domenica 1 settembre 2019

Spirit: "Clear" (1969)

Nel settembre di cinquant'anni fa veniva pubblicato "Clear", terzo album in studio degli americani Spirit, fra gli esponenti più interessanti del rock psichedelico della West Coast americana.



(il disco completo con aggiunta di quattro tracce bonus si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/y3gptgcw)


"Clear" è il terzo album in studio degli Spirit, e fa parte del quartetto di album inciso dalla formazione originale tra 1967 e 1970, sicuramente il periodo più fecondo e felice della formazione psichedelica californiana, uno dei gruppi più importanti di questo genere musicale. Il gruppo è formato dal batterista jazz Ed Cassidy; dal primo figlio della moglie, il chitarrista Randy 'California' Wolfe, discepolo di Jimi Hendrix; dal tastierista John Locke; dal cantante-polistrumentista Jay Ferguson; e dal bassista Mark Andes.

I cinque arrivano alle incisioni di "Clear" con il fiatone, dato che è dal 1966 che passano il tempo a suonare in giro per l'America, quando non sono stati in studio a incidere i loro primi due album ("Spirit" e "The family that plays together"); inoltre hanno anche inciso la colonna sonora del film "Motel Shop", ma il film è un flop e l'album non viene pubblicato. Riprendono così spezzoni di quel disco e altre canzoni che stavano scrivendo in quel periodo e mettono insieme "Clear" un po' frettolosamente: il disco non apporta particolari novità al suono del gruppo, un rock reso acido dal tocco della eccellente chitarra di California e ammorbidito dalle influenze jazz delle tastiere di Locke. Il senso di deja-vu rispetto ai lavori precedenti è palpabile e, nonostante il livello medio rimanga alto, nemmeno gli Spirit considerano il disco all'altezza degli altri album di quel periodo.

Nel lato A spiccano "Apple Orchard", con il suo languido andamento psycho blues; le influenze roots rock di "So little time to fly", che non tradisce il carattere west coast della loro musica grazie al ritornello corale e al gustoso solo psichedelico di California; e "Ground Hog", una prova vocale maiuscola di Ferguson che strattona la canzone condotta dalla sezione ritmica lungo un mid-tempo minaccioso, e in cui ancora una volta sono le sovraincisioni di chitarre del geniale Randy California (appena diciottenne all'epoca) a spiccare.

Il lato B recupera alcuni strumentali della colonna sonora di "Model Shop": sono tutti pezzi interessanti che mostrano le credenziali eclettiche del quintetto, dal jazz rock di "Ice", squarciato dalla chitarra acida di California, al jazz latineggiante di "Caught", passando per le suggestive atmosfere da musica da film di "Clear".

"Cold Wind" e "Give a life, take a life" sono le due canzoni struggenti, che non possono mancare in un disco degli Spirit, e come spesso avviene al gruppo sono fra le cose migliori dell'album. La seconda in particolare mette in mostra le avvolgenti armonie vocali di Ferguson, California e Andes.

Nelle ristampe del disco su CD del 1996 si trovano anche quattro tracce extra, tre delle quali, "1984" e "Sweet Stella Baby" (singolo dello stesso periodo) e "Fuller Brush Man" (inedito), valgono quanto le migliori composizioni dell'LP originale. Non possiamo che consigliarvi quindi di recuperare questa edizione.

Quello che possiamo dire a testimonianza della grandezza degli Spirit è che questo disco dopotutto è il meno riuscito fra quelli della formazione originale. Se iniziate a conoscerli ascoltando "Clear", potete solo stupirvi cercando di immaginare quanto siano belli gli altri.

- Prog Fox

1 commento:

  1. Pienamente d'accordo con l'affermazione finale!
    Bella recensione grande band!

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