giovedì 29 agosto 2019

Albert Ayler: "Music is the healing force of the universe" (1969)

Dal 26 al 29 agosto di cinquant'anni fa viene inciso "Music is the Healing Force of the Universe", ultimo disco del sassofonista jazz afroamericano Albert Ayler e suo dolorosissimo e intenso canto del cigno.

Disco idiosincratico ed originale come quasi tutti quelli della carriera di Ayler, è dominato dalla lotta fra la spiritualità speranzosa del sassofonista e la depressione dovuta alla morte dell'amico John Coltrane e la malattia del fratello Donald. Una lotta che, alla fine, Ayler perderà, morendo annegato nel fiume Hudson a New York nel novembre del 1970, presumibilmente suicida.



(disco completo qua: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lFqa0oKYXeATZkbbiLpaE_TtLqLB-2US0)

Il 13 luglio del 1969, il sassofonista Albert Ayler compie 33 anni ed è da tempo considerato uno dei più idiosincratici, originali e inclassificabili musicisti jazz della sua generazione. Il 26 agosto successivo, Ayler inizia a incidere quello che sarà il suo ultimo disco e il suo dolorosissimo e intenso canto del cigno.

Dopo l'insuccesso critico di "New Grass", Ayler continua il tentativo di quel disco di gettare un ponte fra il suo particolare stile di free jazz (che lui chiama "energy music") e il r&b e lo swing delle sue origini. Se "New Grass" era più squilibrato verso il r&b, qui Ayler trova un maggiore equilibrio fra le sue fonti di ispirazione, concependo un (ennesimo) disco curioso e spiazzante, in cui assume un ruolo importante la sua compagna, la cantante Mary Parks. Al loro fianco, il pianista Bobby Few, il contrabbassista Stafford James e il batterista Muhammed Ali.

Persona profondamente spirituale, cresciuto tutto chiesa e scuola e influenzato dalla musica gospel, Ayler sta attraversando un periodo molto difficile: è depresso e tormentato dai sensi di colpa per i problemi psichici che tormentano il fratello minore, il trombettista Donald, a seguito di un tremendo esaurimento nervoso subito nel 1967.

Ayler fin dal titolo dell'album, "Music is the healing force of the universe", si aggrappa disperatamente alla musica, come se fosse in cerca di una forza salvifica in essa, una forza che però nelle note strazianti e allucinate del suo sax, e in particolare nel suo canto disperato in "Oh! Love of Life", negano il messaggio positivo dei testi della Parks. "Oh! Love of Live" rappresenta uno dei momenti più angoscianti della mente di un uomo trasposta su vinile, più disperato di un Nick Drake o di un Ian Curtis.

Tra gli altri brani del disco, spiccano il brano di apertura che gli da il titolo e che crea già l'atmosfera dell'album, tra l'aggressiva sezione ritmica, il sax solo di Ayler e il canto trasognato, quasi in trance, di Mary Parks; la stravagante "Island Harvest", che mescola jazz di avanguardia e swing anni '40 in una canzone che, arrangiata in modo tradizionale, sarebbe potuta essere un classico pop o soul; e il blues rock di "Drudgery" con la partecipazione di Henry Vestine, chitarrista dei Canned Heat, e di James Folwell al basso elettrico, che ci fa sospettare che Ayler, che non ebbe mai particolari successi commerciali, forse avrebbe potuto trovarlo facendo il solista virtuosista in una propria rock band.

Non c'è alcun momento di calo di interesse in questo LP davvero potente, a tratti struggente, a tratti angosciante, che non può lasciare in alcun modo indifferente l'ascoltatore, come all'inizio di "Masonic Inborn (Part 1)", in cui Ayler sovraincide una serie di cornamuse che nessuno deve avere suonato in maniera così anomala in tutta la storia della cornamusa.

Lo stato psicologico difficile di Ayler continua, dopo la pubblicazione dell'album e un tour europeo a luglio del 1970. Il 5 novembre del 1970 lascia casa della compagna a New York dopo avere minacciato di suicidarsi e scompare. Il 25 novembre del 1970 viene ritrovato morto annegato nello Hudson, presumibilmente suicida.

- Prog Fox

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