martedì 17 settembre 2019

Frank Zappa: "Joe's Garage" (1979)

Il 17 settembre di quarant'anni fa usciva il primo dei tre LP che costituivano il concept album "Joe's Garage", una delle più importanti opere firmate da Frank Zappa.
"Joe's Garage" racconta un mondo del futuro, una distopia in cui tutti sono borghesi superficiali e felici, privi di emozioni e desideri intensi. Il governo ha deciso di vietare la musica in quanto fomentatrice di caos e noi seguiamo la storia di Joe, chitarrista di una delle ultime band, un ragazzo che voleva solo fare musica e si trova a lottare contro un sistema che non capisce.



Dopo tre anni difficili a causa di vicende legali, e dopo avere accantonato l'idea di realizzare un quadruplo LP chiamato "Lather", il cantante, compositore e chitarrista Frank Zappa, vero e proprio genio del rock sperimentale, incide un geniale disco che lo riporta nelle classifiche e nella considerazione dei critici, ovvero "Sheik Yerbouti" (1979) con la sua formazione live dell'epoca.

Con "Sheik Yerbouti" allo stesso tempo si chiude una fase e se ne inaugura un'altra: dopo l'incisione di quel disco, Zappa sostituisce il secondo chitarrista Adrian Belew (diretto prima ai Talking Heads e poi ai King Crimson) e il batterista Terry Bozzio, rispettivamente con il chitarrista Warren Cuccurullo (che in seguito formerà i Missing Persons proprio con i coniugi Bozzio, e poi entrerà nei Duran Duran) e il batterista Vinnie Colaiuta (un altro fra i massimi percussionisti pop e rock di sempre).

Se con "Sheik Yerbouti" Zappa era ritornato a un disco di rock vero e proprio, basato su pezzi cantati e pezzi strumentali, con "Joe's Garage" Frank Zappa ritorna al mondo dei concept album dei primi tempi delle Mothers, a parecchi anni da "We're in it only for the money" (1968), "Uncle Meat" (1968) e "200 Motels" (1971).

L'idea al fondo di "Joe's Garage" non è particolarmente innovativa, ma ovviamente il modo in cui Zappa la realizza è degna di un film di John Walters: nel mondo del futuro, una distopia in cui tutti sono borghesi superficiali e felici, privi di emozioni e desideri intensi, il governo ha deciso di vietare la musica in quanto fomentatrice di caos e ispiratrice di sensazioni fuori dall'ordinario. In questo contesto seguiamo la vicenda di vita di Joe, chitarrista di una delle ultime band, nel suo percorso contorto attraverso la conoscenza carnale delle ultime groupies e di sex-bot controllate dal governo. La storia naturalmente finisce male, con Joe che accetta il suo destino di lavoratore di fabbrica e appende la chitarra al chiodo per sempre.

L'album si sviluppa sulla durata di quasi due ore e nello spazio di tre LP. Ciò nonostante, o forse anche per questo, ci troviamo davanti a una rock opera che rappresenta uno dei massimi capolavori della carriera di Frank e forse il disco più significativo degli ultimi quindici anni della sua produzione. Il primo LP fu pubblicato autonomamente a settembre del 1979 mentre i successivi due LP furono pubblicati accoppiati a novembre dello stesso anno.

Il disco viene introdotto dal Central Scrutinizer, l'occhiuto organo burocratico che si occupa di vietare la musica e che rappresenta anche il narratore del disco. Joe, cantante e chitarrista della sua band clandestina vviene denunciato da un vicino e costretto a frequentare la Chiesa Cattolica dove si fidanza con la pia Mary, che però si innamora dei musicisti di una rock band e scappa con loro. Joe si innamora di una ragazza che lavora in un fast food, che però gli trasmette la gonorrea. Confuso, si unisce alla chiesa di Appliantology guidata da L. Ron Hoover (una chiara parodia di L. Ron Hubbard e Scientology), poi scopre in un locale vari cyber-robot, va a letto con un robot pansessuale ma lo uccide accidentalmente e viene arrestato. Dopo avere scontato la sua pena, viene rilasciato in un mondo in cui il governo è riuscito a bloccare ogni forma di musica - l'unica resistenza possibile a Joe è quella di suonare e comporre canzoni nella sua testa, finché, capito che si tratta di una esperienza futile - anche perché l'arte non può rimanere solo nella testa dell'artista ma deve essere condivisa - suona un ultimo struggente assolo e poi si conforma per sempre.

Lo svolgimento della trama è, come si vede, pieno di riferimenti sessuali, provocatori e politicamente scorretti già all'epoca (figuriamoci oggi). Oltre a Zappa, Cuccurullo e Bozzio, partecipano al disco i cantanti IkeWillis.com (che interpreta Joe), il corista Al Malkin e Dale Bozzio (Dale Bozzio / Missing Persons; all'epoca moglie di Terry; nel ruolo di Mary); Denny Walley alla slide guitar e nel ruolo della vicina di casa; i tastieristi Peter Wolf e Tommy Mars; i bassisti Arthur Barrow e Patrick O'Hearn Music Official Page; il percussionista Ed Mann; i sassofonisti Jeff Hollie, Earle Dumler e Bill Nugent; e l'armonicista Craig Steward.

