sabato 4 maggio 2019

Neurosis: "Times of Grace" (1999)



(disco completo disponibile qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mLHjAV9t_UE0CFCGRYYoyFG3Ihw2S1EG4)

I Neurosis proseguono la loro devastante opera di destrutturazione del metal con lo spettacolare "Times of Grace"; disco pazzesco che vede la band californiana ormai in totale controllo dei propri mezzi.

Prosegue in esso il loro viaggio nel cosiddetto post metal. Per comprendere la musica di "Times of Grace" può essere utile una metafora, quella sul concetto di riempimento. Prendiamo una bottiglia e riempiamola di sassi, fino a che non ce ne stanno più. È piena? Sì, ma se vi versiamo ciottolini, possiamo riempirla ancora finché non ci appare di nuovo piena. E allora potremo riempirla di sabbia e poi di acqua. Bene: la musica dei Neurosis è così: chitarre elettriche distorte che sembrano saturare le nostre orecchie, come se non ci soffe spazio per null'altro, poi emergono invece inaspettate fitte sonore a tormentarci ulteriormente, come nelle liriche cornamuse di "The Last You'll Know", chiaramente influenzata dai King Crimson. L'uso nel corso dell'album di tre fiati e due archi è un evidente omaggio al loro album "Red" del 1974.

"Belief" inizia come un improbabile incrocio fra trip hop e metal che solo loro potevano partorire in maniera credibile, per mantenersi poi sulle coordinate di un metal d'atmosfera piuttosto disturbante. Di livello superiore comunque continuano a essere le tracce più lunghe, "End of the Harvest" ma soprattutto "Away", introdotta ancora una volta dalle inquietanti cornamuse di John Goff in "Descent" e costruita su un crescendo che parte dal post rock dei Mogwai e dei Godspeed You! Black Emperor per espandersi alla fine in una impronosticabile cavalcata nell'abisso.

La canzone che da il titolo all'album interseca il regno dello sludge metal con quello di gruppi prog come i King Crimson dell'era "Red" o "Islands" e i gruppi di avant prog da camera come gli Univers Zero, grazie ai suoni dei fiati e degli archi. Questa chiave espressiva viene compiutamente esplorata nel dolente finale di "The Road to Sovereignity", brano semiacustico in cui la perfetta produzione di Steve Albini favorisce un suono secco e naturale della batteria che erige una impressionante architettura sonora sul crescendo degli strumenti a fiato.

Il post metal dei Neurosis si caratterizza così primariamente per la sua capacità narrativa e immaginifica, per la capacità di creare atmosfere invariabilmente oscure, notturne, sempre piene di desolazione, occasionalmente di rabbia, disperazione, di rado illuminate da una flebile luce lunare di speranza.

"Times of Grace" può così semplicemente definirsi come il capolavoro di una delle più grandi band di metal a cavallo del duemila.

- Prog Fox

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