giovedì 28 marzo 2019

Soft Machine: "Volume Two" (1969)



(disco completo disponibile qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nW69yeY2ZQ7wzpFygPYyDxAb2-NLMqrNA)

I Soft Machine erano stati il primo gruppo di quella che sarebbe diventata nota come Scuola di Canterbury a incidere un album nell'aprile 1968. Quel disco era ancora pieno di esuberanza giovanile e psichedelia ingenua, costruita sulle jam e le amicizie con gruppi come i Pink Floyd, con loro la band di punta dell'UFO club di Londra.

Ma non avevano nemmeno pubblicato l'album, che già avevano dovuto affrontare una caterva di problemi.

Già il chitarrista australiano Daevid Allen, uno dei membri fondatori, non aveva potuto partecipare alle incisioni dell'album perché gli era stato negato il visto di ingresso al ritorno da un tour europeo, per cui se ne era andato a Parigi a fondare i Gong.

Poi dopo le incisioni del primo album il gruppo aveva assunto come chitarrista Andy Summers (il futuro Police) ma dietro insistenza del bassista Kevin Ayers lo aveva licenziato dopo un tour americano di supporto alla Jimi Hendrix Experience.

Infine, Kevin Ayers stesso aveva mollato il gruppo per andare a fare il cantante solista.

Poiché pero il gruppo aveva ancora un contratto da rispettare, il batterista-cantante Robert Wyatt e il tastierista Mike Ratledge dovettero tornare in studio per incidere un secondo album, portandosi come bassista l'amico Hugh Hopper, sempre proveniente da quel sottobosco musicale di Canterbury che diede il nome (più o meno correttamente) alla particolare scena progressive e jazz rock che porta il nome della cittadina inglese.

Hopper, Ratledge e Wyatt compongono due lunghe suite di psichedelia di alto livello, ispirata in parte ad "Absolutely Free" delle Mothers of Invention di Frank Zappa, ma con influenze dada nei titoli e nei testi e con tocchi di improvvisazione jazz spruzzati quasi casualmente su bozzetti sinuosi di grande gusto, sonorità rafforzate dalla presenza in numerosi brani di Brian Hopper, fratello di Hugh, al sax.

Pur non essendo un disco di facile ascolto, è comunque caratterizzato da un numero sufficiente di melodie e idee da renderlo assimilabile: il meglio che si possa chiedere a dell'avanguardia ben fatta. La sua forza sta nella fantasia e nella molteplicità, come nel migliore progressive.

Strumentalmente a farla da padrone sono le tastiere ultradistorte di Ratledge, laureato in filosofia e maestro d'organo, che segneranno molti musicisti della Scuola di Canterbury (come Dave Sinclair dei Caravan) e imporranno una alternativa allo strumento rispetto a Keith Emerson - altrettanto colta ma del tutto diversa come impostazione, suoni, modo di incidere nella canzone.

"Volume Two" è il disco di un'era psichedelica che sta già tramontando e sarà uno degli album seminali del progressive rock - dopo il primo lavoro in assoluto, i Soft Machine producono anche il primo lavoro di LIVELLO assoluto della Scuola di Canterbury.

Uno dei migliori lavori della formazione britannica, "Volume Two" rimette in attività il gruppo e spiana la strada al successivo "Third", capolavoro assoluto dei Soft Machine.

- Prog Fox

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