giovedì 7 marzo 2019

Who: "Tommy" (1969)

Il 7 marzo di cinquant'anni fa venivano completate le incisioni di uno dei dischi più influenti della storia del rock, "Tommy", creato da una delle band più influenti della storia del rock, gli inglesi The Who. Il disco, prima rock opera di successo della storia del rock, è forse il massimo capolavoro di una band che di capolavori ne ha sfornati parecchi, al culmine della propria fantasia musicale e guidata dal chitarrista Pete Townshend in stato di grazia.



(il disco completo si può trovare in alta qualità qui: https://www.deezer.com/it/album/7066311 oppure in qualità medio-bassa qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLBDDC70B0CEC14AF1)

Gli Who sono indubbiamente uno dei più grandi gruppi della storia del rock. Oltre ad avere tre grandi innovatori dello strumento come Pete Townshend (chitarra, voce), John Entwistle (basso, voce) e Keith Moon (batteria), hanno avuto un cantante fenomenale come Roger Daltrey che ha costituito il modello assoluto del cantante rock, in particolare nel mondo hard/heavy, influenzando altre figure fondanti come Robert Plant e Ian Gillan sia dal punto di vista dello stile urlato e del look scenico - capello lungo, rabbia e coinvolgimento del pubblico.

La band ha realizzato almeno cinque capolavori: il suo esordio "The Who sings My Generation" (1965), il primo disco garage/punk del rock; "The Who Sell Out" (1967); "Tommy" (1969); "Who's next" (1971); e "Quadrophenia" (1973); oltre a incidere nel 1966 "A quick one while he's away", la mini-suite che diede vita al fenomeno dell'opera rock.

Tra il settembre del 1968 e il marzo del 1969, gli Who sono impegnati a inseguire una visione, quella della rock opera, appunto. Il primo esempio di rock opera è degli Who e risale al 1966: "A quick one while he's away" fa parte del disco "A quick one", di cui costituisce la traccia finale. Lunga dieci minuti, racconta, con diversi movimenti, la storia di tradimento, confessione e perdono di una donna che teme che il marito sia disperso, con i membri del gruppo che interpretano diversi ruoli all'interno della canzone.

In seguito, nel mondo hippie emerge il musical di Broadway "Hair", che è fortemente connesso alla cultura rock e al rock stesso; ma siamo ancora nell'ambito di un prodotto pensato per una rappresentazione scenica con un cast e musicisti esterni, per quanto importante e innovativo.

Il primo gruppo che realizza un disco compiuto attorno a una narrativa sono gli inglesi Pretty Things con "SF Sorrow" (1968), che racconta in un album la vita del protagonista. Si tratta di un disco interessante e creativo, di garage rock psichedelico. Anche Frank Zappa, con le Mothers of Invention, si diletta con mini-narrative come "Brown shoes don't make it" su "Absolutely Free", storia che occupa un intero lato del disco. Ma saranno gli Who con "Tommy" a realizzare il primo, deliberato tentativo di catturare l'atmosfera operistica in un disco totalmente dedicato a questo obiettivo.

L'idea della storia è di Pete Townshend, che sottopone al gruppo e al manager e produttore Kit Lambert la storia di fondo: un uomo viene dato per disperso alla fine della prima guerra mondiale, proprio mentre la moglie da alla luce suo figlio Tommy. La moglie inizia a vivere con un altro uomo, ma nel 1921, a tre anni dalla fine della guerra, il marito torna a casa e uccide il nuovo compagno della moglie. Il figlio vede tutto e i genitori gli dicono "non hai visto nulla, non hai sentito nulla, non devi dire nulla", procurandogli uno shock tale da renderlo sordo, cieco e muto. Dopo anni di problemi e preoccupazioni, i genitori portano il figlio da uno psichiatra che capisce la natura psicosomatica del malessere e riesce a guarirlo. I lunghi anni di vita da sordocieco hanno però reso Tommy particolarmente sensibile e accresciuto la sua interiorità, cosicché egli diventa il santone di una nuova setta hippie. I suoi adepti però, dopo un inizio di adorazione, lo abbandonano perché non riescono a seguirne il messaggio spirituale.

Townshend ha scritto lo scheletro di tutti i brani, che vengono poi completati, rielaborati e arrangiati collettivamente dal quartetto; il gruppo chiede a Entwistle di comporre due brani aggiuntivi, in linea con la natura cupa e black humour del bassista, quelli che descrivono le violenze su Tommy del cugino bullo ("Cousin Kevin") e le molestie sessuali del degenerato zio Ernie ("Fiddlin' about").

L'album, un doppio LP, è un successo clamoroso di pubblico e critica e una delle opere più importanti e innovative della storia del rock.

Difficile decidere da dove partire per descriverne i meriti: musicalmente si tratta di un disco favoloso sia per l'uso completamente unico e personale delle armonie vocali di Daltrey, Townshend ed Entwistle, sia per i vertici toccati dallo stile chitarristico di Pete Townshend, che incide alcune delle parti di chitarra ritmica più intricate e interessanti elaborate fino ad allora sullo strumento, il tutto con solo una Gibson acustica e una Gibson SG elettrica e un numero pressoché nullo di effetti. Il gruppo decide di non impiegare una orchestra, né archi o fiati, ma di limitare la realizzazione dell'album solo a se stessi. Townshend contribuisce col piano, Entwistle col corno inglese, per il resto è tutto power trio chitarra-basso-batteria, con Entwistle e Moon al solito massicci e creativi alla sezione ritmica.

La quantità di brani fondamentali è infinita: dalla lunga sezione iniziale, fatta di "Ouverture", "It's a boy" e "1921" a quella costituita da "Eyesight to the Blind" e "Christmas" (uno dei pezzi centrali e più impressionanti a livello di fantasia vocale e ritmica del disco), dalla crudeltà morbosa di "Cousin Kevin" e "Fiddlin' about", dalla appassionata conclusione di "We're not gonna take it", in cui la spiritualità di Tommy viene contrapposta alla grettezza dei suoi ex-seguaci.

Si tratta di un album che ha fatto la storia e ha spianato la strada a "Jesus Christ Superstar" di Andrew Lloyd Webber, ai Queen, al "Rocky Horror Picture Show", con una capacità davvero rivoluzionaria di alzare il livello artistico della proposta musicale del rock, peraltro rifuggendo del tutto dall'appropriazione di stilemi precostituiti.

Se anche la carriera degli Who si fosse fermata qui, avrebbero scritto la storia del rock. Ma non si fermarono affatto.

- Prog Fox

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