giovedì 25 luglio 2019

Beastie Boys: "Paul's Boutique" (1989)

Oggi si celebrano anche i trent'anni dall'uscita di "Paul's Boutique" dei Beastie Boys, uno dei più grandi album di sempre dell'hip-hop. Già bollati come bolliti one-hit wonder dopo l'hip hop da liceali bianchi in cerca di feste del loro debutto "Licensed to Ill", Mike D, MCA e Ad-Rock seppero reinventarsi creando un hip hop postmoderno basato sui densissimi campionamenti dei Dust Brothers.




(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nqPWHD8c9N4DnlFGUg4DVqFQvupzxFSkA)



I Beastie Boys, tre ragazzi ebrei di New York cresciuti nel giro della musica punk, avevano mostrato all'America che un bianco poteva rappare bene tanto quanto qualunque nero. D'altronde, gente come Rick Rubin, che li aveva prodotti, aveva dimostrato che un bianco poteva comprendere la musica nera come qualunque nero. Certamente non nei testi - le esperienze dei ragazzi bianchi di città non potevano certo paragonarsi a quelle dei ragazzi del ghetto, a quelle dei gangsta rapper o di chi li avversava. Per questo i Beastie Boys avevano fatto successo con "Licensed to Ill", che era sì un capolavoro, ma anche un party album da cazzoni borghesi. Frat hip hop, venne definito, insomma roba da goliardi bianchi che facevano il college.

Però Mike D, MCA Yauch e Ad-Rock Horovitz non erano d'accordo per un cazzo con questa definizione: loro erano cazzoni, ma cazzoni seri, se capite la differenza. E se non la capite, ascoltatevi "Paul's Boutique". Dati per finiti da tutti, one-hit wonder scemi quando ormai l'hip hop erano i Public Enemy, N.W.A. e Ice-T, i Beastie Boys fecero l'unica cosa che un gruppo di ragazzi bianchi potevano fare per lasciare il segno: inventare il post-modernismo hip hop.

L'idea di base venne parlando con altri due ragazzi bianchi, i produttori noti come Dust Brothers (Michael Simpson e John King), che stavano preparando un disco di campionamenti e mesh-up da passare ai disc jokey. In un'epoca in cui a nessuno fotteva di preoccuparsi gran che del costo dei campionamenti, i Dust Brothers avevano realizzato una serie di tracce ritmiche usando solo ed esclusivamente rip-offs e samples rimescolati fra loro. Quando i Beastie Boys andarono da loro, i Dust Brothers si offrirono di ripulire un po' le tracce e dare loro solo i ritmi su cui rappare. I Beastie Boys gli dissero che invece volevano rappare proprio su quella marea di suoni sovraincisi, una cosa che all'epoca semplicemente nessuno aveva pensato e nessuno riteneva fattibile od opportuna.

Adam Yauch ricorda che metà dei brani di "Paul's Boutique" furono rappati su basi ritmiche già pronte, mentre per l'altra metà i Beastie Boys lavorarono insieme ai Dust Brothers sulla selezione dei samples che avrebbero poi realizzato. A ogni modo, ne venne fuori uno dei dischi più originali dell'epoca, tutto utilizzando campionamenti da ben 105 canzoni, per realizzare le quindici tracce dell'album.

"Paul's Boutique" è talmente assurdo che va davvero ascoltato dall'inizio alla fine, lasciando fluire i campionamenti e le declamazioni dei tre rapper. Se dobbiamo scegliere canzoni particolarmente significative, ci verrebbe da considerare "Shake your rump", la fantastica "The Sounds of Science", la conclusiva mega-traccia da dodici minuti (e 24 campionamenti) , "B-Boy Bouillabaisse", "Three Minute Rule" e "Hey Ladies". Ma lo ripetiamo, l'album va veramente ascoltato tutto di fila.

La quantità di samples e idee che colpiscono l'ascoltatore in continuazione è tale, come talmente originale è il modo saracastico, un po' lamentoso e sfigato di rappare dei tre Boys (in particolare del fastidioso, esilarante Mike D, forse la voce più particolare del gruppo), che per godere di questo sound non c'è neanche bisogno di aprire il libretto dei testi. Se lo farete, però, scoprirete che oltre a ironia e sarcasmo, a volte post-adolescenziali, ci sono cultura trash, comedy, vere e proprie storie urbane che sanno anche sorprendentemente denunciare la violenza e il razzismo ("Looking down the barrel of a gun"), e anche gli aspetti migliori dell'individualismo e della voglia di libertà dei ragazzi americani degli anni ottanta.

- Red

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...