(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLaFHewP8K7d9iWkIMgG9Q7_WjI6M9kie7)
Che i Simple Minds fossero dei predestinati è abbastanza ovvio fin dal loro primo LP, "Life in a day", uscito nel 1979.
Nati a Glasgow nel 1977 da una costola di un gruppo punk, i Simple Minds non avevano molto di punk: erano piuttosto figli di David Bowie (da cui il nome), Roxy Music, New York Dolls e Ultravox, e si sente a manetta in questo album, immaturo ma carico e potente come spesso avviene grazie all'esuberanza giovanile. I leader del gruppo, il cantante Jim Kerr e il chitarrista/violinista Charlie Burchill, non avevano ancora compiuto 20 anni quando l'album uscì.
Come abbiamo detto, le ascendenze soniche sono Bowie (sia nell'era glam sia nell'era new wave), Roxy Music/Brian Eno, Ultravox, New York Dolls, ma anche Stranglers, basti ascoltare la tastiera di "Someone", la perla che apre l'album.
Seguono altre canzoni da paura: pulsante e funky la title track con riffettino di tastiera che duetta con l'elettrica, "Pleasantly Disturbed" che ruba l'intro a "Venus in Furs" dei Velvet e che gioca con l'eredità di Brian Ferry; "Chelsea Girl", omaggio esplicito a Nico e ai Velvet Underground; "Murder Story", la canzone conclusiva. Kerr non ha ancora sviluppato il suo canto enfatico da stadio, ma più che altro si sgola tutto agitato e frenetico con ottimi risultati come in "Sad affair" e "No cure".
"LIfe in a day" è il degno esordio di una band di predestinati, che ancora si dedicano a un ottimo manierismo ricalcando i loro eroi in canzoni coinvolgenti e brillanti.
Anche se i loro successi iniziano di fatto nel 1985 con "Don't you" e "Alive and kicking", tutti concordano col fatto che l'era migliore del gruppo sia quella dei primi cinque dischi. E allora che aspettate a sentire il primo?
- Red
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