martedì 4 giugno 2019

Jeff Beck Group: "Beck-Ola" (1969)



(disco con quattro bonus track qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mIj8YFAzORvShPer10i7dYXVtey87IScA)




Nell'aprile del 1969 vengono completate le registrazioni di "Beck-Ola", secondo album del Jeff Beck Group.

Rimasti al suo fianco Ronnie Wood al basso e Rod Stewart alla voce (sì, quel Rod Stewart), Jeff Beck, uno dei più importanti chitarristi blues britannici della sua generazione, sostituisce Mickey Waller con Tony Newman alla batteria e assume il sessionman Nicky Hopkins - che aveva già collaborato al primo album - come pianista a tempo pieno della formazione.

Sentendosi scavalcato nella corsa a rendere il blues rock sempre più supersonico e pesante dai Led Zeppelin dell'amico-rivale Jimmy Page, Beck prosegue la sfida alla creazione dell'heavy metal con questo splendido album; la risposta a "Beck-Ola" degli Zeppelin sarà "Led Zeppelin II" (l'album di "Whole lotta love", disco che gli Zep inizieranno a incidere proprio quando Beck finisce di registrare questo).

Forse per mancanza di fiducia in se stesso, oppure per mettere le mani avanti, Beck scrive nelle note di copertina che non esiste più nulla di nuovo e che non intende infatti fare nulla di nuovo con questo disco. Una affermazione discutibile, anche visti i contenuti dell'album. Di sicuro nessuno aveva inciso una "All shook up" (classico di Presley) così sporca e cattiva, con Rod sugli scudi - anche se Beck & soci rimangono ancora più blues che hard se confrontati agli Zeppelin.

Né si può accusare "Spanish Boots" di mancanza di originalità, con la ritmica inusuale marcata da un sensazionale Newman e la forma sfuggente e sinuosa con cui si sviluppa. E che dire della dolentissima "Girl from Mill Valley", una ballata strumentale composta da Hopkins e impregnata di roots rock americano à la Band?

Concluso il lato A con un altro classico di Elvis riarrangiato, "Jailhouse Rock", il lato B è tutto appannaggio delle composizioni del gruppo, anche qui secondo la formula 'due brani hard blues e uno strumentale anomalo'.

Se "Plynth" e "The Hangman's Knee" hanno come protagonisti Rod Stewart e Jeff Beck (bastano i soli sghembi di "Plynth" a valere il prezzo dell'album), la conclusiva "Rice Pudding" è ancora una volta opera del geniale pianista Hopkins, e termina un disco stratosferico, che rappresenta il punto ultimo a cui può spingersi il blues prima di diventare heavy metal. Un luogo impervio, una cima vulcanica brulla e desolata, dalla quale si può ammirare la sterminata distesa fertile del blues da cui si è arrivati da un lato, e dall'altro il futuro accidentato e cupo del metal ancora da venire.

Purtroppo il Jeff Beck Group si disintegra a causa dei litigi fra Beck e il duo Stewart/Wood durante il successivo tour americano e la band, che doveva esibirsi a Woodstock, manca l'evento.

Stewart e Wood entreranno nei Faces, per poi sfondare in seguito uno come solista e l'altro come seconda chitarra dei Rolling Stones. Newman suonerà con altri mostri sacri come David Bowie e i T. Rex di Marc Bolan. Hopkins rimarrà negli Stati Uniti ed entrerà nei Quicksilver, per poi suonare in seguito in tre tour dei Rolling Stones.

- Prog Fox

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