sabato 1 giugno 2019

Patrick Wolf: "The Bachelor" (2009)



(tutto l'album si può ascoltare qua: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lrnq4Gx9znKpe-ErnOPqTlDAT-_lEEKNQ)




Giunto al quarto disco, l'adorabile Patrick Wolf sposa con "The Bachelor" (2009) la dimensione più magniloquente ed esplicita del suo lessico.
Se nei dischi precedenti il folk gotico e oscuro di "Wind In Wires" si era mosso verso il pop di "The Magic Position" (perdendo a dire il vero un po' di fuoco), ora è decisamente l'elettronica marcare il territorio e a segnare l'opera.

Sia chiaro: ai molti pareri entusiasti e positivi che accolgono l'opera, non si possono non affiancare e considerare sensate le obiezioni di chi, all'ascolto, si sente in parte naufragare in questo mare di lustrini e di pose bigger than life.
La trama del disco, infatti, è tessuta a carte assolutamente scoperte ed è fatta di colori sgargianti e melodrammatici, nel senso proprio del termine.
Si ascolti, ad esempio, "Count Of Casualty": immaginario discorso alla nazione, retorico e bolso che si regge ed ha ragione d'essere solo e soltanto nel contesto di questo disco e di questo artista.
Come un equilibrista che si muove su una sottile linea, Patrick Wolf percorre con maestria il confine tra eccesso da poseur e sincera teatralità e trasporto epico.
A dire di chi scrive tale confine viene consapevolmente percorso e rispettato, ma non è stupefacente che anche alle orecchie e nei pareri dei più disposti ascoltatori alcuni episodi risultino barocchi ed eccessivi.

La prima parte del disco è sicuramente quella più accogliente: soprattutto la sequenza "The Bachelor"-"Damaris"-"Thickets" appare centrata e affascinante. Spicca di certo la title track, che indulge meno in ridondanze orchestrali rispetto agli altri pezzi dell'opera.

Bellissimi pezzi sono, a nostro dire, "Volture" e "The Sun is Often Out". Più discutibile, ad esempio, "Battle" i cui eccessi sembrano messi lì apposta per prestare il fianco alle perplessità degli ascoltatori.

Sono ormai passati 10 anni da questa apparizione in studio di Patrick Wolf.
Seguiranno il gioioso e romantico "Lupercalia" (2011) e soprattutto il singolare (e davvero imperdibile) "Sundark and Riverlight", che riprenderà in chiave puramente acustica molti pezzi del repertorio (che spogliati e ridotti al nocciolo risulteranno di particolare intensità - si ascolti "Volture"), ma per vicessitudini personali e creative la produzione wolfiana ha rallentato e siamo ad oggi in attesa del nuovo passo compositivo del talentuoso inglese.
Lo aspettiamo con curiosità ed affetto, come si aspetta un amico da tempo assente, con la certezza che saprà sicuramente di nuovo incuriosirci, spiazzarci e, in ultima battuta, emozionarci.

- il Compagno Folagra

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