sabato 16 marzo 2019

Fall: "Live at the Witch Trials" (1979)

Il 16 marzo di quarant'anni fa veniva pubblicato "Live at the Witch Trials", disco di debutto degli immensi The Fall - Music dell'immenso Mark E. Smith (The Fall). E naturalmente si tratta di un disco immenso, vero caposaldo del post-punk più spigoloso e nevrotico.




(album completo disponibile qui:https://www.youtube.com/watch?v=gd1maSU7Rxw)

Mark E. Smith è uno dei più grandi cazzoni della storia della new wave. Nato nel 1957, nel 1976 fonda i Fall (con un gruppetto di amici con cui si droga) dopo avere visto i Sex Pistols a Manchester, proprio allo stesso concerto che convince Ian Curtis a fondare i Joy Division.

I Fall cambiano formazione alla velocità della luce, perché Smith è uno spaccaballe sarcastico che tratta tutti di merda, litiga con gli amici, li stuzzica e provoca per scelta, come metodo creativo, indifferente delle conseguenze umane. Però ha anche una visione, che lo sosterrà per quarant'anni di carriera: quella di un gruppo post-punk che viaggia lungo quella stessa strada di ossessione distorta e dissonante che era stata inaugurata dai Public Image Ltd di Johnny Lydon, che hanno pubblicato il primo disco nel 1978.

Nello stesso periodo, una formazione dei Fall già cambiata due o tre volte incide "Live at the Witches Trial", che non è un live, ovviamente. Si tratta di un discone che segna il debutto su LP dopo un paio di singoli, in cui la declamazione sgraziata, mezzo cantata e mezzo parlata di Smith mastro di cerimonie troneggia sulla band in capolavori come "Frightened", "Crap Rap/Like to Blow", "Rebellious Jukebox" e "Music Scene", tutti chitarra dalla ritmica selvaggia (Martin Bramah), drumming invadente e incontrollato (il talentuosissimo Karl Burns) e suoni da tastierine giocattolo (Yvonne Pawlett).

Canzoni come "Underground Medicine", capolavoro declamatorio di Smith e del bassista Marc Riley, hanno avuto una influenza incalcolabile su gruppi come Pavement, Happy Mondays, Pixies e Teatro degli Orrori. In questa fase del gruppo è comunque il chitarrista Martin Bramah a comporre la maggior parte del materiale musicale e ad agire da alter ego di Smith. Il suo stile iconoclasta sia nella ritmica sia negli assoli rende tutto l'album unico e rimarrà un lascito influente nei dischi successivi.

Per tutti questi motivi, si può dire che non esiste un disco post-punk come questo immenso "Live at the Witch Trials", né esiste una band post-punk come i Fall.

"Live at the Witch Trials" stabilisce una volta per tutta la strada musicale di Mark E. Smith, che concederà ad altri di tenere il volante o salire a bordo, senza mai accettare che qualcuno ne comprometta il percorso: disturbante nei toni, sinuoso e avvolgente nei ritmi, con qualcosa di storto e sbagliato nelle melodie e negli accordi, ma mai gratuitamente inascoltabile; e spesso, molto spesso, affascinante.

Pochi mesi dopo, sul secondo album "Dragnet", con Smith sarà rimasto solo il bassista Riley: tutti gli altri, per un motivo o per un altro, se ne saranno andati. Ma questa è un'altra storia.

- Red

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