sabato 17 agosto 2019

XTC: "Drums and Wires" (1979)

Il 17 agosto di quarant'anni fa usciva "Drums and Wires", terzo album e capolavoro degli inglesi XTC, gruppo fondamentale della new wave britannica. Album vario ed eclettico, modernissimo, originale e da lasciare a bocca aperta a ogni ascolto.



(si può ascoltare il disco intero, con tre bonus track, qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kNh7p2arge_vvDWZ0BWeG7Bn2A32t4zKQ)


Con "Drums and Wires" gli XTC dimostrano di essere l'unico vero gruppo che può competere con la new wave americana.

Ok, non vogliamo dire che gli altri gruppi inglesi non erano all'altezza. Ma Bowie era un precursore, i Japan erano suoi discepoli e precursori del new romantic, gli Ultravox erano post punk elettronico e poi new romantic pure loro, i Jam di Paul Weller erano di fatto dei mod vissuti quindici anni troppo tardi, poi c'era tutta la genìa dei gruppi post punk che in effetti erano post punk, dai Joy Division ai Bauhaus passando per Cure e Magazine o chiunque altro vi venga in mente, e non new wave alla maniera di Pere Ubu e Talking Heads.

Non che gli altri che abbiamo menzionato non fossero validi. E non che gli XTC fossero semplicemente i Talking Heads trasportati in Inghilterra, nossignori. Gli XTC erano roba loro ed erano un caleidoscopio di colori, una fantasia sgargiante di idee, una esplosione di cose che i gruppi dell'epoca erano di rado: i Talking Heads erano colori grigi e verde militare su distese di drumming post funk nevrotico, quasi tutti i gruppi punk e post-punk avevano una tavolozza di colori volutamente limitata - il che non era un pregio né un difetto, ma gli XTC erano diversi.

Già dalla copertina.

Perso il tastierista Barry Andrews, il cantante-chitarrista Andy Partridge, il cantante-bassista Colin Moulding e il batterista Terry Chambers reclutano il brillante chitarrista Dave Gregory, che resterà con il gruppo per quasi vent'anni.

E incidono "Drums and Wires", uno dei capolavori di questo gruppo capolavoro.

Tavolozza di colori più ampia possibile, varietà di melodie più ampia possibile, una sorta di "White Album" della new wave che esplode oltre gli angusti confini della sonnolenta campagna inglese dalla quale provengono.

C'è "Making plans for Nigel" con il suo andamento nevrotico, in cui Andy Partridge sembra una sorta di David Byrne britannico. C'è "Helicopter", tra Talking Heads nella strofa e Beach Boys nel ritornello quasi surf. C'è "Day in day out" con la meravigliosa, dissonante chitarra di Gregory. C'è "When you're near me I have difficulty", con il suo drumming tra rock'n'roll e world music. C'è il basso di Moulding in "Roads girdle the globe" e il suo pattern labirintico e cerebrale.

Un disco che è un "Complicated Game", come recita una delle canzoni più belle del loro repertorio, quella che conclude l'album con un assolo fondamentale di Gregory e una ritmica marziale di Chambers, sulla quale la voce di Partridge tortura una delle melodie vocali più allucinate, violente e rabbiose della loro carriera.

A concludere un disco che ha tutto.

Nel 1980 gli XTC sceglieranno una tavolozza più limitata e ancora più pop per "Black Sea". Ma questa è un'altra storia.

- Red

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