giovedì 2 maggio 2019

Cure: "Disintegration" (1989)

Il 2 maggio di trent'anni fa usciva "Disintegration", uno degli album più intensi e significativi della carriera dei The Cure.



(il disco completo si può trovare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mYrnV4E8b8hT9U839ul4MYFp7Xaz7HhtA)

(Premessa: ma quindi, santo cielo, cosa ci resta alla fine di tutto? 
Alla fine di questo squadernarsi di emozioni, di tentativi, di momenti di fuggevole felicità?
Cosa è definivo e cosa è una semplice aurora transitoria in questo enorme scherzo chiamato amore?)

Un bicchiere cade, uno specchio si incrina, un cristallo si rompe.
"Breaking apart like I'm made up of glass again".
Negli 8 minuti della title track, contenuta in quel caleidoscopio di crepuscoli e tuoni autunnali che è "Disintegration" dei Cure, Robert Smith si fa carico di tutti i nostri cuori interrotti, i nostri amori falliti e finiti, i nostri battiti persi, le nostre lacrime gettate, le nostre nostalgie lancinanti, i nostri errori fondamentali, le nostre lunghe e interminabili notti.
Al termine di questa raffica devastante siamo lasciati scarnificati e atterriti, senza fiato e senza voce: tutto si frantuma, non ci sono menzogne, non c'e' più spazio per i trucchi.
"We both of us knew / how the end always is", la fine è nota: l'amore non è che un vetro rotto e fragile, innegabile necessità e terribile inganno.

L'inizio non è da meno: quando si ascolta per la prima volta "Disintegration" e quando si lascia entrare questo disco nella propria anima, si accoglie nelle proprie vene una delle maggiori espressioni mai concepite da musicista o poeta sul tema della fragilità e della fugace consistenza delle cose.
Come farfalle che, splendide, durano giusto lo spazio di un colore, così sono furtivi i frammenti di discorso amoroso narrati da Smith.
"Plainsong" e "Pictures Of You", meravigliose overture, ci accolgono e ci raccontano subito di noi stessi, di quello che ci è successo, di quello che ci succederà.
"The pictures are all I can feel": lo sappiamo, alla fine non resterà che l'immagine ideale della persona amata.
E forse essa sarà davvero reale e vicina all'essenza di quello che è stato, vera più del vero.
Al cuore, Robert, al cuore: "There was nothing in the world / That I ever wanted more / Than to feel you deep in my heart / There was nothing in the world / That I ever wanted more
Than to never feel the breaking apart/ All my pictures of you"

I tappeti sonori di "Close Down", "Last Dance", "Prayers For Rain", "The Same Deep Water As You" sono spirali avvolgenti e cullanti.
"If only I could fill my heart with love": "Disintegration" è sicuramente un disco sul romanticismo, sulla disillusione, sul rumore dei nostri cuori in frantumi.
La meraviglia è che questo gioco viene fatto a carte scoperte, con sincerità e con la tavolozza completamente utilizzata.
Si ascolti la struggente e perfetta "Lovesong": "However long I stay /I will always love you". Non si nega quindi la possibilità del "sempre", ma si è consci del fatto che questo "sempre" è fatto della materia impalpabile dei sogni ("Songs about happiness, murmured in dreams") e che il tempo per danzare insieme è fatalmente esile e fragile ("To see how we'are ending our last dance togheter").

"Lullaby" è giusto una preziosa parentesi che i Cure concedono ai demoni del proprio "io" e delle proprie menti, mentre "Fascination Street" è una perla pulsante in cui rimergono - introdotte da una iconica e memorabile linea di basso - ferite e mai sopite fratture.

Altro non c'e' da aggiungere, il quadro è perfettamente concluso. La pioggia ha per ora finito di cadere, i tuoni sono lontani ma noi sappiamo che il temporale ci mancherà e che a breve tornerà a bagnarci e a confondersi con il pianto.

(Conclusione: Cosa ci resta, quindi alla fine di tutto?
Se tutto è sottile tessuto destinato a rompersi, vetro destinato a frantumarsi, che senso ha allora giocare le carte dell'amore per poi restare fatalmente in mano con solo una trama di memorie? Perchè non possiamo rinunciare ad una ricerca che ci inganna?

Non ci sono risposte in "Disintegration", solo ricordi e pulsazioni.
"I miss the kiss of treachery / The aching kiss before I feed": questo disco sarà per sempre nei nostri occhi, per sempre nei nostri animi, per sempre sulla nostra pelle.
Per insegnarci che è giusto che le lacrime scorrano, che le tempeste ci siano, che la perfezione sia ricercata, che il dolore sia rivelato, che la danza venga ballata fino in fondo).

- il Compagno Folagra

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