domenica 16 giugno 2019

le Orme: "Florian" (1979)



(il disco completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kjOIVw5mP9VaBgOFgqVLk1exxbuhgAI2A)




In piena crisi del progressive rock e in epoca new wave, le Orme compiono una delle più coraggiose svolte artistiche degli anni '70 abbandonando completamente gli strumenti elettrici e incidendo un disco solo utilizzando strumenti di musica classica e da camera. Il risultato è sicuramente il disco più originale della loro carriera e, forse, anche il migliore.

Gruppo che aveva affrontato tutti gli anni settanta con assoluta dignità e competenza, le Orme erano state criticate sia per le liriche che esprimevano posizioni vicine all'ambiente cattolico e a posizioni quantomeno caute su droghe, libertà sessuale e aborto, sia perché pur essendo un gruppo prog non sarebbero stati dei virtuosi quali altri artisti del genere. Critiche che lasciano il tempo che trovano alla luce dei bellissimi risultati ottenuti con "Collage" (1971), "Uomo di pezza" (1972), "Felona e Sonora" (1973) e "Contrappunti" (1974). Con una certa stanchezza di tutto il movimento prog e l'avvento del punk, avevano continuato comunque a produrre con regolarità dischi dignitosi anche se non al pari della loro tetralogia più classicamente progressive.

Con "Florian", la svolta cameristica, incarnata già dal titolo che si ispira al famoso Caffè Florian di Venezia (uno dei due caffè più antichi del mondo, inaugurato il 29 dicembre del 1720), le Orme compiono una inaspettata quanto incredibile metamorfosi, artisticamente compiuta e di totale riuscita. "Florian" è disco pressoché perfetto e unico nel panorama musicale di quegli anni, un 'prog cameristico veneziano', se si vuole trovargli per forza una definizione, intriso di umori mediterranei, capace di sfruttare la peculiarità storica e culturale della loro città di origine e il suo ruolo come porta fra Oriente e Occidente. Le storie fantastiche descritte nelle liriche, dal mito di Ulisse ("Calipso") alla chiamata di San Pietro da parte di Gesù ("Pietro il pescatore"), sono incarnate da musiche che sanno farsi ora festose danze al canto degli archi ("Il mago"), ora malinconiche riflessioni che poggiano su clavicembali, pianoforti e percussioni melodiche ("Jaffa").

Si dice che il gruppo si sia ritirato a lungo (quasi due anni) per impratichirsi in modo opportuno in strumenti per loro inusuali: il cantante-bassista Aldo Tagliapietra suona chitarra e violoncello; il tastieristaTony Pagliuca suona pianoforte, clavicembalo e harmonium; il batterista Michi Dei Rossi suona rullante, vibrafono, glockenspiel e marimba; e il chitarrista Germano Serafin (che anni dopo lascerà il gruppo per entrare nell'Orchestra sinfonica comunale della sua città, Treviso) aggiunge all'acustica anche il violino, la mandola e il bouzouki greco. L'esito è assolutamente encomiabile e si esprime al meglio nei due strumentali che aprono e chiudono il disco ("Florian" ed "El gran senser"), fra le migliori composizioni musicali della loro carriera, mini-suite capaci di condurre l'ascoltatore lungo una vasta gamma di atmosfere ed emozioni in appena sette minuti ciascuna.

Canzone-simbolo del disco è "Fine di un viaggio", in cui il quartetto veneziano si rivolge a un amico, Mr. Tambourine Man (chiaro il riferimento a Dylan), dicendogli che ormai è il momento di cambiare strada perché è arrivata la nuova musica. La strada scelta dalle Orme è di rifiutare il punk, la new wave, l'elettronica e ricercare nella propria tradizione musicale nuovi stimoli.

Stimoli che le Orme riuscirono a trovare, con un occhio nel passato e lo sguardo dritto e aperto sul futuro (per citare un altro grande artista di quegli anni), con risultati eccelsi che evocano senza indugio plauso e meraviglia. Che vogliamo dedicare in primis alla memoria di Germano Serafin, scomparso nel 1992, a soli 36 anni, per un tumore.

[Qui l'estratto di un concerto del 28 luglio 1979, tratto dal tour promozionale dell'album:https://www.youtube.com/watch?v=TEgao16AmzI]

- Prog Fox

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