lunedì 18 marzo 2019

Banco del Mutuo Soccorso: "Canto di Primavera" (1979)

Nel marzo di quarant'anni fa venivano effettuate le registrazioni del magistrale "Canto di Primavera", ultimo album in studio del decennio per i nostrani Banco del Mutuo Soccorso - Official.
La grande formazione progressive confeziona un altro capolavoro; soprattutto il lato A rappresenta uno dei momenti più alti della carriera del gruppo, con sonorità moderne che sanno mediare fra il prog e il clima musicale creato dalla new wave.


(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLzH4FjanPkUfJLKms4jwN68h24I-UyPB5)

Gli anni settanta stanno finendo ed è anche la fine di un'era, quella del progressive rock classico, che molti gruppi non sanno affrontare con il giusto spirito; taluni neppure con la giusta dignità.

I Banco del Mutuo Soccorso, accorciato il nome in Banco, forse più spendibile nell'era vorticosa del punk e della new wave, confezionano invece quello che sarà l'ultimo capolavoro della formazione storica.

Il gruppo si raccoglie attorno ai membri fondatori, i fratelli Vittorio Nocenzi, tastiere, e Gianni Nocenzi (fan page), piano elettrico e clarinetto, e a figure ormai iconiche del rock progressivo italiano e del gruppo: il carismatico cantante Francesco Di Giacomo, il batterista Pierluigi Calderoni, uno dei massimi talenti italiani dello strumento negli anni settanta, il chitarrista e trombettista Rodolfo Maltese, giunto nel 1973; completano la formazione due nuovi innesti, il bassista Gianni Colajacomo, che sostituisce il membro storico Renato d'Angelo, e il sassofonista e armonicista Luigi Cinque; a rafforzare il suono del settetto, in alcuni brani, compare anche il percussionista nigeriano George Aghedo.

L'album mostra il gruppo intento a un intelligente rinnovamento delle proprie sonorità: nessuno può mettere in dubbio il carattere progressive dell'opera, chiusa fra "Ciclo" e "Circobanda", due intriganti brani strumentali, ma la produzione è moderna e influenzata dalla new wave, con suoni secchi, tastiere meno avvolgenti e più nervose, un uso originale dei fiati, né veri strumenti solisti né sezioni da accompagnamento in stile jazz rock o disco/r&b, ma intessuti negli arrangiamenti come se fossero incisi di chitarre o di tastiere.

La prima canzone del disco è "Canto di Primavera", che gli da il titolo e che rappresenta uno dei massimi momenti di una intera carriera, quella del Banco e anche quella del batterista Pierluigi Calderoni, che si esibisce qui in una delle più fantasiose prove della sua storia di percussionista originale e creativo. I temi dei fratelli Nocenzi sono commoventi quanto la voce ispirata e potente di Di Giacomo; Maltese e Colajacomo decorano il tutto con meravigliose partiture di strumenti a corda, Cinque con il sax soprano. Basterebbe questo pezzo a rendere indispensabile l'ascolto del disco.

"Sono la bestia" ci mostra il gruppo calato in una atmosfera nervosa e rabbiosa che media ancora fra new wave e progressive, mentre "Niente", che chiude il lato A, ci riporta alle origini romantiche del prog: sono entrambi pezzi clamorosi, registrati in un'aura fredda, in cui il gruppo pur nell'intricatezza degli arrangiamenti lavora per sottrazione, con strumenti che sembrano alternarsi lasciandosi il passo più che sovrapporsi - il tutto rafforza un senso di estraneità, di notte urbana, e testimonia del perfetto equilibrio sonico trovato dalla band.

Se il lato A è davvero un capolavoro, il lato B gli è leggermente inferiore: "E mi viene da pensare" è una dolce meditazione pianistica che però abbiamo già sentito; "Interno città" (che ci proietta a capofitto nell'Italia degli anni di piombo, in un'atmosfera urbana e nervosa) e la dilatata, languida "Lungo il margine" sono buone ma non innovative e coinvolgenti come i loro omologhi del primo lato. "Circobanda" chiude però il disco con una nota elevata, riportandoci ai temi e allo standard qualitativo del suo corrispettivo strumentale che aveva aperto l'album.

"Canto di Primavera" è uno dei migliori album di una delle migliori formazioni del rock italiano. Che sia giunto così tardi negli anni settanta è una testimonianza della vitalità del genere progressive e della genialità dei musicisti che hanno concepito ed eseguito questa opera. Non lasciatevela sfuggire.

- Prog Fox


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