mercoledì 4 settembre 2019

Antonello Venditti: "Buona Domenica" (1979)

Nel settembre di quarant'anni fa usciva "Buona Domenica", settimo album di Antonello Venditti e degno successore del precedente "Sotto il segno dei pesci". Buoni riscontri di pubblico e critica soprattutto per il capolavoro "Modena" con il jazzista argentino Leandro "Gato" Barbieri al sax per un disco rappresentativo di una precisa era della storia italiana: gli anni di piombo.



(disco completo disponibile qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mvGFyGJN_ewD9iqlRp-HfEPqzybR7kYp0)


Dopo il clamoroso successo di "Sotto il segno dei pesci", Antonello Venditti viene chiamato a replicarne i risultati commerciali (l'album viene in parte inciso persino a Los Angeles col produttore Doug Parry, data la fiducia della casa discografica nei mezzi del cantautore) ma anche artistici (Venditti insiste per incidere l'album con musicisti di fiducia, quasi tutti italiani, invece che con sessionmen losangelini).

Dopotutto, per quanto il populismo giovanlista della traccia che dava il titolo al disco facesse storcere il naso a gruppi più impegnati che ancora non avevano capito che il '77 era morto (come gli Stormy Six), il cantautore romano ha la lungimiranza, per una breve stagione, di tracciare una strada alternativa al riflusso che si mangerà tutta la sua generazione (lui compreso) negli anni '80.

Da questo punto di vista, "Buona domenica" è perfetto proseguimento di quella alternativa, capace di risultati anche eccezionali nelle tracce centrali dell'album.

Il disco si apre con "Buona domenica", una ironica rappresentazione del pomeriggio annoiato di una adolescente che attende invano una telefonata del ragazzo. Il messaggio della canzone è alquanto incomprensibile, per quanto il brano sia orecchiabile assai: probabilmente cercarvi una metafora è alquanto inutile e va considerato poco più di un divertissement riuscito.

"Stai con me" occupa lo stesso ruolo di "Giulia" del disco precedente, ovvero un brano di amore straziante e straziato; ed è uno dei tanti brani che l'autore dedicherà alla crisi matrimoniale con Simona Izzo, che lo segnerà indelebilmente per tutta la produzione successiva. Si tratta di una coinvolgente canzone d'amore pianistica che segue le tracce delle sue influenze mutuate da Elton John, Cat Stevens e Billy Joel.

Il fulcro però del disco sono i pezzi centrali dell'album, "Robin", "Scusa, devo andare via" e, soprattutto, "Modena", una delle massime canzoni della sua carriera, sorta di sunto disperato della stagione politica che si sta concludendo e che di fatto sta chiudendo per sempre la speranza del Partito Comunista Italiano di arrivare al potere. Venditti descrive le sensazioni provate quando tenne un concerto alla Festa nazionale dell'Unità il 1978 a Modena, appunto, avvenuto durante la straniante stagione politica seguita al sequestro Moro. L'andamento ondeggiante della perfetta ritmica dello strepitoso Marcello Vento si accompagna al vibrato sgolato del cantautore e ai cori delle Baba Yaga (Isabella Sodani, Rita Mariano e Patrizia Neri, tra le migliori coriste degli anni settanta, voci femminili per gli Oliver Onions e alter ego delle Sorelle Bandiera); ma su tutto regna trionfante il sax di Leandro "Gato" Barbieri, uno dei più grandi jazzisti argentini di sempre, che fa da controcanto a Venditti e si impadronisce poi del brano in una coda che consegna il sassofonista argentino e il cantautore romano alla storia della canzone italiana oltre ogni possibile dubbio.

"Robin" e "Scusa, devo andare via" non raggiungono i livelli di "Modena" ma ci mostrano un Venditti in piena forma: la prima è canzone ironica, parte metafora politica e parte metafora della vita del musicista ("E suo padre lo voleva avvocato, e sua madre perlomeno professore, e sua nonna lo sperava un altissimo prelato per un fatto strettamente personale"), sorta di prosieguo della storia narrata l'anno prima in "Bomba o non bomba", e che ci descrive un Venditti sempre più stanco, e sempre più disilluso - d'altronde si prenderà tre anni di pausa dopo questo disco ("disse torno tra un momento ma nessuno ci credeva, prese tutte le sue cose e scappò via"). "Robin" è un sorriso amaro e sardonico dal tempo spumeggiante e dal tono solo apparentemente allegro, col superbo Walter Martino alla batteria a dominare con fill strepitosi il ritornello e Carlo Siliotto al violino a colorare le strofe.

"Scusa, devo andare via" è la migliore delle canzoni del lotto dedicate alla crisi coniugale con Simona Izzo. Su un pianoforte caracollante, la batteria di Duilio Sorrenti e il basso di Marco Vannozzi tessono una trama elaborata che sorregge tutto il pezzo, ornato da un brillante accompagnamento di mandolino a opera del chitarrista Renato Bartolini e con il bel tema di sax di Marco Valentini.

A concludere l'album stanno tre canzoni che sono appena più che riempitivi: il lamento di "Donna in bottiglia" (ancora una dedica alla moglie), l'ironia di seconda mano di "Mezzanotte" e la coda trascurabile di "Kriminal".

Oltre ai già citati musicisti, nell'ampio parterre di collaboratori al disco ricordiamo anche i batteristi Agostino Marangolo e Walter Gonini, il bassista Fabio Pignatelli, i chitarristi Andrea Carpi, Massimo Morante, Pablo Romero, Rodolfo Lamorgese e Claudio Prosperini, i tastieristi Maurizio Guarini e il fondamentale Alessandro Centofanti, compagno musicale di una vita.

Venditti farà ancora in tempo a realizzare un ultimo disco davvero significativo, il rimarchevole "Sotto la pioggia", che arriverà addirittura nel 1982, dopo una lunga e artisticamente proficua pausa di riflessione. Poi arriveranno i grandi successi del Venditti piacione romantico, a cui non mancheranno sprazzi anche riusciti. Epperò, epperò.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...