giovedì 24 ottobre 2019

Lucio Dalla: "Lucio Dalla" (1979)

Il 24 ottobre di quest'anno viene pubblicata una nuova edizione di "Lucio Dalla", ottavo album del cantautore bolognese e uno dei suoi dischi più riusciti, prosecuzione di quella striscia incredibile degli anni '70 inaugurata col capolavoro "Anidride Solforosa" del 1975 e conclusa l'anno successivo da "Dalla" (1980). Il disco contiene alcune delle canzoni più amate di Dalla, come "l'ultima luna", "Stella di Mare", "Anna e Marco", il duetto "Cosa sarà" con Francesco De Gregori e naturalmente "l'anno che verrà".


(si può ascoltare qui l'album completo nell'edizione 2019 con tre bonus track: https://tinyurl.com/t99jpsv)



Nel 1979 esce "Lucio Dalla", ottavo album solista del cantautore bolognese. "Lucio Dalla" si inserisce nel filone di dischi fenomenali concepiti prima con il poeta Roberto Roversi e poi proseguiti in solitaria, sempre che si possa parlare di solitaria per un autore generoso che aveva creato attorno a sé una vera e propria squadra di musicisti e collaboratori capaci e profondi, per una collaborazione artistica collettiva fruttifera e feconda.

La fase creativa di Dalla che va dal 1973 al 1983 è caratterizzata da uno sviluppo molto chiaro e definito. Nel 1973 esce "il giorno aveva cinque teste", primo lavoro scritto assieme a Roversi e inizio della fase di cantautorato politicamente impegnato. Nel 1975 esce "Anidride Solforosa", disco della compiuta maturità artistica, massimo balzo musicale in avanti di Dalla e probabilmente il disco più originale della sua carriera. "Automobili" (1976) è invece il disco che perfeziona e completa lo sviluppo musicale e il sodalizio artistico fra Dalla e Roversi, così come "Com'è profondo il mare" (1977) è il primo disco di Dalla da solo, quello della consacrazione artistica, laddove il sempre ottimo successivo "Lucio Dalla" (1979) diventa la sua consacrazione commerciale. Seguono l'eccellente "Dalla" del 1980, che per la prima volta non aggiunge nulla agli album precedenti e che rappresenta un esempio perfetto di manierismo. Il Q-disc del 1981 e "1983" completano questo decennio senza infamia e senza lode e ingenerano in Dalla la necessità di una svolta sonora.

Difficile scegliere un disco 'migliore' fra "Anidride Solforosa", "Automobili", "Com'è profondo il mare" e "Lucio Dalla". Ognuno di questi quattro album rappresenta a suo modo un vertice della sua carriera. L'aspetto vincente di "Lucio Dalla" è che l'impegno politico torna ad avere un ruolo significativo nell'album, al contrario di "Come è profondo il mare", che era essenzialmente un disco personale, in cui la politica tanto centrale nella trilogia con Roversi scompariva quasi, forse per un necessario bisogno di purificazione e di indipendenza da parte del cantautore. Il gruppo di musicisti coinvoltiè grosso modo lo stesso e le sonorità non cambiano molto - ogni brano di uno dei due dischi sarebbe potuto comparire in uno dell'altro, sono le liriche a essere marcatamente diverse, con poche eccezioni.

Una di queste eccezioni è "L'ultima luna", che apre l'album quale sorta di erede spirituale di "Come è profondo il mare". Anche qui, infatti, siamo in presenza di una serie di vignette surreali in cui emerge la passione di Dalla per gli ultimi - un tipo di passione molto diversa da quella di colleghi come Guccini e De André, in cui emerge come elemento chiave la speranza ('e volò via, e volò via, era l'uomo di domani'), così come fondamentale è la resistenza umana creata nella solidarietà - gli ultimi di Dalla non sono mai né sconfitti né soli. Il brano si caratterizza anche per un assolo di chitarra misurato e fluido di Ricky Portera, dallo sviluppo dinamico magistrale.

Aggiungiamo qui che il gruppo di lavoro base di Dalla è per questo disco costituito proprio da tre Stadio (Ricky Portera, già nominato, Marco Nanni al basso e Giovanni Pezzoli alla batteria), dall'amico Ron a piano, cori e chitarra acustica, dal produttore storico Alessandro Colombini, coadiuvati da un nutrito gruppo di amici e ospiti.

