martedì 26 marzo 2019

Eris Pluvia: "Tales from Another Time" (2019)



(il disco completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mEWH_KcVfUx16GMQzkr1X77b-sEs6Gotg)

I genovesi Eris Pluvia furono fra i protagonisti della rinascita del progressive italiano degli anni '90, con uno dei primi e più quotati dischi del genere, "Rings of Earthly Light" (1991). In seguito, del gruppo si persero le tracce dopo una scissione che portò alla nascita degli Ancient Veil, fino al 2010 quando si ripresentarono con "Third Eye Light".

Dopo la tragica scomparsa del tastierista Paolo Raciti nel 2015, il gruppo pubblicò "Different Earths" nel 2016 e ora questo interessante "Tales from Another Time". Il quartetto è composto da Alessandro Cavatorti alla chitarra, Marco Forella al basso, Roberta Piras al flauto e Roberto Minniti alla voce; gli altri strumenti sono suonati o programmati alla bisogna.

Lo stile degli Eris Pluvia è fortemente radicato nel neo prog anni novanta, con ampie e succose riletture del prog melodico classico, vedi alla voce Camel, come si sente già nell'apertura strumentale "When love dies". Sebbene si possa temere un effetto di deja vu, le composizioni sono sufficientemente ariose e fresche da far passare la relativa originalità in secondo piano. Gli arrangiamenti sono gustosi e la produzione cristallina, con suoni tersi come un'alba tardoprimaverile - anche se forse si potevano curare di più quelli della batteria, un po' troppo sintetici.

"Lost in the Sands of Time", oltre che di una espressiva prova del cantante Minniti, che sa adeguarsi con grazia alla dolcezza dei temi musicali, beneficia del bel tocco di chitarra di Cavatorti, chitarrista dal suono controllato e sicuro.

La cantante Ludovica Strizoli contribuisce a "la Chanson de Jeanne", dedicata alla figura di Giovanna d'Arco; come per la successiva "The Call of Cthulhu", forse l'invenzione tematica di questi brani non è adeguata alla loro lunghezza (e forse nemmeno al contenuto narrativo), seppure non ci sia nulla di sgradevole in essi.

"Last Train to Atlana" è una bella composizione strumentale dominata dal flauto di Piras. Forse il pezzo migliore del disco arriva in chiusura con "The Hum", in cui ancora una volta è la chitarra di Cavatorti a farla da padrona.

"Tales from Another Time" sicuramente non cambierà le sorti del prog mondiale, ma è un disco che si caratterizza per il buon gusto, a tratti squisito, dei suoi musicisti. Se amate il prog melodico post-Dark Side of the Moon, soprattutto quello dei Camel, passerete un'ottima ora in loro compagnia.

Bonus per la simpaticissima copertina che raffigura un regale cugino dell'Occhio dei Residents piuttosto perplesso durante una partita a scacchi alla quale assistono altri occhiuti figuri come la luna di Georges Méliès e l'occhio egizio.

- Prog Fox

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