(il disco completo si può ascoltare qui: https://www.youtube.com/
Per realizzare quello che è probabilmente il migliore disco della sua carriera, Steve Hackett decide di ritornare al formato della rock band dopo due album infarciti di collaborazioni e musicisti selezionati traccia per traccia. L'ex-chitarrista dei Genesis lo capisce quando completa il suo primo tour solista, organizzato dopo la pubblicazione del precedente, valido "Please don't touch", e infatti assume il suo gruppo di accompagnamento in blocco, vola in una Olanda ghiacciata da un inverno freddissimo, e incide lo splendido "Spectral Morning".
Con Hackett che si esibisce alla chitarra, all'armonica e ai cori, ci sono il cantante solista Pete Hicks, il bassista, violinista e cantante Dik Cadbury, il tastierista Nick Magnus, il batterista John Shearer e ovviamente l'immancabile fratello John Hackett ai flauti e ai sintetizzatori. Alla produzione, John Acock, per la terza volta su tre album.
La potenza di suono del sestetto si esalta già nel brano di apertura, "Every day", forse il miglior pezzo della carriera solista di Hackett, guidato da una strofa pensierosa eppure esuberante, con armonie vocali notevoli, e chiuso da uno degli assoli più belli in assoluto del chitarrista inglese. Segue la delicata, dolcissima "The Virgin and the Gypsy", ispirata da un racconto di David Herbert Lawrence, e si esibisce poi al koto giapponese per l'esotico strumentale "Red Flower of Ta Chi grows everywhere". "Clocks - The Angel of Mons" è uno strumentale progressive meno interessante, che cita i Carmina Burana di Orff e presenta un tempestoso solo di batteria di Shearer, mentre "The Ballad of the Decomposing Man", con Steve alla voce solista, è un brano umoristico che piacerà a chi apprezzava i Genesis di "Harold the Barrel" e "Robbery, assault and battery", e che chiude il lato A del disco.
Il lato B si apre con "Lost time in Córdoba", un delizioso duetto strumentale fra i fratelli Hackett. "Tigermoth" è una elaborata composizione dalla struttura piuttosto complessa che riassume i diversi umori presenti sull'album, dal prog di atmosfera alla rock opera con armonie vocali al finale acustico, nell'arco dei suoi sette densi minuti. Lo strumentale "Spectral Mornings" conclude il disco con un'altra notevole prova di Hackett alla chitarra in un brano monumentale e lirico.
"Spectral Mornings" è un disco di slanciato rock progressivo, eclettico e ben arrangiato, che non cambiò né la storia del rock né quella del prog, essendo giunto in un momento piuttosto tardo per farlo, ma rimane bellissimo per tutti gli amanti del progressive e dei Genesis, dalla cui ombra Hackett si è ormai definitivamente affrancato. Il successivo "Defector" (1980) chiuderà questo terzetto di dischi post-Genesis, che unito al debutto, realizzato quando ancora faceva parte del gruppo, rappresenterà la migliore sequenza di dischi della carriera del chitarrista.
- Prog Fox
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