"Stella di Mare" vede in gioco il Dalla più intimista e personale, è una canzone d'amore che fa impallidire milioni di canzoni d'amore, senza mai una rima scontata, né una parola o una immagine banale.

"Milano", con un altro splendido assolo di Portera, ci mostra la distanza rispetto all'album precedente. Se in quello infatti il capoluogo lombardo aveva un ruolo di sfondo alle narrazioni di "Corso Buenos Aires" e "Il cucciolo Alfredo", qui è la protagonista indiscussa. Dalla scrive riecheggiando le lezioni di Roversi di "la borsa valori" e "Intervista con l'Avvocato", asciugando la politica e iniettando il sarcasmo ma anche un affetto che non era possibile né per la borsa né per l'avvocato ma può esserlo per la città vittima dell'inquinamento e dell'avidità di tanti abitanti, ma che di tanti abitanti è anche fonte vitale.

Sembra quasi naturale lo scorrere del disco nella canzone successiva, "Anna e Marco", storia di un amore urbano che non ha nulla da individare alle coppie ribelli delle canzoni di Bruce Springsteen. Anche qui, come tipico nella poetica del Dalla autore di liriche, è l'unione che fa la forza, quella di due innamorati le cui battaglie quotidiane e il supporto reciproco in esse saranno parte centrale del rapporto di coppia, mentre è del tutto assente la melassa di un corrivo romanticismo ideale e astratto. Curiosità: chi ha cercato 'prove' della omosessualità di Lucio Dalla nelle sue canzoni ha sempre enfatizzato il verso 'c'è una checca che fa il tifo' ritenendo che il cantautore si fosse autoritratto, alla Hitchcock, in un personaggio del locale frequentato da Anna e Marco.

"Tango" è l'ennesimo affresco collettivo del Dalla comunitario più ancora che comunista, sono tutte scene di gruppo, immagini popolari rafforzate dai colori della fisarmonica, c'è il gruppo di persone sul treno, c'è la ballerina di tango che balla davanti all'ospedale, ci sono le persone che si commuovono davanti a un bambino, il tango da ballare tutti insieme è una evidente metafora politica, chissà se qualcuno più addentro certe cose rispetto a me sa cogliere qualche riferimento all'Argentina del regime dei Colonnelli.

"Cosa sarà" è una canzone concepita nell'ambito della collaborazione con Francesco de Gregori che portò al Banana Republic Tour nell'estate del 1979. Scritta da Dalla assieme a Ron (alias Rosalino Cellamare), ha una musica essenziale calata su una sezione ritmica quasi funky, straordinariamente efficaci sia l'accompagnamento al voice box di Portera quanto il semplice ma commovente assolo di sax di Dalla stesso. A seguire, "Notte" è il momento più delicato dell'album, una poesia dolcissima in cui ancora una volta la voce del cantautore bolognese è straordinaria protagonista.

Il pezzo più politicizzato dell'album rimane comunque la conclusiva "l'anno che verrà", una canzone quasi incomprensibile senza calarla nel contesto del momento in cui venne pubblicata, ovvero quello degli anni di piombo - Moro era stato rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978, e il 1980 atteso da Dalla con tanta preoccupazione avrebbe infatti comportato un costo di sangue dolorosissimo per l'Italia.

Solo apparentemente allegra, la canzone mostra il quadro allora chiaramente incredibile di un futuro bellissimo, in cui 'anche i muti potranno parlare', ma il sarcasmo profondo della composizione emerge subito dopo, quando Dalla aggiunge 'mentre i ciechi già lo fanno'. Il fulcro del pezzo arriva però quando la musica ha un crollo emotivo e Dalla, nella sua voce più arrabbiata e graffiante canta: 'vedi amico mio cosa dobbiamo inventare per continuare a sperare'. Perché la situazione dell'Italia non è buona per niente.

E anche se la conclusione dell'album è, come già abbiamo detto, sempre all'insegna di una speranza che vede sempre il collettivo al centro del suo discorso, all'insegna della 'novità' che è prepararsi all'anno che sta arrivando, le sue parole sono amaramente profetiche della necessità che avrà l'Italia in generale, e la sua Bologna, in particolare, a stringersi insieme per affrontare due delle più dolorose stragi del secondo dopoguerra: quella della stazione di Bologna e quella di Ustica. Un pensiero che, ogni volta che termina l'ascolto di "Lucio Dalla", fa correre un brivido lungo la schiena.

- Prog Fox

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