martedì 29 ottobre 2019

Camel: "I can see your house from here" (1979)

Il 29 ottobre di quarant'anni fa usciva il settimo disco in studio dei britannici Camel, "I can see your house from here". L'album proseguiva la transizione del gruppo in una direzione più pop già iniziata con "Breathless", anche se ancora si era saldamente nelle grinfie del progressive anni settanta.



(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PL8UfM7ycll7QtfQunU-hmrJX0NRHwFcJv)



Gli anni settanta volgono al termine e l'era progressive classica dei Camel si conclude. "I can see your house from here", disco che esce nell'ottobre del 1979, è quello che fa da transizione fra i due decenni con dignità e classe.

Simbolo di questa mutazione è l'abbandono del tastierista Peter Bardens dopo le incisioni dello splendido "Breathless" (1978), ultimo di una serie di album di progressive melodico di altissimo livello. Bardens era stato con il chitarrista-cantante Andrew Latimer il principale compositore del materiale del gruppo, e la sua dipartita trasforma completamente i Camel.

Ad aggiungersi alle mutate condizioni stanno altri cambi in organico: rispetto a "Breathless" se ne vanno anche il bassista-cantante Richard Sinclair e il sassofonista-flautista-tastierista aggiunto Mel Collins, due figure enormi ma irrequiete del prog inglese.

Ai due unici superstiti, ovvero Latimer e il batterista e membro fondatore Andy Ward, si aggiungono così tre nuovi musicisti: due tastieristi, Jan Schelhaas e l'americano Kit Watkins (proveniente dagli Happy the Man), e un altro bassista-cantante, Colin Bass.

Come nei dischi precedenti, è Latimer a fare la parte del leone nelle composizioni, anche se tutti i membri danno il loro contributo. Il risultato è un disco dall'esito vagamente disomogeneo, reso coerente dalla produzione molto uniforme di Rupert Hine.

In esso trovano spazio canzoni più pop, come il synth rock "Remote Romance" o il power pop "Neon Magic" (francamente non le migliori cose firmate dal gruppo nella sua carriera) o ancora la sbarazzina "Your love is stranger than mine" (con l'amico ed ex-membro Mel Collins che presta ancora una volta il proprio sax e Colin Bass alla voce solista); dall'altra parte, ci sono meditabondi progressive melanconici che mostrano le influenze dei Pink Floyd (e in particolare di Richard Wright) sul gruppo, come "Hymn to Her", "Who we are"; e ancora il brano di apertura, il prog rock frenetico "Wait", con i due tastieristi in primo piano a scambiare assoli frenetici in uno dei pezzi migliori del disco; e la dolcissima malinconia di "Eye of the Storm", meraviglioso strumentale composto da Kit Watkins, che vi suona anche il flauto.

A concludere l'album sta "Ice", una delle più ariose e suggestive composizioni di Andrew Latimer, un epos strumentale progressive, di dieci minuti di durata, che da sola vale il prezzo del disco. A Schelhaas spetta sostenere l'impianto del brano al pianoforte a coda, sul quale Watkins tesse atmosfere artiche con sintetizzatori quasi fusion prima di lasciare spazio a un lirico, intenso assolo di chitarra di Latimer.

"I can see your house from here" è disco di transizione ma non per questo trascurabile, anche solo per la presenza di "Ice", un pezzo veramente superbo che è entrato nella storia dei Camel, al quale si affiancano ottimi brani come "Eye of the Storm" e "Wait".

- Prog Fox

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