domenica 28 aprile 2019

George Russell: "Electronic Sonata for Souls Loved by Nature" (1969)

(lato A: https://www.youtube.com/watch?v=5lbFwrfrymw)
(lato B: https://www.youtube.com/watch?v=5lbFwrfrymw)

Pochi musicisti potevano essere più atti a costruire uno dei ponti più solidi e significativi fra la musica bianca e la musica nera di George Russell.

Nato il 23 giugno del 1923 a Cincinnati, nell'Ohio, da un padre bianco e da una madre afroamericana, Russell crebbe cantando nel coro della Chiesa Episcopale Metodista Africana e imparando a suonare la batteria nelle bande, prima di studiare teoria musicale e diventare un professionista, muovendosi gradualmente dalla batteria al pianoforte.

Sofferente di tubercolosi, nel 1946 dovette interrompere l'attività concertistica e si dedicò così al primo libro di teoria musicale scritto da un musicista jazz, "Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization", pubblicato infine nel 1953, le cui idee influenzarono enormemente il jazz modale di John Coltrane, Miles Davis, Eric Dolphy e Art Farmer. Nel libro, Russell suggerisce come utilizzare il modo Lidio invece del modo Ionio come fondamento delle scale e degli accordi musicali, un costrutto teorico che favorisce enormemente l'improvvisazione e quindi l'approccio jazzistico alla composizione.

Dal 1964 al 1969, Russell visse e lavorò in Scandinavia, agendo da mentore per giovani musicisti locali come il sassofonista Jan Garbarek, il chitarrista Terje Rypdal e il batterista Jon Christensen. Fu a Oslo che nel 1969 questo gruppo di musicisti, ai quali si aggiunsero il trombettista Manfred Schoof e il contrabbassista Red Mitchell, che Russell incise uno dei suoi lavori più importanti e rappresentativi, "Electronic Sonata for Souls Loved by Nature", nel quale inseriva nel suo jazz già innovativo ulteriori elementi di novità: i sei musicisti suonano dal vivo a Oslo il 28 aprile del 1969, ma alla loro esibizione vengono affiancati nastri con suoni elettronici preregistrati da Russell a Stoccolma, e canti tribali africani presi da materiale d'archivio.

La capacità di innovazione di questo album di Russell si coglie negli interstizi fra le figure musicali del lato A, più marcatamente sperimentale. È qui che trovano spazio l'elettronica, i nastri registrati, momenti di atmosfera che ricordano le più ardite coeve esplorazioni nel genere di Pink Floyd e Grateful Dead, e anticipano analoghe avventure cosmiche che compaiono nei primi dischi di krautrock dell'epoca. La sezione finale del lato A del disco contiene improvvisazioni di contrabbasso, sax e tromba che avvicinano la musica al free jazz.

Il lato B si apre con percussioni tribali e canti africani, interrotti da una chitarra elettrica che apre a una nuova serie di variazioni, nelle quali Russell conduce i compagni dal tango, al blues, alla bossanova, a un jazz rock fiatistico che ricorda Chicago e Blues Sweat & Tears, a una improvvisazione di chitarra elettrica di Rypdal, per poi tornare ai suoni pinkfloydiani e al finale di rock psichedelico, il tutto attraverso una fantasia esecutiva inarrestabile e travolgente.

Immensa naturalmente l'influenza di questo album, in primis sul futuro musicale degli esecutori qui coinvolti: Garbarek e Rypdal divennero nel decennio successivo fra i più importanti musicisti jazz europei, e la provenienza del chitarrista elettrico Rypdal dal rock fa sì che questa "Electronic Sonata" sia di fatto anche uno dei dischi fondanti del jazz rock, in modo diverso ma non meno significativo sia da quello concepito da Miles Davis negli Stati Uniti, sia da quello che avvicinava musicisti jazz, blues e rock nel progressive britannico - in primis nella scuola di Canterbury.

Tirando le somme, siamo davanti a un disco davvero imperdibile.

- Prog Fox

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