Il 13 giugno di quarant'anni fa usciva "Candy-O", secondo album degli americani Cars.
Un buon seguito del loro debutto dell'anno precedente, confermava il livello della band senza però replicarne il valore, forse a causa di una scelta stilistica troppo simile.
(il disco completo è qui: https://www.youtube.com/ playlist?list=OLAK5uy_nVOV0 8coz1Zsd-wlJflHt_9iC0IZnJ1 x8)
I Cars avevano fatto scintille con il loro primo album omonimo nel 1978, e il disco vendeva talmente bene anche a distanza di un anno che la loro casa discografica, la Elektra, voleva rimandare il più possibile la pubblicazione del secondo disco, "Candy-o", pronto fin da febbraio del 1979.
I Cars però non volevano saperne, e riuscirono a farlo pubblicare a giugno. "Candy-o" era un secondo album più che dignitoso, capace di ribadire le caratteristiche del primo disco, anche se non di generare lo stesso interesse musicale.
Il disco, ancora una volta prodotto da Roy Thomas Baker (famoso per avere realizzato i primi album dei Queen), restava nella scia di quel suono leccatissimo e tecnicamente purissimo che riusciva nel miracolo di non indebolire le chitarre power pop e le tastiere new wave (con più di una influenza degli Stranglers). Si confermava anche l'alternanza della voce di Ric Ocasek, principale compositore del gruppo, e del bassista Benjamin Orr, l'una nasale e sfrontata, l'altra più morbida e impostata.
Nel momento in cui di vere novità nel suono non ne troviamo, ci si concentra allora sul valore delle canzoni: "Double Life" è il capolavoro, "Since I held you" e "It's all I can do" sono il palcoscenico per il chitarrista solista Elliot Easton, ma spacca anche la conclusiva "Dangerous Type".
La quantità di melodie memorabili e riff indimenticabili è comunque per forza di cose inferiore e meno sorprendente rispetto all'esordio. Annuiamo, applaudiamo, ma poi ci mettiamo in attesa del terzo disco. E nell'attesa è più facile che rimettiamo sul platter l'esordio.
L'anno successivo, i Cars svolteranno in una direzione decisamente più inusuale con "Panorama". Ma questa è un'altra storia.
- Red
I Cars avevano fatto scintille con il loro primo album omonimo nel 1978, e il disco vendeva talmente bene anche a distanza di un anno che la loro casa discografica, la Elektra, voleva rimandare il più possibile la pubblicazione del secondo disco, "Candy-o", pronto fin da febbraio del 1979.
I Cars però non volevano saperne, e riuscirono a farlo pubblicare a giugno. "Candy-o" era un secondo album più che dignitoso, capace di ribadire le caratteristiche del primo disco, anche se non di generare lo stesso interesse musicale.
Il disco, ancora una volta prodotto da Roy Thomas Baker (famoso per avere realizzato i primi album dei Queen), restava nella scia di quel suono leccatissimo e tecnicamente purissimo che riusciva nel miracolo di non indebolire le chitarre power pop e le tastiere new wave (con più di una influenza degli Stranglers). Si confermava anche l'alternanza della voce di Ric Ocasek, principale compositore del gruppo, e del bassista Benjamin Orr, l'una nasale e sfrontata, l'altra più morbida e impostata.
Nel momento in cui di vere novità nel suono non ne troviamo, ci si concentra allora sul valore delle canzoni: "Double Life" è il capolavoro, "Since I held you" e "It's all I can do" sono il palcoscenico per il chitarrista solista Elliot Easton, ma spacca anche la conclusiva "Dangerous Type".
La quantità di melodie memorabili e riff indimenticabili è comunque per forza di cose inferiore e meno sorprendente rispetto all'esordio. Annuiamo, applaudiamo, ma poi ci mettiamo in attesa del terzo disco. E nell'attesa è più facile che rimettiamo sul platter l'esordio.
L'anno successivo, i Cars svolteranno in una direzione decisamente più inusuale con "Panorama". Ma questa è un'altra storia.
- Red
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