venerdì 19 luglio 2019

Roy Harper: "Folkjokeopus" (1969)

La data di pubblicazione è incerta, ma si presume che all'incirca in questo periodo, cinquant'anni fa, uscisse "Folkjokeopus", terzo album del cantautore inglese Roy Harper, uno dei più originali della scena folk britannica, paragonabile forse solo alla Incredible String Band e a Ian Anderson dei Jethro Tull per la sua opera di modernizzazione del linguaggio della chitarra acustica in un contesto pop/rock.
Il disco rappresenta un ulteriore tassello verso la piena maturità artistica - che arriverà due dischi dopo con "Stormcock".


(il disco completo si può trovare qui: https://www.youtube.com/watch?v=tCJ7AHk1d7k)



Il cantautore inglese Roy Harper arriva al terzo album, "Folkjokeopus", con la fama di artista difficile - soprattutto, difficile da vendere. Decisamente iconoclasta e idiosincratico, Harper ha un retroterra da chitarrista folk, ma non appartiene al gruppo dei tradizionalisti duri e puri o degli innovatori nel solco della tradizione come Pentangle, Fairport Convention e Strawbs. D'altronde non è nemmeno un vero musicista pop o rock, per quanto si accompagni a un batterista come Clem Cattini in abbondanza in questo album.

Difficilmente inquadrabile, Roy ha qualche punto di comunanza con i più arditi sperimentatori del folk, la scozzese Incredible String Band, e con lo stile acustico dei Jethro Tull di Ian Anderson; ma Roy ha uno stile proprio che, come per i migliori artisti, lo rende unico, oltre a una voce dal timbro graffiante, dall'estensione significativa e dal falsetto espressivo.

"Sgt. Sunshine", che lo vede duettare con la cantante Jane Scrivenere, e "She's the one" sono ottimi pezzi di apertura in cui Harper esprime già nella voce il proprio titanismo alfieriano. Al contrario di un Nick Drake, Harper non è mai depresso o dimesso - può essere sarcastico, arrabbiato, triste, nostalgico o ironico, ma sempre con una determinazione nello sguardo da uomo solo in una società malevola, capace di combattere contro orchi (o mulini a vento) se necessario.

Meno interessanti sono "In the time of water" e "Composer of life" (poco più che due intermezzi musicali), l'ironico vaudeville "Exercising some control" e la conclusiva, latineggiante "Mañana", mentre da segnalare in positivo, anche se si tratta poco più che di un esercizio di stile alla chitarra acustica, è la buona prova di "One for all", pezzo solista quasi esclusivamente strumentale.

Lo spirito titanico, individualista ma attento al sociale, fiero e feroce di Harper viene espresso al meglio dalla lunga suite "McGoohan's Blues", che occupa gran parte del lato B ed è dedicata al personaggio del 'prigioniero' scritto e interpretato da Patrick McGoohan nella famosa serie inglese andata in onda nel 1967. "And I'm just a social experiment tailored to size, I've tried out the national machine and the welfare surprise". Le acrobazie verbali di Harper ("And the luminous green prima donna is sniffing the sky: she daren't tread the earth that she's smelling, her birth was too high. Her bank balance castle is built on opinion and fear, which is all she allows within three hundred miles of her ear") qui si comparano favorevolmente con quelle dell'amico e collega Ian Anderson, che sta sperimentando formati simili. E quando entrano basso e batteria e il tono della musica si fa elegiaco, emerge quella totale assenza di disperazione e rassegnazione di Roy Harper davanti alla bruttura del mondo che rende il personaggio ancora più caro ai suoi ammiratori.

"Folkjokeopus" vede quindi un ulteriore miglioramento delle qualità autoriali ed esecutive di Harper, che pure aveva realizzato un album interessante con il precedente "Come out fighting Ghengis Smith" (1967), anche se il Roy Harper della maturità giungerà solo qualche mese più tardi con "Flat baroque and berserk" (1969) e sopratutto col capolavoro di una carriera, "Stormcock" (1970).

- Prog Fox

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