sabato 12 ottobre 2019

Fleetwood Mac: "Tusk" (1979)

Usciva quarant'anni fa oggi "Tusk", album dei Fleetwood Mac che seguiva l'enorme successo di "Rumors". Doppio album, era un disco sospeso fra le composizioni delle cantanti Christine McVie e Stevie Nicks che puntavano a replicare i fasti dell'album precedente e le velleità sperimentali di Buckingham.
Quando uscì, era l'album più costoso mai realizzato. Il successo però non andò di pari passo con le spese.



(il disco completo si può trovare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PL-bkXQhNbE3qe-l3q7RUaMDjEjQ4tQphg)

I Fleetwood Mac sfondarono definitivamente nelle classifiche di tutto il mondo con il successo clamoroso di "Rumors", 1977, divenuto inspiegabilmente uno dei dischi più venduti di tutti i tempi. Certo, era soft rock di gran classe, con tre cantanti-compositori dalle voci ben distinguibili, sia letteralmente sia figurativamente - la romantica Stevie Nicks, l'inquieto chitarrista Lindsey Buckingham e l'algida pianista Christine McVie. Con alcune canzoni superbe. Ma per quanto valido, di dischi validi quanto "Rumors" ce ne sono comunque altri, ed è difficile immaginarsi "Rumors" a fianco di album di altra caratura anche solo simbolica come "Dark Side of the Moon", "Thriller" e "Born in the USA".

Andata come è andata, i Fleetwood Mac devono dare comunque un seguito al loro successo. Gli eccessi di alcool e droghe e i turbamenti emotivi e personali sono ancora presenti, con in più una quantità di denaro impressionante a disposizione. Christine McVie si è separata dal bassista John McVie e ora sta con Dennis Wilson, il batterista-cantante dei Beach Boys, altro figuro turbolento che la segue a Sausalito, dove tengono le registrazioni del disco.

A prendere il controllo delle operazioni dell'album sono Lindsey Buckingham e il batterista Mick Fleetwood: tutte le tracce vengono trattate e preparate prima da loro, che incidono basi di chitarra e batteria e poi fanno sovraincidere gli altri. In alcuni casi Buckingham si da una traccia guida con il rullante, e i due decidono che alcuni pezzi sono così suggestivi nel loro lo-fi ante litteram che vale la pena toccarli il meno possibile, senza neanche aggiungere altri strumenti, come per "Save me a place" e "The Ledge".

Lindsey Buckingham vorrebbe che il disco fosse tutt'altro che un "Rumors 2". Mick Fleetwood valuta che il numero e la qualità delle canzoni sono talmente alti che si può pensare a realizzare un disco doppio. Queste idee pongono le basi per il relativo insuccesso commerciale del disco, che a causa degli eccessi del gruppo diventa l'album più costoso mai realizzato fino ad allora, ma vende meno della metà di "Rumors" nel corso del suo primo anno e viene considerato un fallimento dalla divisone discografica della Warner Bros che lo pubblica.

Il tentativo di Buckingham di realizzare un disco degno dei Talking Heads di cui si era nel frattempo innamorato non riesce del tutto: è vero che la produzione minimalista, che lascia ampi vuoti e realizza una atmosfera eterea e vagamente inquietante lungo tutto l'arco dell'album, è molto diversa da "Rumors" ed è anche affascinante nel complesso. Però, se Fleetwood, con il suo stile intelligente e accomodante, sembra comprendere i desideri di Buckingham, Christine McVie e Stevie Nicks non hanno evoluto il loro stile rispetto a "Rumors".

Forse a causa dell'atmosfera meno epica, più dimessa, minimalista e frugale, anche troppo, è soprattutto la Nicks a soffrire, l'epos romantico di "Sara" è un po' scontato mentre "Sisters of the Moon" viene illuminata da un grande solo di Buckingham alla chitarra; meglio ancora forse la sofferenza e le armonie vocali della dolente "Beautiful Child".

Christine McVie, con il suo stile più elegiaco, si adatta meglio al nuovo corso del gruppo, con canzoni caratterizzate da una sottile elettricità inquieta come "Brown Eyes", o classici di pop struggente come "Over & Over", ma anche lei prende degli sfondoni come "Never make me cry".

Naturalmente il più disturbato e disturbante è Buckingham, che regala perle come "What makes you think you're the one", "Walk a thin line", "I know I'm not wrong" e "Tusk".

Difficile stabilire se sarebbe stato meglio tenere "Tusk" confinato a un solo LP. Forse sì per le fortune commerciali, scegliendo solo i brani migliori; o forse no, perché i brani migliori sono quelli che meno si prestano a una classificazione banale e a scalare le vette delle classifiche. E poi il formato del doppio LP permette di apprezzare l'atmosfera di fondo del progetto, che ne costituisce uno dei lati più interessanti anche quando le canzoni appaiono meno riuscite.

"Tusk" diventa così uno 'splendido fallimento', relativo, naturalmente, che vale l'ascolto almeno quanto il suo più fortunato predecessore, e che resta forse la migliore dimostrazione della classe di un musicista e autore come Lindsey Buckingham.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...