"The Crucible", ennesimo disco dei norvegesi Motorpsycho, è uscito il 15 febbraio del 2019, proseguendo volutamente le coordinate stilistiche del precedente "The Tower". Un disco più che dignitoso, non particolarmente originale ma indubbiamente gradito ai fan dell'ultima fase della band.
(disco completo disponibile qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLZEzftWKvVPrkwIa-Zxc5pwb-p4nn9n6D)
Difficile relazionarsi con un gruppo come i Motorpsycho, in particolare per la loro prolificità che li mette al pari di altri masturbatori compulsivi come Frank Zappa che componevano e - soprattutto - incidevano davvero troppo, troppo, troppo. Fatta questa premessa, proviamo a recensire il millesimo disco della band, diciamo millesimo essendo il conto esatto ormai impossibile da anni, fra cd, LP, doppi, tripli, quadrupli, EP, collaborazioni con altri artisti.
"The Crucible" è un disco figo, nella figosità tipica dei Motorpsycho degli ultimi anni: arrangiato superbamente secondo quello stile misto grunge, stoner, space rock/prog anni settanta e psichedelia a cavallo del '69-'70 che ormai caratterizza la maggior parte del materiale della band dai tempi di "Heavy Metal Fruit" del 2010. Variando l'intensità delle sue influenze da brano a brano e da disco a disco, i Motorpsycho riescono nell'intento di interessare e appassionare chiunque abbia un interesse spiccato per uno o più dei generi da cui attingono a piene mani. L'originalità però è da un'altra parte, e il valore degli arrangiamenti e della produzione - curata anche questa volta dall'amico-membro esterno Helge Sten, meglio noto nell'ambiente con il soprannome di Deathprod - superano quello medio delle melodie.
Poco male per gli amanti delle jam infinite, dei chilometrici, violenti assoli acidi di chitarra, della percussività strabordante, di cui il nuovo batterista Tomas Järmyr, svedese subentrato nel 2017 a Kenneth Kapstad, è vero maestro, con uno stile che non manca di rievocare a momenti lo stile di Mike Giles dei primi King Crimson.
Ennesima rievocazione del progressive anni '70 il fatto che il disco sia composto da tre soli brani. Ironicamente, il terzetto accoglie nelle sue dichiarazioni di lancio del disco le critiche fatte al precedente "The Tower", che durava oltre un'ora e mezza, dicendo che questa volta hanno fatto le cose rimanendo concisi. Tre pezzi, due da dieci minuti e uno da venti, non danno in realtà proprio l'idea di concisione e autocontrollo, e infatti non ne hanno.
Tra i dieci minuti di "Psychotzar" (titolo citazione dei Black Sabbath di "Supertzar", anche se il pezzo ha più elementi che richiamano i Deep Purple, se vogliamo), i dieci di "Lux Aeterna" e i venti di "The Crucible" noi scegliamo "Lux Aeterna", che fra i suoi cambi di atmosfera e assoli graffianti è in grado di emozionarci particolarmente grazie alla sua pensosa introduzione semiacustica.
Insomma, se avete ascoltato gli ultimi album dei Motorpsycho, sapete cosa aspettarvi, nel bene e nel male. La scelta di cosa fare con "The Crucible" è tutta vostra.
- Prog Fox
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