venerdì 30 agosto 2019

Santana: "Santana" (1969)

Il 30 agosto di cinquant'anni fa viene pubblicato "Santana" album di esordio del gruppo omonimo, guidato dal chitarrista messicano Carlos Santana.
Lanciato dalla strepitosa apparizione a Woodstock, l'album ottiene un buon riscontro di vendite per una band all'esordio, segnando il punto di partenza per un gruppo di musicisti eccezionali, tra i quali segnaliamo almeno il tastierista-cantante Gregg Rolie Band e il batterista Michael Shrieve.



Il disco completo (con tracce bonus) si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/y6bs4mbj
Carlos Santana nasce il 20 luglio del 1947 ad Autlán de Navarro, nello stato messicano di Jalisco. Il padre è un musicista mariachi che insegna a suonare chitarra e violino a lui e al fratello minore Jorge. Carlos si innamora del rock'n'roll latino di Ritchie Valens e si trasferisce con la famiglia prima aTijuana e poi a San Francisco, dove nell'ottobre del 1966 fonda un gruppo rock, la Santana Blues Band. Tra i vari musicisti del gruppo ci sono già l'organista e cantante bianco Gregg Rolie (di Seattle, nato il 17 giugno del 1947) e il bassista afroamericano David Brown (californiano nato il 15 febbraio del 1947).

Grande ammiratore del chitarrista, il promoter Bill Graham decide di diventare manager del gruppo e riesce a ottenere un contratto con una grande casa discografica, la Columbia, e a farli esibire in una strepitosa prova a Woodstock poco prima del rilascio del loro album di esordio. A questo punto, con Santana, Rolie e Brown ci sono il batterista ventenne bianco Michael Shrieve (San Francisco, 6 luglio 1949) e i percussionisti Mike Carabello (California, 18 novembre 1947) e José Areas (Nicaragua, 25 luglio 1946). Il supporto pubblicitario e il passaparola fra gli hippie gli procura immediatamente il successo. Ma il disco lo merita ampiamente.

Ottimo esempio della cultura delle jam band dell'epoca, "Santana", primo album del gruppo che prende il nome dal suo fondatore, è un disco perlopiù strumentale, capace di mescolare rock psichedelico, blues rock e musica centroamericana in una fusione assolutamente originale. Molto banalmente, non si sente nulla di simile in questo disco a ciò che c'è in giro, e non solo per l'effetto ipnotico del fenomenale attacco percussivo, ma anche per l'unione di questo con lo stile aggressivo di Rolie all'organo e per la chitarra funambolica del leader.

Dopo la poderosa "Waiting", manifesto dell'album, il classico latin jazz "Evil Ways", composto da Sonny Henry per Willie Bobo nel 1967, viene trasfigurato in un orecchiabile rock da classifica. "Shades of Time" (e la sua coda strumentale "Savor") mostrano Rolie e i percussionisti Carabello e Areas al loro meglio. Chiude il lato A la festa tribale "Jingo", un tributo al percussionista nigeriano Babatunde Olatunji.

"Persuasion" apre il lato B con un altro hard rock potente e innovativo, mentre nello strumentale "Treat" Rolie con il suo pianoforte conduce il gruppo da territori blues rock ad altri di jazz latino senza soluzione di continuità, mostrando capacità da musicista navigato. Non manca naturalmente un brillante assolo di Carlos. "You don't care" mostra ancora una volta le qualità di Rolie all'organo, solo Jon Lord dall'altra parte dell'Atlantico può tenere testa alla sua aggressività (mentre Keith Emerson gioca proprio un'altra partita in un altro campo, e presto passerà al sintetizzatore moog).

Culmine e conclusione del disco è "Soul Sacrifice", incendiario strumentale in cui tutto il gruppo si mette a disposizione del proprio chitarrista per consentire a Carlos di sfogare tutta la propria espressività. Sarà questo anche il terreno sul quale i Santana costruiranno la propria fortuna a Woodstock, aprendo così una carriera fortunata e felice per il gruppo nel suo complesso e in particolare per diversi dei protagonisti di questo disco prodigioso.

La strepitosa copertina del disco è dell'artista americano Lee Conklin.

- Prog Fox

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