lunedì 5 agosto 2019

Syd Barrett: "The Madcap Laughs" (1969)

Il 5 agosto di cinquant'anni fa venivano completate le incisioni di "The Madcap Laughs", primo album solista di Syd Barrett (Official), giunto a un anno e oltre di distanza dall'uscita del cantante e chitarrista dai Pink Floyd a seguito della pubblicazione del loro secondo disco "A saucerful of secrets".

Purtroppo l'equilibrio di Syd si era andato perdendo nel mondo della Swinging London, fra bizzarrie, bad trip e sospetti di una malattia mentale. Davanti all'imprevedibilità di Barrett, alla fine vengono chiamati a completare l'album gli amici Waters e Gilmour.



(il disco completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=PLEF4C8F67FF2779B1)




Roger Barrett, detto Syd (nato il 6/1/1946 a Cambridge), era stato il leader, cantante, chitarrista e principale compositore dei Pink Floyd dalla loro fondazione fino all'incisione di uno dei dischi psichedelici più creativi e originali del rock inglese, il loro esordio su LP "The Piper at the Gates of Dawn".

Dopo l'incisione del disco, Barrett inizia a dare segni di squilibrio. Quelle che all'inizio apparivano solo come stravaganze comuni al mondo artistoide della Swinging London finiscono per preoccupare gli amici e le amiche, e anche i colleghi del gruppo, Roger Waters (basso), Richard Wright (tastiere) e Nick Mason (batteria). Capire cosa sia successo a Syd è impossibile anche per il lunghissimo riserbo mantenuto dalla famiglia sulle sue condizioni: un brutto trip o una serie di brutti trip da acido? Depressione? Schizofrenia? Comunque Syd inizia a comportarsi in modo strano anche durante i concerti, talvolta non suona nemmeno, rimanendo con lo sguardo fisso nel vuoto. Per cautelarsi da questo problema, il gruppo chiama come secondo chitarrista David Gilmour, un amico di Syd e Roger dai tempi della loro adolescenza a Cambridge.

Syd nel gennaio del 1968 ha solo 22 anni, e lui e i suoi amici non sono in grado di capire quale sia il suo problema e come aiutarlo davvero. Pensano che sia egocentrismo, stravaganza, forse anche indifferenza alle sorti degli amici, e a un certo punto decidono di non chiamarlo più per andare ai concerti (né Syd sembra turbato dal fatto che non lo facciano), e di lasciargli solo il ruolo di compositore e musicista in studio, un po' come stavano facendo i Beach Boys con Brian Wilson.

Purtroppo la situazione mentale di Barrett peggiora ancora, diventa imprevedibile e ingestibile anche in studio. Così, dopo l'incisione del secondo album "A Saucerful of Secrets", alla fine il gruppo decide di separarsi definitivamente da Syd. I manager della band, Peter Jenner e Andrew King, lasciano i Pink Floyd per rimanere con Barrett, che ritengono il vero genio creativo e l'unica personalità interessante del gruppo, e organizzano subito delle sedute di registrazione per Syd.

Inizia così un vero e proprio tormento, prima per Jenner e King e poi per il produttore Malcolm Jones, che cercheranno per quasi un anno di tirare fuori un album dalle canzoni scritte e registrare da Syd Barrett. Barrett le cambia in continuazione senza avvertire, rendendo quasi impossibile incidere con lui in presa diretta ma, dato l'andamento mutevole di accordi e tempo, è difficile anche sovrainciderci dopo. Barrett non sembra preoccuparsi delle difficoltà che causa ai produttori e ai musicisti amici che cercano di dargli una mano, dai Soft Machine a Jerry Shirley, batterista degli Humble Pie. Di punto in bianco, Syd pianta tutti in asso e si unisce ai Pink Floyd in partenza per una vacanza a Ibiza, dpve chiede a Waters e Gilmour una mano per completare l'album. Quando i due Floyd vanno a chiedere a Malcolm Jones se possono prendere il suo posto nello studio di registrazione, il produttore frustrato acconsente volentieri.

Waters e Gilmour concludono così le registrazioni dell'album alla svelta, in soli tre giorni di lavoro (12 giugno, 26 luglio e 5 agosto), cercando di mettere un po' d'ordine nei nastri e incidendo le ultime canzoni, e ad agosto del 1969, dopo averlo missato, finalmente "The Madcap Laughs" è pronto.

Le traslucide composizioni di Barrett appaiono senza dubbio affascinanti; ma pur con tutto l'amore che si può provare per lo sfortunato personaggio di Syd, esse non risultano rivoluzionarie quanto la sua opera precedente con i Pink Floyd, né quanto l'opera successiva dei Pink Floyd senza di lui.

"No good trying", "Octopus" e "She took a long cold look" mostrano ancora una cupa energia, quella di una persona che sta per essere risucchiata da un mondo fiabesco, da un onirico nero come quello del Misterioso Kadath e delle Terre dei Sogni di HP Lovecraft, laddove a confronto un brano come "Terrapin" appare ancora più bizzarro che preoccupante, anche se il tono letargico e assente del canto sono ben lontani dalla gioiosa estroversione dei tempi dei Pink Floyd.

Malcolm Jones sentendo il disco si infuriò con Waters e Gilmour, ritenendo che avessero sottoarrangiato i pezzi a cui avevano lavorato, in particolare i quattro registrati il 26 luglio, che sono chiaramente quelli in cui Barrett sembra più distante e perduto ("Long gone", "She took a long cold look", "Feel", ma soprattutto "If it's in you").

I due Floyd dissero che erano frustrati dall'atteggiamento apatico di Barrett, che non sembrava preoccuparsi di come andasse il lavoro all'album ("Look, it's your fucking career, mate. Why don't you get your finger out and do something?"). Gilmour dichiarò a riguardo delle accuse di Jones: "Perhaps we were trying to show what Syd was really like. But perhaps we were trying to punish him ..."

Ma in generale, come avrebbero dimostrato anche sul successivo e ultimo lavoro di Syd, "Barrett" (1970), i Pink Floyd si sarebbero comportati come veri amici ("The guy was in trouble, and was a close friend for many years before then, so it really was the least one could do"). Semplicemente, come spesso avviene quando si incontra il disagio psichico, amici e colleghi non sono attrezzati a sufficienza per poterlo affrontare, né possono capire né intromettersi con le decisioni che prende un individuo o, eventualmente, la sua famiglia.

"The Madcap Laughs" rimane comunque, con "Oar" di Alexander Spence e pochi altri dischi, uno spaccato sublime e terrificante allo stesso tempo sulla perdita di equilibrio mentale di un essere umano - tanto più terrificante per la natura essenzialmente fiabesca e dimessa di buona parte del materiale. Il canto di Syd, le sequenze di accordi - tutto suona sbagliato, e conoscendo i retroscena della sua storia, si capisce subito perché.

- Prog Fox

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