sabato 16 marzo 2019

dEUS: "The Ideal Crash" (1999)

Oggi vogliamo ricordare "The Ideal Crash", terzo album in studio dei belgi dEUS. Persi Rudy Trouvé e Stef Kamil Carlsen, il gruppo di Tom Barman e Klaas Janzoons si avvicinava a rapidi passi verso una lunga pausa dalle attività, non prima di lasciarci perle come "Put the freaks up front", "Instant Street" e la title track.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/yc5xntds)

Le vie strette e tortuose di una città del centro della vecchia Europa. Uno di quei posti strani ma familiari al nostro immaginario, tavolini all'aperto, odore di pane e birra. Il cuore pulsante del continente, suo centro nevralgico.

Tutto è silenzioso e tranquillo ma se si ascolta bene, anche in questi posti vissuti e austeri, si sente un battito sommerso.
Un nervoso fremito, nuovo ed intenso.

Il fremito si chiama "dEUS" ed il posto è Anversa. Il battito che si ascolta e che ci ammalia è "The Ideal Crash", loro terzo disco in studio.

I due capolavori precedenti avevano già scaldato i cuori e stupefatto le orecchie, inondando di meravigliose perle il panorama (sempre interlocutorio e di difficile decifrazione) del rock europeo al di qua della manica: e, ad essere sinceri, loro sono un unicum, una singolare, benvenuta e stupefacente singolarità.

Perso Stef Kamil Carlens ("no more loud music", ha detto il membro fondatore dopo l'uscita di "In a bar, under the sea"), Tom Barman e Klaas Janzoons riaccedono il radar e scattano un'istantanea folgorante e perfetta.
Certo, lo diciamo subito, il campo da gioco non è nuovo e non è con questo disco che i dEUS lo vogliono ampliare. La scia dei lavori precedenti è presente ed intensa ma non si parli di maniera o di passaggio a vuoto.
Come sottrarsi, infatti, al colpo di adrenalina che "Put The Freaks Up Front" assesta immediatamente al nostro cuore? Manifesto programmatico di pulsioni, di chitarre, di substrato elettronico.
"Sister Dew" segue ed è una spirale melliflua ad avvolgerci. Pezzo indimenticabile, che resta sospeso e confidenziale fino all'esplosione finale che risolve, emoziona e conquista.
Il tappeto di "One advice, Space" e "The Magic Hour" ci accoglie e ci culla, conducendoci alla clamorosa sequenza centrale.
Lo scrigno si apre con la title track, rutilante e sussurante. Tentatrice ed esplicita, sensuale e sudata: con Barman alla regia, è un perfetto mix di tenerezze infinite ed approcci da divanetto da discoteca.
Poi arriva "Instant Street". La canzone dEUS per eccellenza: sbilenca nell'incedere iniziale, dove chitarre si intersecano a ritmi da indie song, sontuosa ed impetuosamente generazionale nel crescendo finale.
Lo splendido video (https://www.youtube.com/watch?v=uyA01nH72NI) che accompagna il pezzo lo racconta alla perfezione e coglie in pieno il senso di smarrimento e alienazione, di estraneità al flusso comune, trasmesso dall'incedere marziale e corale dela coda del brano. Segue "Magdalena", ed è un brano per il quale molte delle post-pop band odierne avrebbero dato una gamba, pur di avrlo in repertorio.
Funziona alla perfezione l'alternarsi di chiaro/scuri, di dolcezze poste all'inizio e di rasoiate nere in agguato nel congedo.
"Everybody's Weird" e "Let's see Who Goes Down First" sono gemelle elettriche, sostenute da un beat da club torrido ed avvolgente e conducono alla splendida ed ammaliante chiusura di "Dream Sequence #1".

Cala il sipario e noi restiamo ancora lì, per un attimo, nelle strade della città. Emozionati, accaldati e felicemente turbati da tutto quanto abbiamo ascoltato. Ci sediamo ad un tavolino, prendiamo una birra, appoggiamo la giacca di pelle: rifiatiamo un attimo, ma tra poco saremo di nuovo pronti a fare pulsare cuore e animo.
"Instant Street" è li che ci aspetta e noi a breve la percorremo ancora, fino in fondo.

- il Compagno Folagra

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