sabato 13 aprile 2019

Thin Lizzy: "Black Rose (A Rock Legend)" (1979)



(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kr4-u7bsdFw8B0SrAhX-6fkMIZHOMfZXw)

Nel 1979 i Thin Lizzy pubblicano "Black Rose (A Rock Legend)" l'ennesimo splendido disco della loro splendida carriera. 

(Se non vi interessano gli usuali pipponi su chi suona cosa del vostro umile recensore, potete saltare al paragrafo successivo). Il gruppo hard rock irlandese, fondato dal bassista-cantante Phil Lynott, padre africano e madre irlandese, rocker, straniero in patria, musicista e autore creativo e scrittore di testi intelligenti che ne fanno una sorta di Springsteen celtico, vede a fianco del grande Lynott l'altro membro fondatore, il batterista Brian Downey, e i chitarristi Scott Gorham (di Glendale, California, con la band dal 1974) e Gary Moore (di Belfast, Irlanda del Nord). L'inquieto Moore, grande amico di Lynott, torna nel gruppo per la terza volta dalla sua fondazione - lascerà a metà del tour di promozione del disco, per essere sostituito da Midge Ure (sì, quello degli Ultravox).

Come sempre, i Thin Lizzy costruiscono l'album su alcune coordinate: hard rock solido e melodico, declinato in diverse forme; attacco congiunto delle chitarre soliste, una idea che i Thin Lizzy e i Wishbone Ash diffusero negli anni '70 influenzando un numero incalcolabile di band, a partire dagli Iron Maiden; i testi pungenti di Phil Lynott, che si autocelebra un po' nel titolo (la rosa nera è infatti nient'altro che lui, uno dei primissimi rocker afroeuropei a imporsi con successo).

La forza del gruppo sta nelle canzoni più che nello stile, che non cambia poi tantissimo rispetto a quello ormai consolidato negli ultimi tre dischi ("Jailbreak", "Johnny the Fox" e "Bad Reputation"), spostandosi lievemente verso il blues per la presenza di Moore. A comporre le musiche sono tutti e quattro i musicisti, con risultati eccellenti: "S&M", "Waiting for an Alibi", "Sarah", "Got to give it up" e "Get out of here" sono fenomenali, capaci di scrittura nel linguaggio hard rock che va da momenti più alla Springsteen passando per il power pop, il blues rock e il funk rock, sempre con un orecchio per la melodia, spesso mescolando elementi molteplici nella stessa canzone, con assoli pungenti ovunque.

L'unico pezzo forse un po' inferiore agli altri è "Do anything you want to", brano di apertura che ricorda un po' troppo il loro successo "The boys are back in town" (1976) per risultare davvero convincente. Il disco viene poi completato dai sette minuti di "Róisin Dubh (Black Rose): A Rock Legend", che mescola a un testo di Lynott, uno dei tanti inni all'Irlanda realizzati dal suo figlio artigiano delle quattro corde, estratti da brani tradizionali, musiche di Moore e una ballata popolare di Francis McPeake, per un effetto complessivo superbo.

Ennesimo classico del rock realizzato dai Thin Lizzy, "Black Rose: A Rock Legend" è forse l'ultimo lavoro indiscutibilmente di alto livello della band irlandese. Se vi piace il rock anni settanta e vi piace Gary Moore, si tratta di un disco che non potrà che impreziosire la vostra collezione; ma se poi vi piacciono i Thin Lizzy, è disco assolutamente indispensabile per capirne e apprezzarne la grandezza.

- Prog Fox

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