venerdì 18 ottobre 2019

Flock: "The Flock" (1969)

Nell'ottobre di cinquant'anni fa si trovavano le prime recensioni di un disco uscito in quel periodo, il debutto discografico eponimo di un gruppo jazz rock progressivo di Chicago noto come The Flock, guidato dal cantante-chitarrista Fred Glickstein e dal violinista Jerry Goodman (che avrebbe suonato con la Mahavishnu Orchestra nei Settanta, coi Dixie Dregs nei Novanta e coi Dream Theater su "Black Clouds & Silver Linings", loro album del 2009).



(album completo disponibile qui con diverse tracce bonus: https://tinyurl.com/y448gqte)

Il 1969 fu un anno fondamentale per lo sviluppo del cosiddetto jazz rock, sia per chi vi arrivava dal versante del rock sia per chi vi arrivava dal versante del jazz, come Miles Davis, con chiare differenze stilistiche e di approccio fra i due gruppi, soprattutto negli Stati Uniti, dove la distinzione fra jazzista e rocker era molto maggiore che in Inghilterra.

Un altro gruppo rock che si unì alla festa quell'anno sono gli americani Flock, fondati a Chicago e guidati dal cantante-chitarrista Fred Glickstein e del violinista Jerry Goodman. Con i due solisti ci sono Jerry Smith al basso e Ron Karpman alla batteria; e una sezione fiati di tre elementi formata da Rick Canoff, sax tenore, Frank Posa, tromba, e Tom Webb, sax tenore e armonica.

Se mettiamo il disco sul piatto, Jerry Goodman non perde tempo e in pochi secondi ci fa subito sentire il suo valore nella "Introduction", mostrandosi, con Jean-Luc Ponty, David LaFlamme e Simon House, uno dei precursori del violino elettrico - in particolare del progressive rock. "The Clown" ha un inizio cantato che rientra nei canoni del blues rock più jazzato per poi trasformarsi in una strabordante, superba jam in cui si alternano agli assoli chitarra, violino e sax.

"I am the tall tree" è il centro reale e anche creativo del disco: la migliore canzone forse della carriera del gruppo, con Glickstein capace di passare da un delicato falsetto a un potente vibrato tenorile, supportato dai cori di Goodman, Canoff e Smith; giusto approfittarne anche per notare le capacità e l'originalità del chitarrista negli arpeggi alla dodici corde.

"Tired of Waiting" è in origine un pezzo dei Kinks e riporta il gruppo verso un incalzante beat aggiornato ai tempi del progressive dall'uso dei fiati e del violino, in una rendizione ispirata dal modo di affrontare le cover dei Vanilla Fudge; concluso così il lato A, il lato B è costituito da due soli pezzi, "Store Bought - Store Thought", un r&b fiatistico alla Chicago che mette in mostra lo stile solista di Glickstein, e soprattutto "Truth", gargantuesco brano di quindici minuti in salsa blues rock mid-tempo, ma dal tono minaccioso e dallo scorrimento azzoppato da lunghe, dilatate divagazioni strumentali.

"The Flock" è un disco di ottimo jazz rock progressivo, fra i migliori esempi di questo genere in pieno sviluppo. Tutto sommato le parti cantate, tranne che in "I am the tall tree", non hanno melodie troppo memorabili, ma le parti strumentali sono incendiarie e più che sufficienti a colmare questo limite. Fred Glickstein e Jerry Goodman in particolare sono musicisti fenomenali, e se Goodman lo possiamo apprezzare comodamente nelle sue uscite con la ben nota Mahavishnu Orchestra (di cui fece parte dal 1971 al 1973, contribuendo ai suoi primi due album in studio e al primo dal vivo), i Flock sono l'unico modo a disposizione per riscoprire un artista della chitarra come Glickstein.

- Prog Fox

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