giovedì 15 agosto 2019

Led Zeppelin: "In through the out door" (1979)

Il 15 agosto di quarant'anni fa esce "In through the out door", ultimo album in studio dei Led Zeppelin. Il 25 settembre del 1980, John 'Bonzo' Bonham sarebbe morto soffocato come conseguenza di un incontrollato abuso di alcolici, ponendo fine alla carriera di una delle più grandi rockband di tutti i tempi.
"In through the out door" rimane così il canto del cigno delala formazione britannica - un po' un anticlimax, essendo l'LP un tipico disco di transizione, all'epoca necessario soprattutto per testimoniare di essere ancora vivi dopo tre anni durissimi dal punto di vista personale.



È difficilissimo giudicare "In through the out door" (agosto 1979), ottavo e ultimo album in studio dei Led Zeppelin, alla luce di quanto avvenuto il 25 settembre del 1980, quando il batterista John "Bonzo" Bonham morì soffocato dal vomito dopo una eccessiva ingestione di alcolici, segnando la fine di una delle più grandi rockband di tutti i tempi - forse la più grande rappresentante dell'hard rock classico.

A un primo ascolto si rimane sbalorditi, resta difficile credere che si sia rimasti con in mano questo LP come ultima opera compiuta del gruppo prima della fine. Tralasciamo le rare esibizioni dal vivo insieme dei tre sopravvissuti, o anche solo del chitarrista Jimmy Page e del cantante Robert Plant, per non parlare di "Coda", breve appendice di pezzi scartati negli anni, comparsa nel 1982, nessuno dei quali all'altezza del materiale già edito - anche perché tutti i brani migliori non ancora pubblicati erano già stati recuperati nel 1974 per "Physical Graffiti".

Si resta sbalorditi, dicevamo; a chi non sappia collocare questo disco nella storia della formazione può anche suscitare delusione; e questo perché si tratta palesemente di un disco di transizione. Incidere il disco era principalmente, a tre anni di distanza dall'ultimo album e dall'ultimo tour, un tentativo di mostrarsi ancora vivi e attivi - questo aspetto era molto più importante del contenuto effettivo dell'LP stesso.

Bonham era riuscito a liberarsi della dipendenza dalla cocaina, ma questo aveva aumentato esponenzialmente il suo alcolismo. Page era nel periodo più buio di eroinomane. Il bassista e polistrumentista John Paul Jones ricorda che all'epoca vi era una netta separazione fra lui e Plant da un lato, 'relativamente puliti', e Bonham e Page dall'altro. Plant, che aveva subito un danno permanente alle sue corde vocali, aveva fatto un profondo bagno di sobrietà dopo il gravissimo incidente stradale del 1975 che lo tenne fermo per mesi e diede la prima grossa crisi alla band; e soprattutto dopo la morte per una infezione del figlio Karac nel 1977.

Il 1978 fu passato a scrivere le nuove canzoni e poi a inciderle nel Polar Studio di proprietà degli ABBA, in Svezia. Ma Page e Bonham, per un motivo o un altro, arrivavano spesso in ritardo, così si ritrovavano Jones e Plant soli in studio per ore, a scrivere, arrangiare o lavorare a una canzone o l'altra. Cosicché Bonham e Page finirono perlopiù a sovraincidere su idee già sviluppate, dando il loro minor contributo di sempre a un disco degli Zeppelin. Avere solo metà gruppo pienamente funzionante significa per forza di cose che l'album non è ben equilibrato.

Il contributo percussivo di Bonzo è ridotto, molti arrangiamenti della batteria non sono all'altezza del suo virtuosismo, a eccezione di "Fool in the Rain", versione aggiornata delle sonorità tropicali già esplorate nella famosa "Dyer Maker" su "Houses of the Holy" (1973) e una delle migliori canzoni del disco, in cui Bonham sembra ritrovare pienamente la magia di un tempo.

Page tira fuori l'archetto di violino per suonare la minacciosa introduzione di "In the evening", che apre il disco con un ottimo riff di chitarra elettrica e rappresenta l'unico pezzo nella tradizione hard rock del gruppo. Produce anche buoni assoli in "Fool in the Rain" e "Carouselambra", epos tastieristico di dieci minuti dominato dal nuovo sintetizzatore Yamaha di John Paul Jones, uno di quei pezzi indicato dai critici del tempo, che già odiavano i dinosauri essendosi innamorati del punk, come il segno di un gruppo ormai morto, ma che in realtà presenta anche alcune buone idee, anche se annegate in una durata eccessiva e un missaggio non all'altezza (missaggio effettuato come sempre da Jimmy Page - meno lucideo che mai anche da questo punto di vista).

Notevoli sono entrambe le composizioni firmate esclusivamente da John Paul Jones e Robert Plant. La poco nota "South Bound Saurez" è un buon boogie rock basato su pianoforte e chitarra elettrica, con una convincente, grintosa prova vocale di Plant. Tutti conoscono invece "All my love", una delle più malinconiche e struggenti ballate del catalogo degli Zeppelin, forse l'unico capolavoro del disco e l'ultimo canto del cigno della formazione inglese.

Se John Bonham non fosse morto e i Led Zeppelin fossero entrati negli Anni Ottanta con energia rinnovata e un nuovo album, "In through the out door" sarebbe stato ricordato come un momento importante del percorso di rinascita di una band che aveva dominato la prima metà degli anni settanta e aveva subito durissimi colpi personali che l'avevano debilitata. Il decesso di Bonzo il 25 settembre 1980 pose però fine al volo dei Led Zeppelin, e così "In through the out door" non risultò un canto del cigno appropriato alla grandezza della formazione. Freddie Mercury e David Bowie avrebbero avuto entrambi tempo per elaborare la propria malattia con "Innuendo" e "Blackstar"; mentre Jim Morrison aveva chiuso casualmente la carriera con un capolavoro di malessere e morte come "Riders in the Storm". A Bonham e ai Led Zeppelin non fu concesso questo privilegio, che li cose a metà del guado. Solo "All my love" è forse quanto di più vicino i Led Zeppelin abbiano scritto a memoria della propria fine e della propria grandezza, per quanto non lo sapessero ancora.

- Prog Fox


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