domenica 18 agosto 2019

Dave Brubeck Quartet: "Time Out" (1959)

Nel luglio e nell'agosto  di sessant'anni fa venivano incise le sette tracce che costituivano "Time Out", meraviglioso album del Dave Brubeck Quartet e uno dei dischi di jazz più venduti di tutti i tempi. Giustamente, ci sentiamo di dire, pur nella nostra assoluta ignoranza del jazz.



(il disco completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mo1JrADSY-s5PlmoAEOSf9Sv_FBVgVF7A)




Dave Brubeck è una delle grandi figure del cool jazz. Nato il 6 dicembre del 1920 in California, principalmente di ascendenza svizzera e tedesca, Brbueck studia pianoforte con la madre, pianista classica, ma fatica a imparare a leggere a prima vista le note per via della sua miopia, compensando col talento puro. La cosa viene scoperta al Conservatorio di Stockton, dove genera scandalo, e si diploma nel 1942 solo dopo la promessa che non avrebbe mai insegnato piano, grazie al supporto dei professori impressionati dalla sua capacità di scrivere contrappunti e armonie. Serve tre anni nella sezione di intrattenimento dell'esercito americano in Europa durante la Seconda guerra mondiale, e lì conosce il sassofonista Paul 'Desmond' Breitenfeld (nato il 25 novembre del 1924 a San Francisco, austriaco per linea paterna e irlandese per linea materna), che sarà l'amico di una vita.

Tornati dall'Europa, troveranno il successo negli anni Cinquanta con tour che concentravano i concerti nei campus e nei college, dove facevano parte dei jazzisti più amati dagli intellettuali e dagli studenti della Beat Generation. Brubeck era il serio padre di famiglia, devoto alla moglie Iola; Desmond era lo scapolo e donnaiolo impenitente, devoto solo alla bottiglia e, successivamente, interessato all'LSD e agli studi di Timothy Leary, alle anfetamine e alla cocaina. Brubeck era talmente umile e modesto che quando nel 1954 il suo successo nei campus gli aveva guadagnato la copertina di "Time" (secondo jazzista dopo Louis Armstrong), si scusò con Duke Ellington dicendogli che l'avrebbe meritata the Duke e che lui l'aveva ricevuta solo perché era un pianista bianco.

Nel 1956, Brubeck recluta Joe Morello (nato il 17 luglio del 1928 a Springfield, Massachusetts), che dai 9 ai 15 anni aveva studiato violino classico a Boston prima di dedicarsi alla batteria jazz, nella quale era divenuto un brillante innovatore, e fluido padrone di ritmi inusuali. Il quartetto classico di Dave Brubeck si completa nel 1959 con l'approdo nel gruppo a tempo pieno del contrabbassista afroamericano Eugene Wright (nato a Chicago il 29 maggio del 1923), con il quale il gruppo realizza il primo disco jazz che vende oltre un milione di copie, il trionfo colossale di "Time Out", che porta Brubeck e i suoi soci all'inizio della propria fase di maggiore successo commerciale.

Decorato da una meravigliosa copertina dell'artista hawaiiano-giapponese S. Neil Fujita, "Time Out" è un disco unico per diversi motivi. Intanto è un disco senza standard, costituito solo di composizioni originali. Tali composizioni sono il frutto dell'incrocio fra le tendenze cool jazz imparate dai pionieri afroamericani con gli studi classici dei musicisti bianchi. È una musica che si sviluppa per contrasti: quello fra lo stile secco e ritmico di Brubeck al piano (al quale fu costretto da danni permanenti alla colonna vertebrale riportati durante un grave incidente di surf) e la melodiosa limpidezza del sax contralto di Desmond, capace peraltro di note altissime. Ma anche quello fra le influenze classiche di Brubeck e la corposità del contrabbasso di Wright che ne smorza le asperità e conferisce morbidezza al sottofondo sul quale si esprimono i solisti.

Infine, Brubeck e i suoi soci decidono di utilizzare una enorme varietà di tempi inusuali nella realizzazione di tali composizioni; l'idea venne a Brubeck dopo un tour in Europa e Asia sponsorizzato dal Dipartimento di Stato. In particolare, il capolavoro che apre l'album, "Blue Rondo à la Turk", segue una figura ritmica in 9/8 che Brubeck aveva imparato all'epoca dall'incontro con dei musicisti turchi. Anche qui è il contrasto fra la ritmica incalzante del tema principale e la sonnacchiosa, swingante sezione in 4/4 nella quale Desmond è il solista, che si alternano in modo sorprendente e inaspettato lungo tutto il brano.

Il pezzo successivo è un altro capolavoro, "Strange Meadow Lark", introdotto da una lunga esecuzione del solo Brubeck al pianoforte che lascia a bocca aperta - almeno i fessi come il sottoscritto, abbastanza digiuni di jazz e di conoscenze musicali superiori. Si evolve poi in un brillante, melodioso brano cool jazz, con le figure angolari di Brubeck in primo piano.

Altro capolavoro è la successiva "Take five", che prende il nome dalla ritmica in 5/4, scritta dal sassofonista Paul Desmond appositamente per enfatizzare le capacità di Joe Morello come batterista. Il tema di piano di Brubeck e la melodia al sax di Desmond entreranno nella leggenda e il singolo omonimo, pubblicato nel 1961 in una nuova registrazione ridotta, diverrà il 45 giri più venduto della storia del jazz. Morello si conferma qui come un batterista dall'inventiva radiosa, anche grazie a un finale semplicemente stratosferico.

Il lato B, pur non raggiungendo le vette assolute del lato A, ci delizia con "Three to get ready", che mescola valzer e swing e sarebbe divenuta uno dei cavalli di battaglia del repertorio di Brubeck, con "Kathy's Waltz", dedicata alla figlia Cathy (che dovette convivere con un madornale errore di stampa), "Everybody's jumpin'" e soprattutto "Pick up sticks", forse il più interessante dei brani del lato B, almeno a parere di chi scrive.

Quando ci avviciniamo al jazz o alla classica, lo facciamo sempre con una certa soggezione perché ci allontaniamo dai mari noti alla volta di oceani sconosciuti in cui non siamo sicuri di saperci barcamenare. Ma se possiamo attirare l'attenzione dei nostri lettori su un capolavoro come questo, ne sarà comunque valsa la pena.

- Prog Fox



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