sabato 31 agosto 2019

Fates Warning: "Perfect Symmetry" (1989)

Nell'agosto di trent'anni fa usciva anche "Perfect Symmetry", quinto album degli americani Fates Warning, gruppo di culto del progressive metal americano e cugini maggiori (e ingiustamente meno famosi) dei Dream Theater.

Secondo, ottimo album della loro svolta progressive (e secondo col nuovo, strepitoso cantante Ray Alder), vede anche l'arrivo del fenomenale batterista Mark Zonder che completa il quintetto affiancandosi ai chitarristi Jim Matheos e Frank Aresti e al bassist Joe DiBiase.



22 agosto 1989: viene pubblicato "Parallels", quinto studio album degli americani Fates Warning, gruppo fondamentale dell’allora nascente movimento del prog metal. 

Dopo i primi tre album in cui le coordinate stilistiche erano orientate verso sonorità tipicamente heavy metal, con gli Iron Maiden come fonte principale di ispirazione, con il quarto album "No Exit", uscito l’anno prima, la band rimescolò le carte in tavola, mostrandosi propensa ad aprirsi a nuove soluzioni.

In quegli anni ci pensarono anche i vari Queensryche e Savatage a rendere le proprie composizioni più ricercate, gli stessi Iron Maiden provarono ad aprirsi a sperimentazioni più elaborate dando luce a "Seventh Son of a Seventh Son", ricevendo riscontri positivi e al contempo lasciando interdetti molti fan (quell’utilizzo di synth proprio non gli andava giù, evidentemente…). "No Exit" per i Fates Warning rappresentò una transizione ancora più marcata, merito dell’ingresso in formazione del singer Ray Alder che andò a rimpiazzare il dickinsoniano John Arch. Meno impostata sulle tonalità alte e sullo screaming, il timbro espressivo e caldo di Alder conferisce quel tocco introspettivo e versatile di cui la band aveva bisogno per evolvere il proprio sound.

Con "Perfect Symmetry", uscito qualche mese dopo un certo "When Dream and Day Unite", i Fates Warning compiono il definitivo mutamento in gruppo prog metal. Nel frattempo esordisce con il gruppo quello che diverrà un altro membro fondamentale oltre ad Adler e al chitarrista fondatore Jim Matheos, ovvero Mark Zonder, batterista dal tocco sublime.

Abbandonata la classica struttura con riff circolari e tempi lineari, la band si può dilettare nella produzione di pezzi variopinti costruiti su differenti strati di poliritmie e controtempi, l’opener "Part of the Machine" mostra subito quanto il songwriting sia progredito aprendosi a una moltitudine di soluzioni strutturali.

Segue uno dei pezzi veramente forti del gruppo, "Through Different Eyes", introdotto da arpeggi delicati e un lungo e lento solo di Matheos, il mood è decisamente cupo e drammatico, la strepitosa e sofferta performance di Adler rende l’ascolto davvero appassionante, fino a regalarci uno dei migliori refrain ascoltati finora, degno dei migliori e più intimisti Queensryche. Favoloso pure il solo finale di Matheos prima del bridge che conduce all’ultima ripetizione del refrain con conseguente epilogo. Non abbiamo indugi a indicare questo pezzo come il più rappresentativo del gruppo fino a quel momento.

Il sofferto lentone "At Fates Hand" merita di essere menzionato per la presenza in qualità di ospite di Kevin Moore dei Dream Theater. Alcuni anni più tardi, appena dopo la dipartita dalla band madre, Moore darà un contributo notevole alla riuscita del grande masterpiece del gruppo, stiamo parlando ovviamente di "A Pleasant Shade of Gray". La violinista Faith Fraioli (ingaggiata come session man per l’occasione), che offre il proprio contributo anche su "Chasing Time" (con un magnifico solo verso metà composizione) contribuisce a conferire al pezzo maggiore intensità all’umore struggente del pezzo. Chiude la notevole "Nothing Left to Say", la più articolata e variegata canzone delle otto presenti sull’album, dove la band può mettere in risalto tutto il proprio bagaglio tecnico/compositivo, senza dilungarsi in autocelebrativi onanismi autoreferenziali.

Un lavoro decisamente personale, ben pensato, intimista e sofisticato. Certamente, non per tutti, soprattutto se giudicato con cognizione di tempo. In ogni caso, fra i capostipiti del nascente progressive metal, "Perfect Symmetry" merita un posto in cima alla lista, insieme ai cugini del Massachusetts, si intende. Album imprescindibile per gli appassionati del genere.

E per i Fates Warning, il meglio deve ancora venire.

- Supergiovane

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