sabato 3 agosto 2019

Creedence Clearwater Revival: "Green River" (1969)

Il 3 agosto di cinquant'anni fa usciva il primo capolavoro compiuto dei Creedence Clearwater Revival. Stiamo parlando di "Green River", album che vede la piena maturità compositiva di John Fogerty e la perfetta musicianship dei suoi compagni di viaggio, il fratello e seconda chitarra Tom Fogerty, il bassista Stu Cook e il batterista Doug Clifford.




(disco completo disponibile qui:https://www.youtube.com/playlist?list=PLa8RPZhn95zbY3iLN8lAOBhWSUJt2RcVk)




Prosegue la cronistoria del 1969 dei Creedence Clearwater Revival, con il secondo (di tre!) dischi prodotti da John Fogerty e soci alla fine del decennio chiave del rock. 

Se l’esordio eponimo aveva lasciato il segno, e il secondo album “Born on the Bayou” aveva solo in parte rispettato le aspettative sulla band, questo terzo album confermò appieno la crescita del quartetto e li lanciò definitivamente nel jet set: “Green River” raggiungerà la testa della classifica Billboard, e piazzerà i suoi brani di punta nelle hit parade britannica e americana, rispettivamente.

Per la prima volta, la tracklist accanto ai pezzi forti è davvero all’altezza: “Commotion” e “Lodi” non gettoneranno altrettanto bene, ma sono fatte della stessa stoffa preziosa delle migliori produzioni del gruppo; “Wrote a song for everyone” appartiene al genere, a sé stante, delle ballad strappacuore Fogertyane; blues acidissimi ne abbiamo (“Sinister purpose”, “Tombstone shadow”), e stavolta non sembrano riempitivi.

A chiudere il disco la solita cover blues, stavolta “NIght time is the right time” di Nappy Brown, poi resa celebre da Ray Charles e James Brown, tra gli altri.

Ma “Green river” non sarebbe il classico che è diventato senza i pezzi forti che NON abbiamo menzionato sopra: la title track, raccolta di aneddoti sull’infanzia di Fogerty sui fiumi della California (ma nella testa della gente, “Green river” parla di New Orleans, va' tu a capire), e “Bad moon rising”, ritmo upbeat e testo sulla fine dell’innocenza, oscura profezia sull’immediato futuro della California e degli Stati Uniti. Non l’unica su quest’album (“Commotion” pure anticipa i moti di protesta che scuoteranno gli states nei ’70), e certamente non l’ultima che la band produrrà nella sua breve, intensissima carriera.

- Spartaco Ughi

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