(il disco completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/
Un album di horror industriale sospeso fra disco e ambient, degno erede sia della tradizione dei Kraftwerk che di quella di Brian Eno, ma prodotto psicologicamente dagli abissi più nichilisti e disperati della cultura punk, pur non possedendo nulla del suo contenuto formale, come fosse la colonna sonora del cervello di un serial killer ferito a morte, composta da brani morbosamente accattivanti (non tutti - c'è qualche lungaggine di troppo, ma è un rischio che si corre sempre, non solo con la musica sperimentale).
Il brano più significativo è la terribile "Beachy Head", vero mantra inquietante che incarna al meglio la dissociazione mostrata dalla copertina - solo apparentemente bucolica, dato che il quartetto inglese posa di fronte a uno dei posti maggiormente popolari fra gli aspiranti suicidi che ci si buttavano di sotto.
Altri brani notevoli seguono coordinate diverse, rendendo l'ascolto più vario - si va dall'industrial puro a un proto synth-pop ("Walkabout"; "Hot on the heels of love", e qui non manca l'ispirazione dei Kraftwerk, reinterpretata in chiave sadomaso), roba che influenza tutti dagli Einsturzende Neubauten ai Depeche Mode: segnaliamo "20 Jazz Funk Greats" (che è in effetti costruita su un ritmo talmente seducente che avrebbe potuto usarlo Marvin Gaye per un suo classico, squarciato però da grappoli di note strascicate dai fiati), l'ipnotica "Still Walking", "Tanith" (brano ambient caratterizzato da un seducente suono di basso elettrico), l'orrore fatalista e apatico di "Persuasion", ipnotico racconto nero lancinato da squarci di chitarre elettriche devastanti.
"20 Jazz Funk Greats" è un disco orripilante in senso metafisico, con cui i Throbbing Gristle si confermano tra gli antesignani più importanti della musica industriale e non solo.
- Red
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