martedì 19 febbraio 2019

Split Enz: "Frenzy" (1979)

Il 19 febbraio di quarant'anni fa usciva "Frenzy", quarto album dei neozelandesi Split Enz, favoloso gruppo al confine fra prog, new wave e power pop di fine anni settanta/inizio anni ottanta. Disco davvero interessante nonostante la pessima produzione, pare purtroppo che ci fossero dei problemi con il nastro magnetico o con le macchine a nastro usate per la registrazione originale.

 

(disco completo disponibile qui: https://www.youtube.com/watch?v=dIjapHRUESw)

Su alcuni ascolti uno ci casca un po' per caso, per circonstanze tangenziali, per sentito dire. Per strani incroci.
Uno, per dire, potrebbe dire "Venditti". Un altro potrebbe dire "Alta marea". E un'altro, quello più informato, potrebbe dire "Don't dream its over".
Quello poi più figo della compa potrebbe dire "Crowded House". Il tocco di classe sarebbe poi dire "Neil Finn", calare l'asso e terminare su "Split Enz".
I gradi di separazione insomma, i collegamenti.
Per chi scrive la strada verso la (parziale, parzialissima) scoperta della new wave degli antipodi è stata più diretta. Non Venditti ma Eddie Vedder,
i Pearl Jam e le loro - encicloplediche e mastodontiche - registrazioni live dei concerti a cavallo degli anni 2000.
Il nostro Eddie era solito, nei concerti australiani e neozelandesi, invitare spesso sul palco Neil Finn e la loro versione di "Stuff & Nonsense" era coinvolgente e
commovente come poche altre cose sentite in quel contesto.
Ecco quindi la ricerca di chi fosse quel signore garbato che si calava alla perfezione nel contesto vedderiano ed il riferimento e la
scoperta degli amabili "Split Enz".

"Frenzy", del 1979, coglie una band in piena salute, con i giri del motore tirati e ben lontana dallo stereotipo della curiosità un po' naif che
la sua provenienza potrebbe fare pensare.
In realtà il gruppo ha i piedi ben piantati nel centro del mondo musicale, il disco è registrato principalmente in Inghilterra e i componenti della
band hanno forti radici in Europa.
Al timone compositivo c'e' Tim Finn, fratellone di Neil e deus ex machina del gruppo; gruppo che per l'occasione abbandona l'estetica en-travesti che l'aveva fino ad allora caraterizzato.
Niente costumi ma una solida immagine da professionisti e appassionati esecutori.

Il disco tiene fede al titolo, trasmettendo fin dalle prime tracce una frenetica e ritmata urgenza.
"I See Red" è la traccia copertina, riuscitissima ed energica pop song.
I momenti più rallentati e rilassati ci sono, certo, e ricadono nella già citata "Stuff & Nonsense"ed - in parte - la bucolica "Betty" e la riflessiva
"The roughest, toughest game in the world".
Ma è sicuramente tutto il disco a coinvolgere con continui cambi di ritmo, sempre incessantemente vivo e pulsante.
Citiamo "Master Plan" ed "Hermit Mc Dermitt" tra gli episodi più riusciti, così come la sorprendente sequenza finale "Abu Dhabi"/"Mind over Matter"
che assomiglia (per dinamismo ed eclettismo) ad un qualcosa che i Queen avrebbero benissimo potuto avere nel proprio repertorio.

Sicuramente un disco di valore assoluto, di interesse notevole per le esecuzioni e la qualità complessiva.
Chi si avvicina agli Split Enz con l'assunzione di trovarsi davanti ad un prodotto esotico e grezzo, magari un poco buffo, si dovrà assolutamente ricredere.
Sotto i denti si troverà a cogliere un sapore magari diverso ma alla fine ben conosciuto e divertente.

- il Compagno Folagra

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