venerdì 22 febbraio 2019

Tyrannosaurus Rex: "Unicorn" (1969)

Nel febbraio di cinquant'anni fa vengono completate le registrazioni di "Unicorn", terzo album dei Tyrannosaurus Rex di Marc Bolan e Steve Peregrin Took e culmine della poetica fiabesca della psichedelia acustica del duo.

In seguito alla pubblicazione del disco, Took se ne andrà per conflitti con Bolan, che presto imprimerà una svolta elettrica e glam al suo suono e poi trasformerà in T. Rex il nome del gruppo.




(disco completo disponibile qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLziJUzPh4jDU3sqdo9J7oIxBfo1su-G9H)

Giunti al terzo album i Tyrannosaurus Rex, ovvero il cantante-chitarrista Marc "Bolan" Feld e il polistrumentista e seconda voce Steve "Peregrin Took" Porter, si trovano un po' in panne. Dopo il delizioso esordio di folk psichedelico di derivazione fantasy hippie "My people were fair and had sky in their hair...", il duo aveva frettolosamente inciso un seguito, "Prophets, Seers & Sages...", che ne era una versione inferiore.

Con più tempo a disposizione e una visione musicale meno fissata sul proprio interno, probabilmente dovuta anche alla maturazione del loro produttore Tony Visconti, il duo incise "Unicorn", ultimo e migliore esempio della poetica acustica dei Tyrannosaurus Rex, in cui alle chitarre acustiche, alla fantasia percussiva e alla voce unica di Bolan si affiancarono in misura maggiore pianoforte ed effetti, che decorarono così alcune delle composizioni più interessanti. Ultimo perché sul successivo "A Beard of Stars" non solo apparvero per la prima volta le chitarre elettriche ma sparì anche Peregrin Took, cacciato da Bolan che non voleva permettergli di incidere le proprie composizioni e che non vedeva più di buon occhio l'atteggiamento indipendente e poco controllabile del compare.

"Unicorn" ha la sua dose di pezzi irresistibili che mostrano la crescita di Bolan come autore: "Cat Black" è forse il pezzo più riuscito del disco, con le sue armonie vocali portentose, l'introduzione di piano di Visconti, la percussività sfrenata, l'uso del phonofiddle nel finale; seguono a poche lunghezze "Iscariot", elegia funebre acustica anomala per il gruppo e chiusa da un doloroso duetto di harmonium e phonofiddle; "Chariots of Silk", che apre l'album e prepara il tono generale dell'opera con la sua dolcezza innaturale da mondo delle fiabe; la cavalcata mistica di "The Sea Beasts"; la poetica "Nijinsky Hind".

Unico momento negativo il brano finale, "Romany Soup", una sorta di fiaba raccontata dal famoso dj John Peel, amico e sponsor di Bolan, conclusa da un interminabile, stupido quanto odioso coretto ("Romany Soup, I need some Romany Soup").

La direzione di Bolan cambierà dopo avere deciso di fare fuori Took: il tempo delle fiabe finisce, Bolan diventa d'improvviso adulto, "A Beard of Stars" sarà il disco del passaggio e poi, cambiato il nome in T. Rex, rimarrà solo l'eredità glam per cui il ragazzo e i suoi nuovi compari rimarranno famosi. Ma non dimenticate "Unicorn", forse le lucciole non ci amano più ma possiamo tornare ad ascoltare questo album e rifugiarci per un poco nel mondo delle fiabe che anche questo Peter Pan dovette, a un certo punto, purtroppo o per fortuna, lasciare.

- Prog Fox

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