mercoledì 31 luglio 2019

Mott the Hoople: "Mott the Hoople" (1969)

Chiudiamo il nostro viaggio musicale di luglio con un album la cui incisione fu completata in questo mese cinquant'anni fa, ovvero "Mott the Hoople", l'album d'esordio del quintetto inglese dei... Beh, dei Mott The Hoople.
Strepitosa band di culto, ci fanno già vedere di che pasta sono fatti in questo disco pubblicato poi nel novembre dello stesso anno.


(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PL8UfM7ycll7RRw-u61uA0t_zYc72MpAnk)


Il 1969 vede anche l'esordio discografico di una brillante band inglese, i Mott The Hoople. Il grande successo li eluderà sempre, nonostante tutti li conoscano almeno per una canzone, quella "All the young dudes" (1972) che David Bowie scrisse per loro al culmine dell'era glam.

I Mott the Hoople però avevano iniziato a farsi le ossa anni prima, in particolare grazie ad anni di concerti in giro per l'Europa e persino in Italia con diversi nomi (Doc Thomas Group, Shakedown Sound, Silence). Scoperti da Guy Stevens, eccentrico manager, talent scout e produttore, cambieranno nome in Mott the Hoople, dal titolo di un romanzo della controcultura americana scritto da Willard Manus.

Il gruppo a quel punto era formato dal cantante e pianista Ian Hunter, dal chitarrista Mick Ralphs Blues Band, dall'organista Verden Allen, dal bassista Pete Watts e dal batterista Dale Griffin, tutti solidi rocker senza troppi fronzoli ma dal chiaro gusto melodico. Il sogno del produttore Guy Stevens è di fare dei Mott the Hoople il gruppo che sappia unire Bob Dylan e i Rolling Stones.

L'obiettivo è bizzarramente perseguito anche tramite alcune cover, "You really got me" dei Kinks riletta come strumentale chitarristico, e le maggiormente riuscite "At the crossroads" del Sir Douglas Quintet e "Laugh at me" di Sonny Bono.

I risultati migliori sono però evidentemente le composizioni di Ian Hunter e Mick Ralphs, già autori di rilievo. "Backsliding fearlessly" è una splendida imitazione del Dylan elettrico, mentre "Rock and Roll Queen" mostra le credenziali hard dell'energico quintetto e il legame spirituale con i Rolling Stones. Capolavoro del disco sono però i dieci minuti della cavalcata elettrica "Half Moon Bay", con un riff di chitarra di apertura davvero leggendario, citazioni classiche in stile progressive e una sezione ritmica di fuoco.

Evoluzione naturale del suono post-mod/hard-soul di Small Faces e Humble Pie, "Mott the Hoople" è l'esempio più convincente del periodo di transizione verso il mondo glam prossimo venturo, naturalmente assieme al contemporaneo album "Space Oddity" di Bowie.

- Prog Fox

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