mercoledì 8 maggio 2019

Phish: "Junta" (1989)

Siamo in compagnia dei Phish e del loro debutto su LP, il clamoroso "Junta", disco superbo della formazione del Vermont che portò al grande pubblico il movimento delle jam bands.




(disco completo con tre tracce bonus dal vivo:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nUuYcjkq_0oyhQJi5_MJ0iELCMHswespU)




Phish nascono nel 1983 dall'incontro dei chitarristiTrey Anastasio e John Holdsworth e del batteristaJon Fishman, che stanno studiando all'Università del Vermont (il legame con la città di Burlington, dove si trova il campus, verrà più e più volte ribadito nel corso degli anni, come per esempio nel rapporto esclusivo col liutaio locale Paul Languedoc). Presto si uniscono a loro il bassista Mike Gordon, poi il tastierista Page McConnell e il percussionista Marc Daubert. Con l'abbandono prima di Daubert e poi di Holdsworth, il gruppo si attesta nel 1986 nella formazione a quattro che rimarrà insieme per tutto il resto della sua carriera (nonostante una pausa nel periodo 2004-2008): Trey, Fish (da cui prende il nome il gruppo), Mike & Page. Tutti e quattro compositori e cantanti, sebbene il leader sia indubbiamente Trey Anastasio, tutti e quattro eccellenti musicisti, danno vita a uno dei più originali e creativi gruppi emersi negli anni novanta.

"Junta" è il loro primo album vero e proprio (anche se erano già circolati i due demo "The White Tape" e "The man who stepped into yesterday"), e presenta già ben chiaro il suono originale e creativo del gruppo, le cui prime fonti di ispirazione sono Grateful Dead, Allman Brothers Band e Frank Zappa, ma se vogliamo anche gruppi più vicini al jazz come gli Oregon o il Pat Metheny Group; qualche affinità spirituale forse si può trovare giusto con i King's X che negli stessi anni pubblicano "Out of the silent planet" e "Gretchen goes to Nebraska", pur con le chiare differenze che sempre ci sono fra gruppi ispirati e non derivativi.

I Phish renderanno popolare negli anni novanta il concetto di jam band, ovvero gruppi che affiancano all'attività in studio una torrenziale attività dal vivo, durante la quale presentano continuamente nuovi pezzi, nuovi arrangiamenti e continue improvvisazioni.

I sei anni che intercorrono dalla loro formazione alla pubblicazione di questo disco fanno sì che "Junta", così chiamato dal soprannome del loro manager Ben Hunter, sia già un disco maturo che presenta con convinzione, energia e chiarezza la loro visione di un rock fortemente radicato nella cultura americana, e capace di appropriarsi di gran parte degli elementi costruiti dal rock negli Stati Uniti e non solo nel corso dei decenni precedenti, senza pregiudizi e senza classifiche di merito o di valore, che si tratti di rock psichedelico, roots rock, progressive rock, hard rock, college rock, r&b, funky, jazz rock, country e bluegrass. Mancano solo il synth pop, il rap e il punk all'elenco dei generi saccheggiati.

E allora godiamoci il rock romantico e sghembo della meravigliosa "Esther", con un che di Genesis anche nel testo fiabesco; il tour de force chitarristico dell'altrettanto meravigliosa "The Divided Sky"; il blue eyed soul che incontra il progressive rock di "Golgi Apparatus"; "David Bowie" in cui i Phish sembrano i Doobie Brothers in versione jazz rock; la conclusiva, bizzarra "Contact" di Mike Gordon; e commuoviamoci e facciamoci venire i brividi per questa capacità che credevamo persa negli anni '70 di cannibalizzare influenze, sonorità, accordi, arrangiamenti e tirarne fuori qualcosa di completamente nuovo.

Un disco favoloso, che sa regalare particolari nuovi a ogni ascolto, come un paesaggio rurale del Vermont di cui non possiamo né vogliamo saziare la vista.

- Prog Fox

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