mercoledì 15 maggio 2019

Green Day: "21st Century Breakdown" (2009)



(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nEgJtPn9nQzVLj6uhD-O1uVgUR1QfNaEY)




Siamo nel 2009, all'inizio dell'Era Obama, dopo la fine della Era Bush, brutta brutta per un sacco di noi come per un sacco di americani, forse pure peggio. Le Torri Gemelle, le guerre avevano impregnato del loro sapore amaro "American Idiot", il loro forte disco precedente. Billie Joe, Mike Dirnt e Tré Cool ormai erano maturi ed è difficile essere un rocker maturo, le accuse di vendersi e di avere perso ispirazione sono all'ordine del giorno, almeno se non si è così grandi da trasformarsi in icone intoccabili quando si è raggiunta una certa età  vecchi).

I Green Day non sono vecchi, non sono icone, non sono così grandi, quindi a loro gli tocca suonare e fare dischi decenti soprattutto, per non essere quelli di "Basket Case" e "When I come around" tutta la vita. E il rischio un po' negli anni novanta l'avevano corso.

"American Idiot", il disco dell'Era Bush, era stato la loro prima rock opera; "21st Century Breakdown" invece ci parla della crisi economica all'avvento dell'Era Obama, e lo fa con dimensioni piuttosto importanti: le dimensioni contano? di solito nel rock no, ma qui sì, diciotto tracce e 70 minuti di album, ma la cosa che conta più della storia e più delle dimensioni è il fatto che il rock funzioni alla grande.

Questo è rock, di punk è rimasta qualche traccia, ma si tratta di punk pop californiano da surfisti imparentato con Offspring e Blink-182, non certo con i Black Flag; anche il suono della batteria di Tré Cool ha quel retrogusto un po' leccatino da ex-punk amanti del pop come i Manic Street Preachers, poi Billie Joe può dire quello che vuole nelle interviste ma il punk è altro che i suoi capelli. Ma va bene così, Billie, sei diventato grande e c'è gente che invecchai molto peggio.

La storia di "21st Century Breakdown" non si capisce gran che, Christian e Gloria sono una coppia che fatica ad arrivare alla fine del mese nella Detroit in crisi: poi ci si mescola ostilità ai fondamentalisti cristiani, ai repubblicani e Bush, e una generale critica delle autorità e del sistema. La storia parrebbe finire male con uno o due suicidi, non si capisce, ma va bene così, perché comunque ci sono il senso generale di quello che è un tema di rabbia contro la sofferenza e le ingiustizie che fa rock'n'roll ancora prima che punk e ci sono, soprattutto, delle melodie perfette: c'è "21 Guns", una delle ballate migliori della loro carriera, ci sono poi tantissimo gli Who e Bruce Springsteen, d'altronde se vuoi fare un concept operaio in America a chi vuoi rivolgerti? A "Tommy" e "The River". E li sentiamo in "21st Century Breakdown", in Last of the American Girls", in "Restless Heart Syndrome", in "American Eulogy". E va bene così.

Quindi ai Green Day si può rimproverare tutto, ma bisogna comunque riconoscere loro che sono ben pochi i gruppi che a distanza di vent'anni dal loro esordio hanno ancora così tanto da dire, e sanno dirlo così bene.

Il passaggio da concept album a grafomania irrilevante avverrà tre anni più tardi, purtroppo. Ma questa è un'altra storia.

- Red

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