoledì 16 ottobre 2019

Rammstein: "Liebe Ist Für Alle Da" (2009)

16 Ottobre 2009, data d’uscita di "Liebe Ist Für Alle Da", sesto album da studio dei portentosi crucchi Rammstein. Bene o male, una loro nuova uscita è sempre un evento, data la fama consolidata di cui il sestetto di krauten gode da quasi un ventennio. Anche quando l’attesa (quattro anni, dal precedente "Rosenrot") non viene ripagata.






Già, perché "Liebe Ist Für Alle Da" in fondo non è nulla di nuovo, nulla di speciale, nulla che possa minimamente competere con classici come "Sehnsucht" e "Mutter". Tutto già sentito, trito e ritrito. Roba da dire: 'ma porc***io, dopo questi anni, questo è tutto quello che siete capaci di fare? Maccheccazzo!!'.

Intendiamoci, però, il disco sfoggia la consueta carica che i Rammstein possiedono, e tutti i tratti caratteristici a cui ci hanno abituati restano marchiati a fuoco: la solita produzione iperpompata (il grosso del lavoro lo hanno fatto gli ingegneri del suono), il solito vocione di Till Lindemann, i bizzarri inserti tastieristici di Doktor Flake, i soliti riffoni massici e pesanti come macigni che rimangono subito impressi macinati della coppia di asce formata da Paul Landers e Richard Kruspe, la solita normale amministrazione nel completare la sezione ritmica da parte del bassista Oliver Riedel e dal drummer Christoph Schneider. E le solite tematiche trasgressive, perverse, condite dai soliti testi rigorosamente da proibire ai minori. Di certo non è un album mirato ad ampliare la propria audience, e potrebbe deludere pure i propri fan più intransigenti (e difatti, lo fece), chiunque sia sempre rimasto indifferente ai Rammstein, non cambierà di certo idea a riguardo.

Viene confermato quanto appurato già nei precedenti "Reise, Reise" e "Rosenrot", un calo di ispirazione dovuto a una proposta che non contempla chissà quali stravolgimenti del proprio stile. Prendiamo ad esempio l’opener "Rammlied"; gradevole, per carità, ma quanti deja vu vi pervadono durante l’ascolto? Troppo mestiere, e poche idee. "Liebe Ist Für Alle Da" non fa altro quindi che proseguire nella parabola discendente del gruppo. Naturalmente solo dal punto di vista creativo, dato che dal vivo il gruppo non ha mancato un solo sold out negli stadi e arene.

Per ovviare al calo di ispirazione, il rimedio migliore è puntare sull’aspetto iconografico, in modo da far parlare di sé il più possibile, e su questo bisogna dire che la loro trovata fosse davvero spassosa: per presentare il primo singolo, "Pussy" (pezzo elettrico-elettronico estremamente orecchiabile, che pesca nella tradizione dark wave ottantina), i Rammstein girarono un video veramente…mi sfugge il termine…diciamo assurdo: il videoclip, con protagonisti i membri del gruppo in dolce compagnia, presenta scene porno vere e proprie, in cui le controfigure fanno “il lavoro sporco”. Il video presenta come è ovvio una versione censurata, mentre la uncensored venne resa disponibile esclusivamente sulle piattaforme streaming di video hard (tipo Youporn, Xhamster, Brazzers, beh, non serve nemmeno che le elenchi, tanto le conosciam…le conoscete tutti molto bene). Vabbè, che simpatici buontemponi questi Rammstein!

Il secondo singolo (anch’esso presentato da un videoclip estremamente professionale) "Ich Tu Dir Weh" (letteralmente, Ti faccio male) è un pezzo molto easy listening e immediato, accompagnato dal solito groove prodotto con un riffing estremamente semplice ed elementare. "Haifisch", terzo singolo estratto, mostra i Rammstein più paraculo e leggeri del solito, Lindemann adotta linee vocali affabili in simil-filastrocca, anche stavolta i deja vu fanno insistemente capolino, dato che la struttura del pezzo non è tanto dissimile da "Amerika" (da "Reise, Reise").

I pezzi degni di nota comunque non mancano, preme segnalare "B********" (Bückstabü, che non è un madonnone, ma un gioco di parole in lingua teutonica), pezzo cazzuto e cattivo dotato di un gran groove, impreziosito dalla verve luciferina di Lindemann e da un lavoro d’atmosfera davvero valido alle tastiere. La palma del pezzo più tirato spetta a "Waidmanns Heil", trombe da caccia introducono un pezzo veloce e accattivante (sullo stile di "Feuer Frei!") in cui, udite udite, il batterista Christoph Schneider (certo che deve essere davvero un lavoro monotono, il suo) una volta tanto utilizza addirittura la doppia cassa! Desta interesse "Fruhling In Paris", una anomala simil-ballad in cui si assapora pure qualche sprazzo di oniricità.

Nel complesso, non ce la sentiamo di definire "Liebe Ist Für Alle Da" un flop, ma nella discografia dei Rammstein si piazza all’ultimo posto insieme al recente album omonimo, la cui gestazione è pure durata dieci anni, a conferma di quanto il gruppo berlinese faccia ormai fatica a scrivere pezzi degni del proprio nome.

- Supergiovane

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