domenica 27 ottobre 2019

Creed: "Full Circle" (2009)

Dieci anni fa oggi si completava la reunion dei Creed con la pubblicazione di "Full Circle", dignitoso disco che con il successivo tour 2009-2012 portava a termine l'esperienza di uno dei gruppi di post grunge americano di maggiore successo degli anni novanta e oltre.


(il disco si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/y4z83y3g)




Dieci anni fa, dopo un lungo silenzio, i Creed resuscitavano dalla ceneri e buttavano fuori il loro quarto album, "Full Circle", lavoro che archivia molto probabilmente la loro esperienza chiudendo un cerchio che contribuì in modo significativo a inaugurare il filone post grunge.

Ma era proprio necessario scomodarsi per chiuderlo questo cerchio? Beh, la risposta è no, Full Circle è un album che non si avvicina nemmeno al livello dell’ultimo "Weathered", men che meno resuscita il sound dei Creed dei primi due lavori, e nemmeno si allaccia all’evoluzione stilistica maturata con gli Alter Bridge. Si tratta di album di mestiere, composto in modo frettoloso, estremamente prevedibile e con poco mordente.

Facciamo un breve riassunto delle puntate precedenti: all’apice del successo, qualcosa comincia a scricchiolare all’interno del gruppo, colpa del bassista Brian Marshall, alle prese con problemi di alcolismo, che venne immediatamente licenziato e rimpiazzato, e soprattutto a causa del cantante Scott Stapp, alle prese con problemi di alcolismo, di droga, di manie megalomani, di disturbi psichiatrici, reo di atteggiamenti rissosi e dispotici.

Dopo una serie di pessime esibizioni live, il chitarrista Mark Tremonti decide di staccare la spina, mettendo su con il drummer Scott Phillips e con un recuperato Marshall gli Alter Bridge. E le cose per loro vanno alla grande, per usare un eufemismo. Stapp invece entra ed esce dalle cliniche di riabilitazione. Riesce però a rimanere in scia ai suoi vecchi compagni, e pubblica un album solista nel 2005, appena discreto, ma che riscosse comunque di un buon successo commerciale. Questo prima di ricadere nel baratro in cui era caduto ai tempi dei Creed.

Alcool, droga, denunce, tribunali, scandali pubblici, furono le principali preoccupazioni di Stapp negli anni seguenti. Sull’orlo della bancarotta e in mezzo a un nuovo fallimento personale, arriva in aiuto il vecchio amico Tremonti che ha ormai seppellito l’ascia di guerra, e insieme ai vecchi compagni riporta in vita i Creed. Una manna dal cielo. E inoltre, fattore non secondario, restava da onorare il contratto che prevedeva ancora un album con l’odiata WindUp Records, etichetta che in quegli anni si fece parecchi nemici e distrusse le carriere di alcuni dei propri gruppi sotto contratto. Ma evidentemente il tempo per lavorare a un nuovo album non è tanto, e diciamolo, Tremonti & friends sono già abbastanza paghi del recente successo di "Blackbird".

Prendiamo ad esempio l’opener "Overcome", il lavoro di Tremonti (nel frattempo immensamente progredito) è ovviamente all’altezza della situazione, e la produzione è di buon livello, ma il pezzo risulta decisamente piatto e per nulla convincente, il refrain è di una banalità disarmante. La parte migliore è nettamente il bridge e l’assolo che lo segue. E anche qui non stiamo parlando di nulla di trascendentale. Pezzo di normale amministrazione, che in un qualsiasi altro album dei Creed sarebbe stato un b-side, se non addirittura uno scarto. E questo è pure uno dei pezzi “belli” che compongono "Full Circle". Capite la disperazione?

Molto meglio allora le tipiche ballad riflessive dall’umore uggioso, quelle perlomeno le sanno ancora comporre. "Time" dobbiamo dire che è davvero un bel pezzo, con un eccellente Stapp, protagonista di un’interpretazione intensa e finalmente molto ispirata, ottimamente supportato dal dualismo creato dalle note acustiche e elettriche prodotte dalla chitarra di Tremonti. E anche "On My Sleeve" bisogna ammettere che la sua porca figura la fa, anche se la formula è grossomodo la medesima, strofa soffusa ed esplosione emotiva nel ritornello. Anche in questo caso il risultato è buono. Così come nell’altra mezza acustica mezza elettrica "Away In Silence", che gode di tonalità più delicate e luminose. Tremonti con gli arpeggi se la cava sempre benone.

Beh, viste le premesse, quest’album non è poi una completa ciofeca, non sono poi così malvagie nemmeno "A Thousand Faces", "Suddenly" e la conclusiva "The Song You Sing", pezzi che comunque soffrono del morbo del già sentito e vengono salvate giusto da un refrain ben assestato. Assolutamente deprecabile invece un pezzo come "Rain", blanda ed estremamente ruffiana, di una banalità disarmante, buttata fuori come singolo per attirare facili consensi dal pubblico spudoratamente pop.

Come avrete ben capito, le sonorità di "Full Circle" pendono verso quel rock moderno e patinato su cui Stapp stava ricostruendo la propria carriera. I fan di vecchia di data restarono ovviamente delusi da questo contentino di album.

La band intraprese comunque una serie di tour, quasi centocinquanta date dal 2009 al 2012, prima di congedarsi e riprendere le rispettive attività primarie. Negli anni successivi, Stapp fu l’unico che si disse disponibile a rimettere in piedi la band definitivamente, eventualità che non si è mai più concretizzata. Dovette accontentarsi di riprendere la sua carriera solista (mai davvero decollata, nonostante un secondo e un terzo album uscito quest’anno), e fare i conti con i soliti problemi extramusicali che da quasi un ventennio lo attanagliano. Ciao Creed, addio, è stato bello. E grazie per quanto avete fatto.

- Supergiovane

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...