giovedì 5 settembre 2019

Soundgarden: "Louder than Love" (1989)

Il 5 settembre di trent'anni fa gli immensi Soundgarden pubblicano "Louder than love", secondo LP per la formazione di Seattle. Il lavoro migliora il promettente esordio di "Ultramega OK" e prepara il gruppo al salto di qualità definitivo che riscontreremo in "Badmotorfinger", anche grazie a composizioni eccezionali come "Hands all over", "Gun" e "Loud Love".



(l'album completo si può ascoltare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nV-CHJQbhwf4Pcd_mMGuwBDPGGHaaODmo)




"Louder Than Love", secondo album dei Soundgarden, segue a distanza di un anno l’esordio "Ultramega OK" - un prodotto che aveva catturato l’attenzione per l’energia sprigionata dal loro rock psichedelico, ottenuta miscelando influenze disparate, e nondimeno per le capacità vocali del proprio cantante Chris Cornell, nonostante fosse un lavoro che mostrava evidenti lacune in fase compositiva.

Pur non discostandosi molto dalle sonorità dell’esordio, con "Louder Than Love" la band compie incoraggianti passi in avanti per ciò che concerne il songwriting dei pezzi facendo quadrato attorno al proprio leader assodato Cornell.

La selvaggia irruenza con cui i Soundgarden si proponevano viene smorzata in favore di composizioni più ragionate e cadenzate, a favore di una dose più sostanziosa di groove. Ne è il perfetto esempio la hit "Hands All Over", che mette in mostra spiragli dell’evoluzione compositiva che verrà raggiunta con il seguente "Badmotorfinger". L’ombra dei Black Sabbath e dell’hard rock psichedelico dei Led Zeppelin è ancora predominante, ma la personalità del gruppo è indubbia. Cornell, il cui timbro è ancora soavemente pulito, si attesta su tonalità altissime, abbassando raramente il registro. Formidabile anche il pezzo seguente "Gun", visceralmente sabbathiano. Il motore ritmico guidato da Thayil, Cameron e Yamamoto carbura a meraviglia.

"Loud Love", altra composizione di gran classe, è il pezzo che più si lega agli esordi, quando il gruppo proponeva un qualcosa di molto vicino allo stoner psichedelico. L’energica "Big Dumb Sex" è il pezzo del lotto più spavaldamente rockeggiante, Cornell manco a dirlo sfodera una performance superba, la più eclettica finora offerta.

L’imponente alone lasciato da Ozzy & co. lo si può tranquillamente riscontrare anche nella morbosa "I Awake" e nell’iniziale "Ugly Truth". Nota a parte per "Get On The Snake", canzone molto semplice e diretta dalla vena blues, che ti aspetteresti di trovare su un album degli Aerosmith piuttosto che dei Soundgarden.

Nel complesso "Louder Than Love" risulta un album decisamente piacevole, certamente diverse spanne sotto quelli che saranno i masterpiece successivi, ma comunque un fondamentale tassello nella loro evoluzione.

- Supergiovane

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