giovedì 1 agosto 2019

Humble Pie: "As safe as yesterday is" (1969)

Il primo agosto di cinquant'anni fa usciva "As safe as yesterday is", album di esordio degli Humble Pie, gruppo rock inglese guidato da Steve Marriott (cantante e chitarrista che aveva lasciato gli Small Faces pochi mesi prima) e Peter Frampton.
L'album è un successo per un gruppo appena formato, e pone le basi per una futura carriera con buoni risultati su entrambe le sponde dell'Atlantico, all'insegna di un buon hard soul melodico parente stretto del nascente glam rock.


(il disco completo si può ascoltare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nYZzgMLM0vPOMxpp3IqnG-4uFpDZnfLno)




Dopo il concerto di Capodanno 1969, l'inquieto Steve Marriott, cantante e chitarrista degli Small Faces, lascia il gruppo così su due piedi. I restanti tre Small Faces recluteranno Rod Stewart e Ron Wood in rotta con Jeff Beck e proseguiranno col nome di Faces. 

Steve Marriott, invece, fonda gli Humble Pie, associandosi a musicisti di esperienza come il pur giovanissimo Peter Frampton (ex-cantante e chitarrista degli Herd) e il bassista Greg Ridley (ex-Spooky Tooth). Completa la formazione il batterista diciassettenne Jerry Shirley, vera forza della natura (amico di Syd Barrett e David Gilmour che nel corso del 1969 e del 1970 suona anche in studio e dal vivo con Syd).

Il gruppo incide e pubblica il debutto "As safe as yesterday is", che risulta essere un buon successo per un gruppo nuovo e pone basi ben solide per la sua futura carriera. Marriott e soci ce la mettono tutta per far sembrare questo disco la naturale progressione del suono degli Small Faces, con un suono all'insegna di un hard soul melodico e vibrante.

Quando il gioco riesce, escono pezzi meravigliosi come "Buttermilk Boy", "Bang!" e soprattutto la title track, epica, muscolare e potente quanto i pezzi più audaci di Cream e Mountain. Bastano questi brani a meritare al disco l'ascolto di chiunque apprezzi il rock inglese a cavallo del cambio di quel decennio.

Quando il giochino non riesce, invece, gli Humble Pie più che una prosecuzione degli Small Faces ne sembrano un post-scriptum ("I'll go alone"), specialmente quando l'eccessiva durata di certe canzoni pare un modo per nascondere una certa mancanza di idee o di convinzione ("A Nifty Little Number Like You"). E in un disco di 55 minuti, a che serve la pur buona cover di "Desperation" degli Steppenwolf?

A fianco della propria versione più muscolare, il gruppo ha anche una natura semiacustica, che emerge in brani bizzarri ed eclettici come "Alabama 69" e "Growing closer" (scritta dal tastierista degli Small Faces, Ian McLagan), o nell'introduzione di "I'll go alone". Un tipo di sonorità che inspiegabilmente dominerà il secondo LP del gruppo.

- Prog Fox

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