domenica 23 giugno 2019

Alexisonfire: "Old Crows/Young Cardinals" (2009)

Il 23 Giugno del 2009 vede la luce "Old Crows/Young Cardinals", quarto album da studio dell’ensemble Alexisonfire, originario dell’Ontario, nato ad inizio del nuovo millennio. 




(disco completo disponibile qui:https://www.youtube.com/playlist?list=PLZlO_H-KuiPaXFmoQQUX4jqvoVtaxZQv4)




All’interno della affollatissima scena post/hardcore/metal/screamo/emo che ha popolato la prima decade dei 2K, abbiamo dovuto sopportare frotte di band dalle dubbie capacità, dalla scarsa personalità e dall’inesistente originalità (grazie al cielo l’aspettativa di vita di suddetti gruppi è statisticamente molto breve). Fortunatamente, abbiamo avuto piacevoli eccezioni. Ebbene, in mezzo a questo melmoso miasma di mediocrità, uno dei gruppi che maggiormente si è elevato sopra gli altri è stato il quintetto canadese.

Reduci dal fortunato debutto omonimo, seguito dal successo del secondogenito "Watch Out!" e dall’acclamato "Crisis" (uno degli album più importanti per il genere), gli Alexisonfire (monicker che trae spunto da una pornostar contorsionista californiana) sono dunque chiamati alla prova della maturità.

Forti di un nuovo contratto strappato alla prestigiosa Roadrunner e di conseguenza di un lavoro di produzione di alto livello, con questo "Old Crows/Young Cardinals" il gruppo cambia qualcosa nella formula del proprio sound, smorzando le sfuriate scremo metalliche e orientandosi su territori alternative rock, fondendo e shakerando posthardcore con punk e spruzzate di new wave ammodernizzata, conferendo alle composizioni una forma lineare e accattivante al punto giusto, mirando alla “forma canzone” senza scadere nella banalità e soprattutto senza orientare la propria proposta a un bacino di utenza tendenzialmente più propenso a consumare prodotti dozzinali e “commerciali”.

A svettare su tutte e undici le canzoni presenti, è la superba "The Northern", lentone mutaforma dalle atmosfere cadenzate avvolgenti e ipnotiche (una sorta di versione “angelica” e meno decadente dei lenti degli Zao). Hallelujah. Di grande impatto sicuramente anche i due pezzi d’apertura, che danno il (doppio) titolo all’album. "Old Crows", martellante e trascinante, e "Young Cardinals", pezzo che rievoca le origini della band, dove l’esoscheletro forgiato con hardcore di matrice newyorkese si alterna a break dal sapore shoegaze e da un refrain dal gustoso sapore melodico.

La forza del gruppo è la sinergia, le chitarre intrecciano fra loro riff solidi e armoniosi, sorretti da una solida sezione ritmica, mentre il vero punto vincente è la chimica nel combinare le tre differenti voci presenti dietro al microfono: al timbro rauco e poderoso del cantante George Pettit (all’occorrenza piazzato anche alle tastiere e all’organo) perfettamente a suo agio anche con gli harsh strozzati, si aggiunge anche il chitarrista Dallas Green con la sua voce pulita e cristallina (strofe e ritornelli più melodici sono sempre opera sua), sorretti dalle potenti backing vocals dell’altro chitarrista Wade MacNeil.

Anche in pezzi più canonici come "Sons of Priviledge" (dalle sonorità debitrici a gruppi quali Thursday o Taking Back Sunday) la band riesce comunque a mantenere un livello compositivo gradevole senza scadere nella becera pacchianità. Riflettori puntati anche sulla (quasi) conclusiva "Accept Crime", chiaro tributo al punk ottantiano. Segue la soffusa e sognante "Burial", che va a chiudere un album da 42 minuti senza sbavature e con alcuni picchi davvero esaltanti. Non un capolavoro epocale, ma un buonissimo album di un gruppo orientato verso una piena maturazione/evoluzione, che sarebbe potuto crescere ulteriormente. Dico sarebbe usando il condizionale perché due anni dopo il gruppo si sciolse (tutti i componenti avevano già in piedi progetti alternativi a cui dopo si dedicarono a tempo pieno), con i lavori di scrittura dell’album seguente quasi ultimati.

La band passò comunque l’anno seguente on the road per il tour d’addio. E ancora qualche anno dopo i componenti si riunirono per qualche concerto esclusivo in giro per i festival, a cui seguirono altri pochi concerti esclusivi dal Nord America ad Australia e Nuova Zelanda passando per l’UK.

Ad oggi di fatto gli Alexisonfire suonano ancora e quindi possono ritenersi tecnicamente risorti e attivi, anche se non ci sono indiscrezioni a riguardo di un possibile nuovo album. In ogni caso, oggi è buon giorno per scoprire e riscoprire "Old Crows/Young Cardinals", invito rivolto soprattutto agli estimatori delle sonorità alternative, moderne, punk e hardcore.

- Supergiovane

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