sabato 22 giugno 2019

Flaming Lips: "The Soft Bulletin" (1999)



<Il disco più bello dei Lips> gridano in coro le orde barbariche di parvenu che si fanno belli della conoscenza di uno dei dischi più incensati degli anni ’90 come se fosse il cazzo di Santo Graal. 




<Ma no, molto più bello il precedente “Clouds taste metallic”> berciano i soliti fighetti per cui i Floyd sono finiti con la salute mentale di Syd Barret e che millantano di preferire i primi, acidissimi Flaming Lips alla loro incarnazione più moderna e easy-listening.

<Seguito di “Clouds taste metallic un corno”>, si alzano gli indici dei precisini presenti, <prima di “Soft bulletin” c’è l’album quadruplo “Zaireeka”, laddove per “quadruplo” si intende su quattro CD, ma tutti da suonare contemporaneamente (è tutto vero)>. Quest’ultimi hanno anche ragione, quando aggiungono che la svolta psych-pop con venature sintetiche di fatto avviene già in questa bizzara operazione discografica, ma nessuno l’ha notato perché tutti pensavano fosse l’ennesimo scherzo di una band alternativa finita per sbaglio sul set di “Beverly Hills 90210” a cantare di una tizia che usa la gelatina invece della vaselina.

Ma non hanno tutti i torti neanche i soliti odiosissimi fighetti, ché “Clouds taste metallic” è un disco bello davvero, e già piuttosto orecchiabile paragonato ai suoi predecessori.

Ma se la stragrande maggioranza del pubblico associa prima di tutto a quest’album il nome dei Lips, almeno un motivo ci dovrà pur essere.

“The soft bulletin” è un’opera incentrata sulla perdita e sulla crisi, in una parola sul buio, ma affronta questi argomenti con tono tanto epico quanto dissacrante, commovente eppur patetico, ironico ma anche ridicolo, luminoso e colorato.

Il tono sbarazzino del disco nasconde sotto la superficie le difficoltà personali affrontate dal gruppo: per esempio l’abuso di droga che porterà il batterista Steve Drozd a un passo dall’amputazione del braccio, per via di un ascesso dovuto alle iniezioni di eroina, verrà cantato in “The spiderbite song”; la lunga degenza del padre del cantante Wayne Coyne, trattata in lungo e in largo sul disco, e tema centrale del singolo più famoso da esso estratto, “Waitin’ for Superman”. Il riferimento al supereroe come simbolo dei momenti difficili inquadra già il tono della carriera seguente dei Lips, con la loro estetica fumettistica e le amenità spettacolari, e si appoggia sulla corrente iniziata a fine ’90 che segnerà i comics di inizio millennio, capace di mescolare elegantemente temi di rilevanza sociale, quando non filosofica, con l’azione colorata di Superman (e dei suoi innumerevoli cloni) o di supereroi postmoderni tipo gli Invisibili.

Per quanto riguarda la componente musicale di questo disco, gli assalti di chitarra psichedelica degli esordi, ancora onnipresente sotto le nuvole metalliche, sono qui in larga parte sostituiti da stratificate orchestrazioni sintetiche e pianoforti, a sancire enfaticamente la virata pop di una band che aveva fino a quel punto rappresentato una media potenza dell’alt-rock chitarristico americano.

Ai singoloni “Waiting for Superman” e “Race for the Prize” si aggiungono altre canzoni-canzoni come “The spiderbite song”, “Feeling yourself disintegrate” e “Bugging”; strumentali delicatissimi e struggenti come “Sleeping on the roof” e “The observer”; pezzi decisamente anticonvenzionali come “The spark that bleed”, “A spoonful weighs a ton”, “Suddenlyeverything has changed”.

Sul serio, “The soft bulletin”, non contiene pezzi brutti, o inutili; al contrario, contiene alcuni elementi che saranno poi ripresi da band come MGMT e Tame Impala, tanto per l’estetica cartoonesca che per il songwriting sghembo, ed è quindi una pietra angolare del rock americano anni ’00.

Un’ultima nota finale per far notare che l’epica sinfonica di “The gash” è stata catturata in maniera eccelsa nella cover fatta dai Muse in occasione delle olimpiadi
di Londra del 2012, portando per l’occasione il titolo di “Survival”. Un vero peccato che Bellamy abbia cambiato il titolo e rimosso i veri autori della canzone.

- Spartaco Ughi

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