giovedì 24 ottobre 2019

Egg: "Egg" (1969)

Nell'ottobre di cinquant'anni fa venivano completate le incisioni di "Egg", primo album del terzetto londinese omonimo, protagonista dei primi anni del progressive rock, che avrebbe fornito importanti influenze soprattutto sulla Scuola di Canterbury. L'album fu pubblicato il successivo 13 marzo 1970.


(disco completo a disposizione qui: https://tinyurl.com/y26bkg5p)


Gli Egg erano nati dalle ceneri di un quartetto, gli Uriel, che era stato formato alla City of London School nel 1967.

Lasciati dal chitarrista Steve Hillage, che si trasferisce a Canterbury per studiare all'Università (e diventerà famoso con i Gong e con la propria band), il bassista-cantante Mont Campbell, il tastierista Dave Stewart (NON quello degli Eurythmics) e il batterista Clive Brooks, furono costretti a cambiare nome dal loro manager, perché troppo simile a 'urinal'.


Dopo avere inciso un disco con l'amico Hillage, "Arzachel", per porre un punto al lavoro fatto in precedenza, Campbell, Brooks e Stewart passano l'ottobre del 1969 a cesellare in studio il loro primo LP omonimo.

Sebbene all'epoca non si parlasse ancora di Scuola di Canterbury, e sebbene i tre Egg non fossero (ancora) legati a quella città, le sonorità che emergono dal disco e le loro frequentazioni successive li pongono chiaramente all'interno di quel sottogenere del rock progressivo. Sull'album emergono le influenze dei Soft Machine (il tambureggiante, incalzante, sublime 5/4 di "The Song of McGillicudie the Pusillanimous"), dei Pink Floyd, dei Nice (nella breve versione della Fuga in Re minore, BWV 565, di JS Bach) e di Zappa e Stravinsky (considerato un ispiratore soprattutto dal bassista Campbell).

Considerate le influenze e i rimandi, tra i loro contemporanei britannici gli Egg sono quelli che affiancano maggiormente l'avanguardia e la classica post-moderna al jazz-rock. Non tutto però funziona bene, soprattutto nella lunga suite che occupa tutta la seconda faccita, "Symphony No.2", a causa di qualche lungaggine evitabile. D'altronde le ambizioni, pur commisurate alla notevole capacità tecnica della band, non sono delle più facilmente realizzabili.

L'album è comunque un pezzo fondamentale dei primi anni del progressive rock e in particolare di quello 'alla Canterbury', ed è un ascolto consigliato (anzi, obbligatorio) se vi piacciono i dischi di quel periodo di band quali Caravan, Delivery, Nucleus e Soft Machine.

- Prog Fox

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