sabato 3 agosto 2019

Talking Heads, "Fear of Music" (1979)

Il 3 agosto di quarant'anni fa usciva "Fear of Music", il terzo album dei Talking Heads (official). Per molti si tratta del capolavoro assoluto della band guidata da David Byrne e certamente uno dei massimi risultati ottenuti dalla new wave americana.




(il disco completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kO5KJIhP7fBYeh3QBVxzklXEPTmvCmMEY)




All'alba del terzo album, i Talking Heads non hanno le idee chiarissime su cosa fare, e dopo avere giocherellato con l'idea di espandere la parte disco del proprio suono, rinunciano, insoddisfatti del risultato.

Chiamano così l'amico Brian Eno alla ricerca di un suggerimento: con Eno tornano nella soffitta della casa della bassista Tina Weymouth e del batterista Chris Frantz, dove avevano provato ai loro esordi. Lì tra aprile e maggio del 1979 incidono le basi del nuovo album "Fear of Music", che verrà completato da Brian Eno tramite l'ausilio di interventi ad hoc di sessionmen quali Ari Up (leader delle Slits, alle percussioni) e Robert Fripp, che decora con la sua chitarra "I Zimbra", canzone di apertura basata su una poesia dada di Henry Ball e appena influenzata da atmosfere world music.

L'album prosegue inanellando una sull'altra le prove nevrotiche e istrioniche di David Byrne al canto, tutte poste in cima a una articolata architettura musicale che pone una enfasi enorme sulla sezione ritmica di Weymouth e Frantz, attorno alle quali il quarto membro Jerry Harrison e il co-produttore Brian Eno tessono trame avvolgenti fatte di chitarre spigolose e interventi di tastiere.

"Cities" e "Life during wartime" sono i pezzi che rimandano maggiormente all'originaria idea di sfruttare sonorità funk e disco - entrambe sono canzoni di alienazione urbana, con la seconda in particolare un capolavoro che descrive un mondo post-apocalittico con scenari influenzati dalle cupe atmosfere della guerra fredda.

Tra i brani più melodici spiccano la ballata "Heaven", straziante, malinconica elegia all'apatia ('Heaven is a place where nothing happens, nothing happens at all') e la dinamica "Air", che ricorda un po' musicalmente certe atmosfere da Blondie, con il suo riff di apertura anni cinquanta e il ritornello orecchiabilissimo.

Quasi tutti i pezzi sono comunque favolosi: "Mind", "Memories can't wait" (col suo perfetto, schizoide ritornello finale), "Animals" (che evoca ricordi dell'isola del dottor Moreau di Wells). Il disco arriva forse giusto in lieve flessione al finale, e così la conclusiva "Drugs" appare un po' troppo lunga e monotona rispetto al resto dell'opera.

"Fear of Music" è per molti il culmine della carriera dei Talking Heads; diciamo che se la gioca col disco d'esordio e col live "The name of this band is Talking Heads". Uno degli ultimi capolavori della new wave, sarà anche l'ultimo disco prevalentemente sperimentale da parte del gruppo, che evolverà con successo verso le atmosfere world music e pop appena accennate in questo disco.

- Prog Fox

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