(disco completo qui: https://www.youtube.com/
Gli anni settanta volgono al termine e l'era progressive classica dei Camel si conclude. "I can see your house from here", disco che esce nell'ottobre del 1979, è quello che fa da transizione fra i due decenni con dignità e classe.
Simbolo di questa mutazione è l'abbandono del tastierista Peter Bardens dopo le incisioni dello splendido "Breathless" (1978), ultimo di una serie di album di progressive melodico di altissimo livello. Bardens era stato con il chitarrista-cantante Andrew Latimer il principale compositore del materiale del gruppo, e la sua dipartita trasforma completamente i Camel.
Ad aggiungersi alle mutate condizioni stanno altri cambi in organico: rispetto a "Breathless" se ne vanno anche il bassista-cantante Richard Sinclair e il sassofonista-flautista-tas
Ai due unici superstiti, ovvero Latimer e il batterista e membro fondatore Andy Ward, si aggiungono così tre nuovi musicisti: due tastieristi, Jan Schelhaas e l'americano Kit Watkins (proveniente dagli Happy the Man), e un altro bassista-cantante, Colin Bass.
Come nei dischi precedenti, è Latimer a fare la parte del leone nelle composizioni, anche se tutti i membri danno il loro contributo. Il risultato è un disco dall'esito vagamente disomogeneo, reso coerente dalla produzione molto uniforme di Rupert Hine.
In esso trovano spazio canzoni più pop, come il synth rock "Remote Romance" o il power pop "Neon Magic" (francamente non le migliori cose firmate dal gruppo nella sua carriera) o ancora la sbarazzina "Your love is stranger than mine" (con l'amico ed ex-membro Mel Collins che presta ancora una volta il proprio sax e Colin Bass alla voce solista); dall'altra parte, ci sono meditabondi progressive melanconici che mostrano le influenze dei Pink Floyd (e in particolare di Richard Wright) sul gruppo, come "Hymn to Her", "Who we are"; e ancora il brano di apertura, il prog rock frenetico "Wait", con i due tastieristi in primo piano a scambiare assoli frenetici in uno dei pezzi migliori del disco; e la dolcissima malinconia di "Eye of the Storm", meraviglioso strumentale composto da Kit Watkins, che vi suona anche il flauto.
A concludere l'album sta "Ice", una delle più ariose e suggestive composizioni di Andrew Latimer, un epos strumentale progressive, di dieci minuti di durata, che da sola vale il prezzo del disco. A Schelhaas spetta sostenere l'impianto del brano al pianoforte a coda, sul quale Watkins tesse atmosfere artiche con sintetizzatori quasi fusion prima di lasciare spazio a un lirico, intenso assolo di chitarra di Latimer.
"I can see your house from here" è disco di transizione ma non per questo trascurabile, anche solo per la presenza di "Ice", un pezzo veramente superbo che è entrato nella storia dei Camel, al quale si affiancano ottimi brani come "Eye of the Storm" e "Wait".
- Prog Fox
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