sabato 17 agosto 2019

xx: "XX" (2009)

Oggi ricorre il decennale dell'uscita di "XX" disco di esordio proprio degli omonimi The xx, gruppo inglese che nella sua musica pop dalle molteplici influenze e dalle sonorità morbide e avvolgenti rappresenta la perfetta colonna sonora di una giornata da generazione Erasmus, da ascoltare in cuffia andando all'università o in una metro londinese o berlinese.



(si può trovare il disco completo qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_m8CTvG7VQSH0c2RQ7dj-kRWzi3Lgew99E)



La disperata, strumentale e stucchevole ricerca della next big thing genera di solito un sostanziale senso di respingimento per ogni singola operazione discografica che venga preceduta da toni messianici ed epifanici.

Aggiungiamoci anche l'immagine da giovani-carini-disoccupati che i "The XX" (qui si parla del loro omonimo esordio del 2009) propongono da subito,
sommiamoci la sensazione di intimismo preconfezionato e precotto che uccide ogni ipotesi di sincera empatia si possa mai provare verso questi ragazzi nati nei sobborghi londinesi e l'effetto respingente è subito servito.

Preconcetto? Sottovalutazione pretestuosa?
Ascoltiamo e analizziamo meglio, cercando di liberarci da ogni giudizio precostituito.

Il disco parte con "Intro", suadente loop strumentale elettro-etnico, che subito incide il marchio di fabbrica della ditta sui nostri recettori sonori.
Biglietto da visita ammaliante, senza dubbio; con la successiva "VCR" diamo accoglienza alle voci di Oliver Sim e Romy Croft che si presentano inseguendosi ed intrecciandosi.
Sarà quasi sempre così, in ogni brano la ricetta percorsa sarà la medesima: base ritmica minimale - ma non sciatta e banale, sia detto - sulla quale
si stratifica un cantato a due voci, (scaltramente?) confidenziale e sommesso.
Non stiamo qui minimizzando, lo precisiamo, la qualità complessiva del disco: diamo solo evidenza del meccanismo di fondo che viene utilizzato nei
brani del gruppo londinese.

Meccanismo che, va detto, sostanzialmente funziona: ci sono pezzi decisamente riusciti, come "Crystalized" e - soprattutto - "Fantasy", che reggono
bene la prova di un ascolto critico e attento.
Certo, il disco non spezza in alcun modo la continuità tra le diverse tracce, che restano collegate in un filo conduttore senza soluzione.
E' una pecca? Un limite?
Si sarebbe tentati di dare una risposta affermativa a queste domande, ma in realtà la riflessione va fatta in termini più complessivi.

"The XX" è un disco coerente, con poche variazioni su un canovaccio precostituito, ma le qualità della tessitura sono innegabili. Può senza dubbio emergere una piacevole assuefazione all'ascolto ripetuto, una sensazione di familiarità che si acquisisce man mano si ripercorrono i brani del disco.

Ovviamente, manca la variazione originale e ammaliante che possa fare uscire il disco dai binari sicuri che percorre.
Cuffie, cameretta, propensione alla malinconia un po' patinata e di maniera, attitudine da generazione Erasmus: il bersaglio destinato ad essere centrato
è probabilmente questo.

Però, suvvia, non siamo così cinici e disillusi da essere immuni dalla suggestione: magari un po' di striscio, magari un po' sporadicamente, magari un po' distanti dal cuore le frecce scagliate dagli XX provano a raggiungerci e - almeno per lo spazio di un respiro- ci colpiscono.

- il Compagno Folagra

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