Il lato A del primo disco è perfetto per introdurre l'album, in quanto è fra le cose più orecchiabili e accessibili del Zappa di quel periodo: dopo l'introduzione di "The Central Scrutinizer", la vita da musicista ribelle di Joe viene introdotta nello spettacolare rock'n'roll mid tempo di "Joe's Garage", seguito dalla scoppiettante "Catholic Girls", in cui emerge già la capacità indecente di Colaiuta alla batteria. "Crew Slut" e "Wet T-Shirt Nite" sviluppano lo spin-off sulla esperienza scandalosa della cattolica Mary come groupie

"On the bus" è il primo sfoggio del chitarrismo muscolare di Zappa, che proprio in questi anni raggiunge il culmine della sua carriera come esecutore; come ci ha fatto notare un lettore, è importante notare che "tutti gli altri assoli dell'album sono in realtà xenocronie (campionamenti di assoli registrati in altre occasioni, spesso live, e riadattate al tempo della composizione principale) Questa scelta ha ovviamente a che fare con il concept del progetto: Joe, che è un personaggio mediocre che compie per tutto l'album scelte mediocri dalle cui conseguenze viene schiacciato, diventa libero e creativo solo quando comprende che la musica è un atto estremo di ribellione, subito prima di abbandonarla per sempre."

Segue la dolente "Why does it hurt when I pee" (quando Joe ha contratto la gonorrea), che con un testo drammatico sarebbe potuta essere una strepitosa composizione di power pop aggressivo di fine decennio, roba da fare impallidire Todd Rundgren, gli Styx e i Cheap Trick. Ancora un altro brano di ottimo livello è il soul reggae di "Lucille has messed my mind up"; su questi due pezzi Ike Willis fornisce interpretazioni vocali da soulman afroamericano di grande valore, sia in termini di resa sofferta e dolorosa sia nella capacità di interpretare brani sarcastici e scatologici senza lasciar trapelare alcuna traccia di ironia. Concludiamo così il primo LP davvero soddisfatti e con un po' di preoccupazione nel momento in cui dobbiamo mettere su i due LP successivi.

Preoccupazione superflua, comunque: è vero che potendo dilatare le proprie composizioni su uno spazio maggiore, Zappa e soci ricascano nel solito vizio di esagerare, ma in generale continuiamo a essere in presenza di brani brillanti, accattivanti, obliqui e storti ma comunque capaci di coinvolgere gli amanti del rock originale pur se non estremisti dello sperimentale.

Il mid-tempo sincopato di "A token of my extreme" apre al meglio il secondo album, mentre "Stick it out" e "Sy Borg", nelle quali il nostro Joe, consigliato da L. Ron Hoover, si dedica al sesso sfrenato coi cyborg sessuali e ne uccide uno per sbaglio, servono più che altro a portare avanti la storia. Scopriamo anche che L. Ron Hoover e la sua organizzazione promuovono il sesso con cyborg controllati dal governo per eliminare la sessualità naturale. La quarta facciata è ambientata in prigione, si apre con "Dong work for Yuda", in cui l'ex-batterista Terry Bozzio interpreta il 'capo' dei prigionieri musicali in un brano doo-woop in call-and-response giusto gradevole.

I quattro pezzi successivi alzano nuovamente il livello: abbiamo "Keep it greasy", un funk rock ritmato, sincopato, con una splendida prova a basso e batteria di Arthur Barrow e Vinnie Colaiuta, prima di una torrenziale seduta chitarristica di Frank; la sofferta, lancinante "Outside Now", nella quale Joe impara a estraniarsi dal mondo suonando le proprie composizioni immaginarie nella sua testa; poi, sul quinto lato del disco, le eccellenti "He used to cut the grass" (con O'Hearn, Zappa e Colaiuta a decorare la scena edificata dal piano elettrico di Wolf) e "Packard Goose", in cui Zappa compete con qualunque altro artista di progressive poliedrico e ipertrofico, tipo Yes o Utopia di Todd Rundgren, e ne esce vincitore, grazie anche a uno dei tanti soli spettacolari che esegue in questo album.

Siamo così giunti alla sesta facciata di questa tripla fatica, che si divide fra due lunghe composizioni: "A little green rosetta" è il brano finale del disco ed è un brano corale che ci ricorda quanto la musica faccia male e come sia bello che ormai nessuno possa più farne; conclusione dignitosa all'album, anche se sarebbe forse stato più adatto chiuderlo con "Watermelon in Easter Hay", uno dei più bei riff di chitarra composti da Frank Zappa in tutta la sua carriera (cosa che evidentemente pensa anche un mostro della chitarra come Steve Vai, che vi si è ispirato per alcuni dei suoi migliori brani solisti). Su "Watermelon", che riprende in parte il tema musicale di "Outside now", Frank Zappa interpreta l'assolo immaginato da uno sconfitto Joe, che esprime tutto il suo bruciante, straziante dolore per la fine della musica; un pezzo abbastanza semplice, tutto sommato, una sequenza di chitarra abbastanza semplice che si ripete lungo nove minuti con infinite variazioni e occasionali cascate di note battenti. Capolavoro.

Che possiamo dire allora di "Joe's Garage"? Si tratta di uno degli ultimi grandi progetti di Zappa, che si alza una spanna sopra a molto del suo materiale non solo perché la musica è coinvolgente per quasi tutta l'estensione di questo lungo disco, ma anche proprio per l'unità concettuale, la narrativa, e anche per il pessimismo cosmico e il dolore e la profonda umanità sottesi nella storia e nascosti da qualche parolaccia e qualche immagine sessuale scritta per colpire i benpensanti. Abbastanza indicativo dello stato della nostra società infatti è lo scandalo destato dalle immagini di sesso esplicito, percepito in modo molto più minaccioso che non la deprimente visione della società borghese che emerge ancora una volta dalla mente di Frank Zappa.

- Prog Fox

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